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Skillet – Dominion

Nel 2019 gli Skillet pubblicavano “Victorious” e, dopo 26 anni di carriera, arrivano a quota 11 con il nuovo album “Dominion”. Il primo elemento che salta subito all’occhio è una copertina molto luminosa e quasi abbagliante, con un re bambino su un trono in mezzo al nulla. Sorgono molte domande sul collegamento che può esserci con i temi e il sound espressi nell’album: c’è ancora un regno o tutta questa forza sta vacillando?

Come spesso si dice, non bisogna giudicare un album solo dalla copertina e questa apparente fragilità viene subito smentita con “Surviving The Game”, che ci trasposta in un vortice di pop rock irriducibile: qualunque cosa è possibile, a prescindere dagli ostacoli che possono sorgere. Gli Skillet non si smentiscono e la loro perenne grinta e positività continua, anche in questo nuovo lavoro. Tra i vari pezzi, “Dominion” riesce a risaltare, soprattutto grazie al suo assolo, che sembra avere un’anima propria, rendendo la canzone più viva che mai. Queste tracce molto familiari agli ascoltatori storici della band, sono affiancate da altre più esplosive, tendenti a qualcosa di più estremo, come “Standing In The Storm”, “Shout Your Freedom” e soprattutto “Destroyer” che vuole proprio andare oltre, valicando ogni confine dal punto di vista strumentale.

In aggiunta a questa voglia di ribalta, non possono mancare anche ballad come “Valley of Death” e i suoi ritmi motivanti, con un finale più da film epico che da album musicale, in aggiunta a “Refuge”, che sembra uscita da “Il Gladiatore”. Discorso a parte merita “Forever Or The End”: il toccante dialogo a due voci fra il cantante John Cooper e la batterista Jen Ledger, crea un’atmosfera magica, che ricorda band come Coldplay o OneRepublic. “Dominion” termina con “White Horse”, pezzo che potrebbe essere interpretato in modi diversi: rock puro, distorsioni e synth, ma anche un po’ di elettronica, che fa sperare in un probabile nuovo futuro, magari rivolto verso ulteriori sperimentazioni.

In conclusione gli Skillet, pur avendo una grandissima capacità di far coinvolgere totalmente l’ascoltatore, con un impianto strumentale curato nei minimi particolari, non riescono a fare la differenza. La positività serve e va sempre ricercata, ma non c’è una sostanziale novità dagli ultimi album, a livello di temi e sonorità. Complice anche la pandemia? Probabile, ma la rinascita della band continua a tardare, anche se la speranza è l’ultima a morire.

Tracklist

01. Surviving the Game
02. Standing in the Storm
03. Dominion
04. Valley of Death
05. Beyond Incredible
06. Destiny
07. Refuge
08. Shout Your Freedom
09. Destroyer
10. Forever or the End
11. Ignite
12. White Horse

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