NUOVE USCITERECENSIONI

Mystic Circle – Erzdämon

In un ipotetico consesso di gruppi black metal a trazione melodico/orchestrale che, durante la seconda metà degli anni ’90, segnarono profondamente il genere, i Mystic Circle rivestirebbero ancora oggi il ruolo di portaborse e non certo di ministri con portafoglio. Tuttavia, nonostante una carriera costellata di molte ombre e poche luci, compreso qualche album al limite dell’amatoriale e del parodistico involontario, i renani sembrano aver ora raggiunto una dignità musicale a loro quasi sempre estranea.

Dodici mesi fa, infatti, l’uscita dell’album omonimo, il primo dopo sedici primavere di silenzio assoluto, rappresentò una decorosa ripartenza per A. Blackwar e Beelzebub che decisero, per l’occasione, di resuscitare il logo originario e di affidare la copertina al graphic designer Rafael Tavares, capace di imprimere a essa un’aura malvagia perfettamente idonea all’iconografia demoniaca della band. Combo ripetuta per il nuovo “Erzdämon” che, però, non nasce esattamente sotto i migliori auspici dal punto di vista promozionale, poiché a patrocinare la release non è più l’ambiziosa Atomic Fire, bensì una sua sottoetichetta, l’appena nata Fireflash Records. Una retrocessione di mercato che, comunque, non impedisce al gruppo di usufruire di un buonissimo equipaggiamento tecnico di supporto, qualcosa di inimmaginabile all’epoca di “Morgenröte – Der Schrei Nach Finsternis” (1996).

Il disco, al netto delle dichiarazioni ufficiali, sembra composto in grossa misura da pezzi esclusi, naturalmente per motivazioni di spazio, dalla scaletta dello scorso lavoro. Una contiguità stilistica palese, ma fortemente voluta, che permette al duo di perfezionare il proprio sound e compattare le tante influenze rétro entro una forma canzone fluida e incisiva, con una produzione di rilievo a corredo. La mistica death dei Dissection, le incursioni nell’heavy classico dei Necrophobic, l’allure gotica dei Cradle Of Filth, le tastiere epiche dei Dimmu Borgir, vengono arricchite da cupe strigliate in tremolo à la Dark Funeral e da brevi passaggi gobliniani di sintetizzatore, completando un puzzle allo stesso tempo feroce e orecchiabile.

Un bignami intriso di tradizione, dunque, eppure fresco e alquanto vario, che vede in pezzi come “Erzdämon (Part 1)”, “From Hell”, “The Unholy Trinity” e “Scarecrow” i momenti più serrate ed efficaci, mentre “Asmodeuss And The Temple Of God” e “Skinwalker” conservano un buon arco di tensione malgrado qualche fisiologica genuflessione alla magniloquenza teatrale. Decorosi, ma prive di grossi sussulti, “Welcome To The Midnight Mass”, “The Mothman”, “The Princess Of The Deadly Sins (Erzdämon Part 2)”, pezzi di mestiere che comunque fanno la loro discreta figura in una tracklist, nel complesso, abbastanza gradevole. A patto, naturalmente, di soprassedere su liriche che mescolano horror e satanismo in maniera alquanto folkloristica, strappando più di qualche ironico sorrisetto anche all’ascoltatore meno scafato.

“Erzdämon” attesta, per i tedeschi, l’acquisizione di uno spessore professionale che, se certo non li eleva dalla condizione di gregari dell’estremo, ne accresce notevolmente la credibilità, con l’anagrafe talvolta amica e non avversaria degli step positivi di carriera. Malgrado qualche vecchia abitudine, una conferma sorprendente.

Tracklist

01. Erzdämon (Part 1)
02. From Hell
03. Unholy Trinity
04. The Scarecrow
05. Asmodeus And The Temple Of God
06. Welcome To The Midnight Mass
07. The Mothman
08. Skinwalker
09. The Princess Of The Deadly Sins (Erzdämon Part 2)

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