Deftones
Ohms

2020, Reprise Records
Alternative Metal

Un'altra gemma viene incastonata nella discografia dei Deftones: con "Ohms" la band di Sacramento si mostra nella propria veste più ruvida, senza dimenticare le lezioni apprese negli ultimi anni.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 23/09/20

Nell'anno in cui due punti fermi della loro discografia come "Diamond Eyes" e "White Pony" festeggiano rispettivamente 10 e 20 anni, i Deftones decidono di tornare sulle scene con un nuovo album che potrebbe scavare un altro solco nell'inesauribile carriera del quintetto. Parliamoci chiaro: quando si parla dei Deftones, nessuno può mai aspettarsi grandi stravolgimenti e novità, ma, vista la ricca collezione di perle che costellano la loro discografia, le aspettative rimangono costantemente alte. Poche band negli ultimi anni sono riuscite a raggiungere sempre certi risultati e un suono tanto caratteristico, quanto difficile da replicare, costituito da un irresistibile mix tra pura violenza sonora e delicate atmosfere sognanti. Ad aggiungere curiosità intorno alla pubblicazione di "Ohms" ci ha pensato anche il ritorno in cabina di regia di Terry Date, storico produttore della band, che non ha mai negato di avere un feeling particolare con lui.

 

Nonostante le premesse suggerissero qualcosa di leggermente diverso rispetto al passato più recente, il primo approccio a questo nuovo album potrebbe risultare quasi straniante. Se infatti le strutture e gli arrangiamenti dei nuovi brani proseguono sulla linea delineata da "Koi No Yokan" e "Gore", il 0ritorno di Date coincide con un ritorno a suoni più potenti e viscerali, che riportano alla mente lavori del passato. L'unione, quindi, di strutture più articolate con i colpi di mortaio sottolineati dagli esplosivi riff di Carpenter, non può che portare beneficio e freschezza, riuscendo comunque a rievocare sensazioni note e rassicuranti. Proprio il chitarrista, dopo un periodo leggermente in ombra, torna protagonista, affilando le sue nove corde e macinando riff devastanti e arpeggi caldi nelle (poche) parti in cui prevale la melodia. Questo aspetto viene evidenziato anche dalla martellante performance di Cunningham e Vega, che impostano una sezione ritmica ruvida e nervosa, e dall'interpretazione di Chino Moreno, volta allo scream in diversi brani. Ancora una volta il cantante regala una prova da brividi, dimostrando una versatilità con pochi eguali, tanto nelle sezioni più estreme, quanto nelle parti oniriche che comunque caratterizzano parte del pezzi, sostenute dai synth di Delgado, sempre abile nel riempire il suono sempre al punto giusto.

 

La band mette subito in chiaro le cose con l'opener "Genesis": dopo una lunga intro costruita su effetti elettronici e arpeggi morbidi, l'ascoltatore viene travolto da una tempesta sonora, con i massicci riff di Carpenter che fanno da sfondo agli scream di Moreno. Il brano si articola alla perfezione tra potenza e melodia e va a costituire una gemma, una dichiarazione di intenti dei Deftones del 2020. Sulla stessa lunghezza d'onda troviamo anche "The Spell Of Mathematics", che si evolve fino a una sezione lenta sul finale. Brani più convenzionali sono invece "Ceremony" e "Error", conclusa da vocalizzi da brividi del cantante, che si posano sulla chitarra ruggente. Il quintetto brilla di luce propria anche in "Urantia", sostenuta dal lavoro magistrale di Cunningham e Vega, oltre che da un riff veloce, pieno e adrenalinico, e in "Pompeji", che parte come una power ballad e si evolve fino ad un interessante inserto ambient. "Radiant City" viene invece caratterizzata da una linea di basso distorta e da un ritmo travolgente, mentre in "The Link Is Dead" la band mostra le proprie componenti più aggressive. Il finale viene affidato a "Headless", in cui gli arpeggi onirici vengono alternati a riff ribassati, risultando in un brano piacevole e melodico, e alla title track, che conclude l'ascolto alla perfezione e conserva tutte le componenti essenziali dell'album.

 

In un momento storico tutt'altro che ottimale per buona parte degli artisti musicali, i Deftones, nonostante la crisi che continua a colpire il settore, riescono a riservarsi un 2020 pieno di festeggiamenti e buone notizie, a cui si aggiunge la pubblicazione di un'altra gemma nella loro impressionante discografia. Ormai sulla soglia dei 50 anni, con quasi tre decenni di carriera sulle spalle, la band di Sacramento è più in forma che mai e non accenna a nessun incidente di percorso. Oltre ad essere un lavoro formidabile sotto vari punti di vista, "Ohms" è l'ennesima dimostrazione di una ferma volontà volta alla progressione artistica e sonora di una band che, ancora oggi, continua a scolpire il proprio credo con maestria attraverso album di spessore, ognuno coerente con il percorso musicale della band, ma con le sue peculiarità.





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