La primavera marcia dei nostri amati esponenti delle sonorità estreme.

Abolish – …From The Depths (F.D.A. Records)

Fondati nel 2017, i turchi Abolish esordiscono sulla lunga distanza senza avere alle spalle alcunché, eppure il dato in sé appare poco rilevante, visto che i membri della line-up contano una militanza underground di tutto rispetto (Inhuman Depravity, Thrashfire, Trenchwar). “…From The Depths” tracima death metal anni ’90 dal titolo e da ogni singolo poro musicale, enfaticamente cupo, malvagio, sinistro, dal clima abissale e impreziosito dai ringhi profondi di una Lucy Ferra che a volte ricorda il timbro vocale di Rikke Emilie List dei Konvent. Tra lead melodici, attachi thrashy e downtempo vischiosi, la band di Ankara si atteggia come la figlia incestuosa di Autopsy, Benediction, Bolt Thrower, Dismember, Grave Miasma e Immolation, non preoccupandosi di suonare originale, ma pensando, piuttosto, a divertirsi senza troppi problemi. Peccato per la produzione d’ovatta, altrimenti l’operazione muffa agghiacciante sarebbe stata un successo completo: alla prossima.

Tracce consigliate: “Pervert Divine Doctrine”, “Ruins Of Empire”, “Venomous Saints”

Ascended Dead – Evenfall Of The Apocalypse (20 Buck Spin)

Malgrado provengano originariamente da San Diego, celebre località della California caratterizzata da un clima mite e da lunghe giornate di sole, gli Ascended Dead degli ex VoidCeremony Charles Koryn e Jon Rieder rappresentano, oggigiorno, una delle band più feroci e inventive in ambito death metal. Dopo un esordio notevole come “Abhorrent Manifestation” (2017), questo “Evenfall Of The Apocalypse” conferma l’impostazione OSDM del suo predecessore, ma ne arricchisce il songwriting con sibili black, lacerti di flamenco e contorte sfumature progressive. Nonostante l’aggressività maniacale mostrata per gran parte dei quarantuno minuti dell’album, dunque, il quartetto dispiega eccentrici e sinistri sostegni melodici in cima alla rabbia rancorosa dei brani, su cui l’ascoltatore riesce ad appigliarsi prima di ricadere nel rovente calderone infero predisposto ad hoc. Un disco che, pur suonando come un efficace e persuasivo ibrido di Asphyx, Immolation, Morbid Angel, Necrovore, Pestilence e Possessed, riesce a comunicare una propria precisa autonomia musicale: un pieno di tecnica e fantasia, gentile omaggio di un gruppo da capogiro.

Tracce consigliate: “Nexus Of The Black Flame”, “Bestial Vengeance”, “Inverted Ascension”

Cattle Decapitation Terrasite (Metal Blade Records)

Se nel 2019 il singolo tratto dal loro nono album “Death Atlas”, “Bring Back The Plague”, aveva, per certi versi, profetizzato l’esplosione della pandemia globale, ora, attraverso la release di “Terrasite”, i Cattle Decapitation affrontano la questione dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e il rischio di una nuova catastrofe. Rispetto all’oscurità catartica che dominava lo scorso disco, qui l’orrore si svolge in pieno giorno, tra le ceneri ancora calde della nostra specie, con la comparsa di repellenti larve antropomorfe destinate a nutrirsi della Terra sino alla sua totale scomparsa. Gli statunitensi, guidati dalla duttile vocalità di un eccezionale Travis Ryan, torna, dopo un’evoluzione compositiva sublimatasi nelle fioriture catchy dell’ultimo album, a un death-grind più crudo e selvaggio, senza, però, incorrere in banalità e forzature “classiche”, anzi, lasciando che a dominare siano la freschezza e la spontaneità. Un lavoro intriso di pessimismo, dedicato alla memoria del co-fondatore della band Gabe Serbian e del singer dei The Black Dahlia Murder Trevors Strnad, e capace di evocare un’Apocalisse al rallentatore, nella quale ognuno ha la possibilità di lottare prima di rendersi conto di far parte del problema. L’ennesimo grande sigillo di una carriera sempre al top.

Tracce consigliate: “Terrasitic Adaptation”, “A Photic Doom”, “Solastalgia”, “Just Another Body”

Nightmarer – Deformity Adrift (Total Dissonance Worship)

Il progetto tedesco/statunitense a nome Nightmarer, dopo la release d’esordio “Cacophony Of Terror” (2018), è non soltanto diventato un quintetto con l’ingresso in line-up di Keith Merrow alla chitarra e di Brendan Sloan al basso, ma ha deciso di lasciare la Season Of Mist per la teutonica Vendetta Records. In questo nuovo lavoro, “Deformity Adrift”, l’obiettivo del combo euroamericano, però, resta lo stesso del debutto, ovvero seppellire l’ascoltatore sotto una coltre nera di riff complessi e articolati, intervallati da buone dosi di un doom così sulfureo da arrestare la circolazione sanguigna e schiacciare l’aria nei polmoni. L’abbaiare del segugio infernale John Collett fa il resto, inserendosi perfettamente in un album finanche conciso, il quale, pur alimentandosi del tech death più classico, lo mastica in un bolo atmosferico dall’acre consistenza blackened, con ultimi Deathspell Omega e Sulphur Aeon a benedire l’operazione. Disarmonico, mai troppo cerebrale e decorato da una cover surrealista che parla da sé: da suggere senza titubanza alcuna su vinile.

Tracce consigliate: “Brutalist Imperator”, “Suffering Beyond Death”, “Hammer Of Desolation”

Non Est Deus – Legacy (Noisebringer Records)

Il maestro delle arti oscure Noise, di cui conosciamo soltanto lo pseudonimo, non è esclusivamente il cervello dietro i Kanonenfieber e i Leiþa, ma funge anche da deus ex machina compositivo dei Non Est Deus, progetto sacrilego il cui ultimo lavoro, “Impious” (2022), pur di buona caratura, non lasciava del tutto convinti. Vuoi per la scarsa profondità dei testi, vuoi per un black/death melodico piuttosto telefonato, l’impressione che il musicista di Bamberga dovesse dedicare anima e corpo alle due band maggiori sembrava un giudizio pressoché insindacabile. Il nuovo “Legacy”, tuttavia, si rivela un buon full-length, che, molto attento alla lezione di Mgła et similia, mette al servizio di una musica evocativa e orecchiabile una narrazione lirica incentrata su un Antico Testamento alternativo, privo di Dio e dello Spirito Santo, e nel quale massacri di Angeli e persone innocenti divengono la regola da seguire al fine di rigenerare, nel sangue, il mondo e le sue futili dottrine. Un’entità sorta con l’intento di contrastare ogni forma di religione e oggi consacratasi, in via esclusiva, alla demolizione del Cristianesimo, può apparire anacronistica e puerile, ma, rispetto agli scorsi lavori, la combinazione di estremismo sonoro, orecchiabilità e blasfemia risulta decisamente migliore. Che gli si diano delle chances.

Tracce consigliate: “Written On Tombstones”, “The Canon Of Nil”, “Thousand Years Of Sand”

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