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Cruachan – The Living And The Dead

Prima che il folk metal esistesse come genere, i Cruachan, da qualche parte nella provincia di Leinster, stavano già infondendo alle melodie tradizionali della loro terra natale sfumature ruvide e taglienti, con l’esordio “Thuata Na Gael” (1995) a costituire, assieme ai dischi degli Skyclad, il modello di un intero movimento. Oggi, a trent’anni esatti dall’inizio delle operazioni, diversi album alle spalle e vorticosi cambi di formazione e di label, i gaelici resistono ancora solidi sulla breccia, guidati dal fondatore, polistrumentista e cantante Keith Fay, unico membro rimasto della formazione originaria e Re Sole di un collettivo di musicisti ligi al volere del proprio sovrano.

Dopo l’ottima Trilogy Of Blood,  il cui ultimo capitolo, “Nine Years Of Blood”, risaliva al 2018, il mastermind dublinese non è stato in realtà a oziare, visto che, con il bassista della band Joe Farrell, ha dato vita a un progetto parallelo, i Cruachan Balladeers, attivo soprattutto attraverso i live streaming e sui social media. Una vacanza di lavoro capace di lasciare dei segni sulla composizione del nono full-length “The Living And The Dead”, nel quale viene ripristinato un equilibrio pressoché perfetto tra le due anime del gruppo, dopo una trilogia che inclinava verso un sound decisamente più duro, in linea con le tematiche battagliere esposte.

Il nuovo LP, servito da arrangiamenti e produzione ad hoc, mostra una fluidità complessiva davvero notevole, nonostante la scaletta di dodici tracce potrebbe suggerire il contrario. Da una lato accordion, banjo, bozouki, mandolino, percussioni, violino, viole e violoncello e dall’altro il death-thrash delle chitarre elettriche, dialogano senza soluzione di continuità all’interno di brani di piglio e dal taglio cinematografico, che trattano di leggende e tragedie locali raccontate al chiaro di luna, spesso intrise di oscurità e profonda cogitazione.

Le cavalcate nelle distese delle Midlands (“The Living”), gli eroici furori di Grace O’Malley (“The Queen”), l’impronta dell’irish rebel song (“The Hawthorn”), le festose sembianze della cultura celtica (“The Harvest”, “The Festival”, “The Children”), le tonalità cupe e inquietanti che la pervadono (“The Ghost”, “The Crow”, “The Reaper”, The Changelling”, The Dead”), l’allure Led Zeppelin/Thin Lizzy nella storia popolare per eccellenza (“The Witch”): ogni pezzo riesce a catturare la giusta attenzione, con ospiti del calibro di Mathias “Vreth” Lillmån e Stu “La Rage” Dixon in grado di caratterizzarne la singola fisionomia, e qualche incursione blackened ad alzare la posta dell’aggressività generale. Cori, hand claps e ritornelli fanno il resto, trascinando l’ascoltatore nelle verdi atmosfere pre-normanne dell’isola di San Patrizio.

Dai Cruachan non ci aspettiamo nulla di particolarmente diverso dal solito, ma l’armonia degli opposti che contrassegna “The Living And The Dead” rappresenta una gradito regalo per chi ama divertirsi e riflettere sulle note del folklore metallico irlandese per antonomasia. D’altronde, non si diventa pionieri per caso.

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