Una serata romana di carattere primaverile ha visto protagonisti tre act del mondo estremo, ciascuno in grado di regalare una prestazione convincente sul palco dell’angusto Traffic Live Club, locale prenestino che, notoriamente, non si distingue per un’acustica di grande livello. In questo caso, tuttavia, vista la tipologia delle realtà coinvolte, che certo non utilizzano il fioretto quando si tratta di riversare sugli spettatori fiumi di astio e livore, il problema affiora meno a galla, o quantomeno, lo si tollera con maggior serenità. Helleruin, Bodyfarm e Deströyer 666 rappresentano gli eroi di un concerto a tema prevalentemente bellico, nel quale va sottolineato l’impegno totale dei musicisti in azione, mai risparmiatisi durante l’intero arco dello show. Fuoco alle polveri, pertanto, ed entriamo insieme nel leggendario cubicolo capitolino per respirare l’aria mefitica del sacrilegio e il profumo  del sangue che invade i campi di battaglia.

La porte aprono alle ore 20.00 e, a onor del vero, eccetto le folkloristiche presenze fisse di tali generi di appuntamenti, monta il sospetto che la partecipazione complessiva non sarà straordinaria, anche a motivo del pedigree dei gruppi on stage, per due di essi tra l’in fieri e l’incompiuto. In ogni caso, e come da programma, alle 20.30 salgono sul tavolato gli Helleruin, solo project del polistrumentista e cantante Niels Kuiper, alias Carchost, per l’occasione accompagnato da una line-up di quattro elementi in face painting, giacche di pelle corvine e cinturoni d’ordinanza, e nelle cui fila riconosciamo proprio il batterista dei Bodyfarm, David Scherman, costretto, dunque, al doppio lavoro dietro le pelli. Il curriculum degli olandesi consta di un paio di split, di un EP e di un album uscito nel 2021, il discreto “War Upon Man”, full-length capace di veicolare un metallo nero grezzo e guerrafondaio che non rinuncia alle lusinghe della melodia, sull’esempio di Ad Hominem, Darkthrone, Satanic Warmaster e Sarkrista. Il mastermind di Groningen riveste esclusivamente il ruolo di frontman, dimenandosi istrionico e tarantolato sulle note delle accattivanti “Face Of War” e “None Of Us”, lanciando faville austere in “Invincible”, grooveggiando entro le spirali folkish di “No Light Shines Through”, conferendo fisicità al misticismo pregno di Mgła di “Hymn Of Life And Death” e “Mijn Ziel AAn De Duivel”. La sparuta platea apprezza, nonostante i volumi davvero spropositati, ma la strada da percorrere, per la giovane one man band orange, rimane ancora molto lunga.

Setlist

Faces Of War
Invincible
No Light Shines Through
Hymn Of Life And Death
None Of Us
Mijn Ziel Aan De Duivel

Alle 21.40 tocca nuovamente a un combo nativo dei Paesi Bassi, i Bodyfarm, freschi della pubblicazione, nello scorso febbraio, di “Ultimate Abomination” e autori, in carriera, di buoni LP, eppure non sufficienti a porli sulla medesima linea qualitativa di Asphyx, Bolt Thrower, Dismember e recentemente Entombed, principali ispiratori del loro sound. Una vicenda altresì tragica, quella dei moschettieri di Utrecht, che nel 2019 persero, per il cancro, il co-fondatore, chitarrista e singer Thomas Wouters, oggi sostituito alla voce dal bassista Ralph De Boer, con Bram Hillstorm, l’unico superstite della formazione originaria, e Alex Seegers a roteare le asce da manuale death old school. La scaletta allestita spicca per varietà, concentrandosi sulla produzione dal 2015 in poi: accanto a un trio di pezzi inclusi nel nuovo disco (“Torment”, “Wicked Red”, “The Swamp”), infatti, ne spuntano altrettanti provenienti da “Dreadlord”, forse il miglior platter composto dai tulipani (“Dreadlord”, “Angelreaper”, “Woods Of Dismay”), e un paio da “Battle Breed” (“The Dark Age”, “Slaves Of War”). Una prestazione gagliarda e di grande sostanza, particolarmente avvincente nei grassi mid-tempo e durante le accelerazioni dal taglio thrashy, per quaranta minuti battaglieri e di ottimo equilibrio sonoro, con testi antireligiosi a condire gustosi la pietanza: cibo nutriente a favore di una torma in aumento numerico ed ebbro di innominabili imprecazioni.

Setlist

Torment
Dreadlord
Angelreaper
The Wicked Red
The Swamp
Woods Of Dismay
The Dark Age
Slaves Of War

Verso le 22.50 tocca all’attrazione massima, i Deströyer 666, irrompere sulla scena pieni di folle energia, arroventando una calca ora decisamente massiccia – benché non da sold-out – rispetto al tiepidissimo inizio e già in estasi per la visione dei teschi caprini impilati sulle aste dei microfoni. La scelta del set si rivela assolutamente perfetta, con i tedeschi che offrono sia una parte del materiale estrapolato dall’ultimo “Never Surrender” (“Never Surrender”, Guillotine”, “Pitch Black Night”, “Savage Rigths”) sia una serie di classici responsabili dei momenti top della performance (le evocative “Trialed By Fire” e “Lone Wolf Winter”, il manifesto “Satanic Speed Metal”). K.K. Warslut, deus ex machina di una creatura rinfrescata dagli innesti di Felipe Palza Kutzbach, Kev Desecrator e Bez, mantiene assidua l’interazione con la vibrante moltitudine, si getta in mezzo alla stessa, la aizza e la tormenta, creando un’esperienza così fervida e intensa da tramandare ai posteri. Un live trasudante ovunque vecchi bagliori extreme, una chiamata per gli affezionati ad abbracciare il caos informe dei tempi gloriosi, un invito a smarrirsi in un oceano epico e  sulfureo dove black, heavy, speed e thrash convivono nella totale (dis)armonia, senza sterili classificazioni di genere. Tatuaggi esoterici, spuntoni e mani che battono sui petti ignudi corredano un’atmosfera demolitrice da back in the day, parzialmente rovinata da un ritorno dei suoni sbilanciati colpevoli della non ineccepibilità della prova degli Helleruin. La magia, però, resta intatta per l’intera ora e rotti dell’esibizione: tanti applausi e qualche rimpianto causa assenza di encore.

Setlist

Never Surrender
Wildfire
Savage Rights
Guillotine
A Breed Apart
I Am Not Deceived
I Am The Wargod (Ode To The Battle Slain)
Sons Of Perdition
Pitch Black Night
Trialed By Fire
Lone Wolf Winter
Satanic Speed Metal

Il rientro a casa, allo scoccare della mezzanotte e spalla a spalla con gli artisti, lascia abbastanza soddisfatti e consapevoli che, se il futuro prossimo potrebbe arridere agli Helleruin e, si spera, ai Bodyfarm, la Storia appartiene di diritto ai Deströyer 666. War And Satan Rule!

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