Gli statunitensi Edge Of Paradise giungono al loro quarto album, esplorando l’universo e le tematiche dell’ignoto con “The Unknown”. Guidati dalla talentuosa Margarita Monet provano il definitivo salto di qualità a livello di seguito e visibilità nell’ormai vasto panorama del metal sinfonico a voce femminile. All’interno della band convivono due personalità molto forti e definite: Monet alla voce, che porta il suo lato melodico e più symphonic oriented e Dave Bates, che rappresenta invece la parte prettamente più metal ed aggressiva. Due entità alla costante ricerca di un equilibrio sonoro tra questi due mondi: da un lato riff e sezione ritmica incisiva, dall’altro tastiere e synth per un suono moderno e più patinato. La band ha collaborato con figure di spicco a livello di produzione come Howard Benson che, insieme a Mike Plotnikoff e Neil Sanderson hanno aiutato ad innalzare il livello qualitativo del sound rispetto ai precedenti lavori. Questo, aggiunto al mixaggio e il mastering di Jacob Hansen è stato sicuramente un valore aggiunto di crescita per gli statunitensi.
“The Unknown” è un album sicuramente piacevole all’ascolto, e forse proprio il più equilibrato dell’intera discografia, seppur con qualche pecca. Tra li pezzi più riusciti troviamo “Tidal Wave”, le cui influenze prettamente rock riportano moltissimo agli Halestorm, la title track, che parte sussurrata ed ammaliante, sino ad esplodere in un chorus trascinante, e la più heavy “You Touch You Die”. Anche l’opener “Digital Paradise” regala giuste emozioni tra riff più marcati ed un tiro deciso, così come accade per la piacevole ” Leaving Earth”. Altri brani invece rischiano di perdersi lungo la via del “già sentito”, senza avere la possibilità di lasciare veramente il segno. “Believe” rimane una semi-ballad proprio con queste caratteristiche, mentre in “False Idol” ed in “One Last Time” la voce della cantante rimane meno convincente nelle note più alte, non per assenza di bravura, ma per la difficoltà di dare carattere ed incisività ai brani.
Questo nuovo lavoro lascia sicuramente sensazioni positive all’ascolto, perchè rimane comunque un album che suona fresco e molto spesso catchy, ma allo stesso modo risulta ad essere a volte troppo immediato da lasciare un segno tangibile nell’ascoltatore, forse per la poca varietà dei brani, forse perché l’aspetto più heavy rimane sempre in sottofondo senza mai esplodere completamente, lasciando a tratti una sensazione di incompiuto. I riferimenti ci sono, il talento sicuramente anche, ma probabilmente c’è ancora un pò di strada da fare per ritagliarsi lo spazio che band come Halestorm o Amaranthe si sono conquistati con album di alto livello, tanto per citare due gruppi sicuramente a riferimento degli Edge Of Paradise. Il percorso è quello giusto, ora è solo il tempo di osare qualcosa di più.
Tracklist:
01. Digital Paradise
02. My Method Your Madness
03. Tidal Wave
04. The Unknown
05. Believe
06. False Idols
07. You Touch You Die
08. One Last Time
09. Leaving Earth
10. Bound To The Rhythm
11. My Method Your Madness (Industrial Remix) Bonus Track