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Silent Planet – Iridescent

I learned to forget how to lose myself in a dream until I sink
I learned to forget the intervals of syllables that sound like sleep

Se dovessimo passare al setaccio la valanga di band metalcore che affolla il lato metallico dello scenario musicale, mettendoci alla ricerca di pepite preziose, di certo tra le trame dell’utensile troveremmo incastrati i Silent Planet e il lucente talento di Garrett Russell. Dodici anni di carriera sulle spalle, i californiani di Azusa sono ancora relativamente giovani nel panorama, ma ogni volta che varcano le porte dello studio, incorporano l’affiatamento, l’esperienza e le capacità stilistiche e tecniche dei veterani. Ma tagliamo la testa al toro: “Iridescent” è una delle opere più riuscite e complete dei Silent Planet, che tornano a cavalcare le tortuose viuzze della mente a due anni dal riuscito “When The End Began”.

I californiani si ripresentano con una formula rodata che non si allontana troppo dal predecessore, riproponendo una fusione di metalcore e elementi di prog/djent tanto in voga in questo periodo musicale: Architects, Wage War, Erra, Periphery risuonano in dosi differenti nel sound dei Silent Planet, che spazia dalla devastazione totale della brutale “Panopticon” alle riflessioni melodiche di “Second Sun”. Il volo tra gli spettri di colore dell’esperienza offerta dai californiani è acrobatico, dal calore avvolgente si piomba al freddo torpore e, nel frattempo, lo stomaco accusa il colpo, sente il vuoto d’aria, ci ritroviamo inermi di fronte alla cascata lirica che Garrett Russell ci lascia piovere addosso come grandine appuntita.

Da visioni distopiche, temibili e lontane, alla realtà lucida, quasi tangibile della mente umana: c’è così tanta distanza tra due tematiche del genere, ma il frontman le fa convergere comunque in un unico punto, adagiato su un tappeto sonoro che si adatta, flettendosi e restringendosi, al flusso delle emozioni. Se la prima parte dell’album ci fa traballare con le invettive di “Translate The Night” e “Trilogy”, la seconda alza ancor di più il livello qualitativo, a partire dalla splendida “The Sound Of Sleep”, acidissima nel riffing, ma dominata da un refrain a due voci eseguito magistralmente da Garrett Russell e Thomas Freckleton.

Sono forse i ritornelli l’arma in più di “Iridescent”, mai fuori posto, senza una nota sbagliata e carichi di un’emotività pazzesca: “Second Sun” ne è un esempio lampante, ma perfino nella perfida “Alive, As A Housefire” c’è un po di campo per la melodia, quest’ultima punto focale del singolo “Terminal”. Dalla djenty “Anhedonia”, ci spostiamo verso la più calorosa “Till We Have Faces”, per poi toccare il suolo con la conclusiva title track, una marcia a passi elettronici che esplode in una catarsi di suoni cupa, claustrofobica, che stende a terra.

“Iridescent” rischia di perdersi nella folta schiera di uscite di genere, ma ciò non deve accadere nella maniera più assoluta: l’ultimogenito dei Silent Planet è un lavoro certosino che, se ascoltato frettolosamente, potrebbe risultare scialbo, troppo simile alla media, ma che se metabolizzato con parsimonia, garantisce un’esperienza sonora fuori dalla norma. C’è tanta tecnica, anche se messa in secondo piano rispetto all’emotività, allo studio lirico e tematico e alla completezza generale del sound, c’è un’ottima produzione e ci sono quattro musicisti alle prese con uno dei loro migliori lavori, per il momento. “Iridescent” promuove, ancora una volta, i Silent Planet che sembrano più decisi che mai a spazzare a colpi di machete l’aggrovigliata tessitura di un panorama metalcore ormai veramente troppo saturo.

Tracklist:

01. 1-1-2
02. Translate The Night
03. Trilogy
04. Second Sun
05. Panopticon
06. The Sound Of Sleep
07. Alive, As A Housefire
08. Terminal
09. (liminal)
10. Anhedonia
11. Till We Have Faces
12. Iridescent

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