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Deep Purple – Turning To Crime

Il totale disinteresse riguardo il conteggio dei lustri trascorsi in studio e sul palco ha consentito ai Deep Purple non soltanto di sopravvivere sino ai giorni nostri, ma di farlo con grande vivacità e senza cadere nella parodia di sé stessi. Una freschezza diffusa dal recentissimo “Whoosh!” (2020) e che connota, ora, anche il nuovo “Turning To Crime”, un album di cover sbocciato per puro piacere durante la pausa imposta dall’emergenza pandemica. Fondamentale, come nel caso dell’ultimo disco, la liaison del gruppo con Bob Ezrin, la cui produzione, estremamente nitida, riesce a evitare le secche dell’obsoleto e del vintage a ogni costo, conferendo al tutto un sound moderno e dinamico. Quest’aspetto, unito al desiderio della band di scandagliare con consapevolezza e diletto un repertorio altrui non sempre convenzionale, permette un’interpretazione di alcuni vecchi classici del rock e dintorni che non scade mai né nell’omaggio né in un’ingessata monumentalità da cerimonia ufficiale.

Il rispetto degli autografi va di pari passo con quelle variazioni necessarie a scansare il pericolo dell’insipido copia e incolla: un equilibrio di sfumature che rende convincente la scelta di includere, nella tracklist, dei brani a primo acchito apparentemente lontani dal mondo musicale dei britannici. Che si tratti del pianismo travolgente di “Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu” (Huey Pierce Smith), dello shuffle di “Watching The River Flow” (Bob Dylan), del blues del Mississippi di “Dixie Chicken” (Little Feat) o del brassy cabaret di “Let The Good Times Roll” (Louis Jordan), il gruppo se la cava alla grande, tra arrangiamenti briosi e un Don Airey sugli scudi.

Il resto della raccolta rientra nelle corde tradizionali di Ian Gillan e compagni, benché le scelte, a parte le doverose riletture di Cream e The Yardbirds (“White Room”, “Shapes Of Things”) non appaiano sempre così ovvie: spiccano la psichedelia fiammeggiante e pomposa di “7 And 7 Is” (Love), la potenza criptica di “Oh Well” (Fleetwood Mac), il garage di “Jenny Take A Ride!” (Mitch Ryder & Detroit Wheels), la forza e la personalità di una “Lucifer” (Bob Seger) che sembra provenire direttamente dalla scaletta di “Fireball”. La chiusura, affidata a “Caught In The Act”, fonde cinque celebri brani degli anni ’60 (“Dazed and Confused”, “Gimme Some Lovin”, “Going Down”, “Green Onions”, “Hot Lanta”) in un medley prevalentemente strumentale che testimonia la qualità e la sintonia della Mark VIII, una delle migliori line-up nella storia della band. Unica nota stonata, la versione in chiave british folk di “The Battle Of New Orleans”, pezzo country di Johnny Horton che vede la propria asprezza originale annegare in un’atmosfera da parco giochi un po’ troppo faceta e superficiale.

La classe dei Deep Purple, la diversità sorprendente di “Turning To Crime”: quando gli attori in gioco sono cinque ragazzi brizzolati pieni di talento ed esperienza, i cosiddetti limiti di genere si sciolgono al sole dell’eclettismo. E ci si diverte da matti.

Tracklist

01. 7 And 7 Is
02. Rockin’ Pneumonia And The Boogie Woogie Flu
03. Oh Well
04. Jenny Take A Ride!
05. Watching The River Flow
06. Let The Good Times Roll
07. Dixie Chicken
08. Shapes Of Things
09. The Battle Of New Orleans
10. Lucifer
11. White Room
12. Caught In The Act

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