Non poteva obiettivo mancare Rikard Sjöblom, main composer e tuttofare degli svedesi Beardfish, all'appello dei vocalist prog che affidano la propria versatilità e il proprio istrionismo alla libertà che solo le carriere da solisti possono offrire. "The Unbendable Sleep" sembra quasi voler svestire il songwriting del biondo musicista degli orpelli che si sono accumulati, album dopo album, nella musica della sua band, dopo l'hard rock gigione di "Mammoth", le roboanti percosse metal di "The Void", il classic prog ricoperto di tecnicismi dello stupendo "Comfortzone", uscito appena un annetto fa.
In questo primo parto dello Sjöblom solista rimane, per lo più, quella componente blues e assolutamente cantautoriale, precedentemente affidata a singoli episodi strappalacrime o a brevi pause di riflessione all'interno di complessi medley. Compassato e ragionato, "The Unbendable Sleep" si fa scanzonato e movimentato solo sulla divertente "Anna-Lee" (considerevole bridge strumentale, con un assolo che sembra un omaggio di Santana ai Dire Straits), mentre le lunghe suite si muovono lungo percorsi ora leggermente epici (la lunga "Rhyme And Reason", dove tra digressioni dal sapore Coleridgiano e cori marinareschi la voce, stranamente, sembra strozzarsi) o più intimi e Gilmouriani (le chitarre di "Under Northern Skies (Villemo's Song", o la conclusiva "Love and War Part Two: Lucky Star").
Restano però alcune perplessità riguardo a come quest'esordio possa ampliare i confini di una carriera che ha già toccato innumerevoli punte di eccellenza. Se, giusto per citare qualche episodio recente, Bruce Soord dei Pineapple Thief e Mariusz Duda hanno affiancato ai loro progetti paralleli delle sperimentazioni di raffinata elettronica, Sjoblom con il suo "The Unbendable Sleep" finisce per ricreare una versione ridotta, riveduta e corretta della sua main band. E se a questo si aggiungono anche diversi momenti piuttosto deboli (specialmente gli inconcludenti refrain delle prime due tracce) serpeggia sempre con maggior insistenza la sensazione d'aver a che fare con una raccolta di -carini- outtakes.