TesseracT
Sonder

2018, Kscope
Prog Metal

La band britannica torna con l'ennesimo viaggio alla ricerca della quarta dimensione, un viaggio ultraterreno che termina inevitabilmente nel profondo dell'essere umano.
Recensione di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 13/04/18

Sonder - n. Realizzazione che ciascun passante casuale sta vivendo una vita intensa e complessa quanto la nostra - popolata dalle sue ambizioni, amici, quotidianità, preoccupazioni e inerenti pazzie - una storia epica che continua invisibilmente attorno a noi come un brulicante formicaio nelle profondità del terreno, con elaborati collegamenti a migliaia di altre esistenze di cui non entreremo mai a conoscenza, in cui potremo eventualmente comparire una volta, come una comparsa intenta a sorseggiare un caffè sullo sfondo, come una sfumatura nel traffico di un'enorme strada, come una finestrella illuminata al tramonto.

 

Un tesseratto è una figura geometrica corrispondente alla quarta dimensione di un cubo e, pertanto, difficilmente immaginabile e tantomeno comprensibile dalla mente umana, abituata a vivere e ragionare nelle tre comuni dimensioni in cui spaziamo. Esiste, tuttavia, la musica. Un'arte in grado di elevarci ad una nuova varietà di dimensioni, di farci esploratori di universi nuovi e potenzialmente illimitati. Lo sanno bene i TesseracT, che, in maniera del tutto coerente con il loro appellativo, sono caratterizzati da un piuttosto elevato numero di sfaccettature, che ad ogni album vengono esaminate da una diversa prospettiva. Ogni lavoro ha infatti la peculiarità di mettere in luce una nuova faccia del complesso ipercubo, una faccia che racconta qualcosa di più su questa band e, allo stesso tempo, fa ampio uso delle altre a cui è indissolubilmente legata.


Ecco che, quindi, proprio attraverso la musica i TesseracT (qui l'intervista) si definiscono inventori di una nuova parola, al pari di quella coniata dopo complessi studi etimologici da John Koenig all'interno della sua opera "The Dictionary Of Obscure Sorrows", riportata in introduzione all'articolo e presa come ispirazione dalla band britannica per il titolo del suo quarto lavoro, "Sonder". È a partire da questa affascinante definizione che l'intera struttura tematica dell'album prende vita, come volendo (guardate un po') aggiungere una nuova dimensione a quella letteraria di Koenig. Un concept che si nutre di un viaggio nello spazio oltre il pianeta Terra, alla ricerca di un senso alle nostre esistenze, salvo poi bruscamente ripiombare nel confine ben più ristretto delimitato dalla nostra pelle ("Beneath My Skin"), dentro la quale siamo completamente soli. Un sentimento complesso che, in certi suoi aspetti, avvicina concettualmente "Sonder" ad album di una certa caratura: viene da pensare al concept per eccellenza, "The Dark Side Of The Moon" (Pink Floyd), ma anche al nichilismo di "The Downward Spiral" (Nine Inch Nails), del quale condivide qualcosa anche a livello sonoro, ad esempio il noise ronzante che accompagna i versi di coda in "King".


C'è una certa immediatezza, uno stile più energico e diretto che già aveva preso corpo in "Polaris" ed ora riesce a far impattare meglio le caratteristiche portanti dei TesseracT, come il crudo dinamismo delle opener "Luminary" e "King", non a caso primi due singoli rilasciati, portali accessibili verso elementi più eterei dei quali anch'esse parzialmente si nutrono. La pace di "Orbital" è una breve parentesi di natura post-rock a fare da preambolo alla spiritualità di "Beneath My Skin" e della bellissima "Mirror Image", pezzi che ristabiliscono nuovi collegamenti con il sentiero tracciato in "Altered State" nel 2013. "Juno" è la traccia più puramente prog metal dell'intero lavoro, nonché forse la più affine al suo significato, e contiene elementi tipici come le ritmiche dei versi e lo slap del basso. Anche lo scream, nonostante la band abbia oramai decisamente virato verso un cantato più pulito, è presente e si palesa in piccole dosi in "King" e nella versione estesa di "Smile", "vecchia" conoscenza di chi avesse seguito gli inglesi in precedenza.


Approcciandosi ad un nuovo disco dei TesseracT - almeno per quanto riguarda il sottoscritto - il pensiero in partenza è che sia impossibile eguagliare il picco raggiunto con "Altered State". Dopo ripetuti ascolti di "Sonder", ecco che le certezze vacillano. Non tanto perché si possa trattare di un lavoro superiore, cosa difficile a dirsi nell'immediato, ma perché aggiunge in maniera estremamente efficace un nuovo tassello alla discografia. In fondo, per il gruppo di Dan Tompkins non si è mai trattato di superarsi, ma più di espandere i propri confini, esattamente come questo lavoro si muove in una direzione più diretta e orientata alla performance dal vivo, mantenendo integra quella che è la natura originale della band. Anche le influenze si mostrano ampie, ben oltre il comune djent che da tempo li vede accostati ai Meshuggah, mostrando una voce più nitida e vicina a realtà come i Karnivool e i Tool, oltre ad elementi di varia natura come le tonalità industrial, noise e post-rock. In conclusione, "Sonder" prepara il terreno per un'apertura dei TesseracT ad un pubblico ancora più ampio, costituendo un capitolo discografico diretto ed efficace, ma ancora capace di racchiudere le complesse componenti eteree che si presentano meglio in ascolti successivi.





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