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Trivium – In The Court Of The Dragon

A nemmeno un anno e mezzo dalla release dell’ottimo “What The Dead Men Say”, ci ritroviamo di nuovo proni alla corte di sir Matt Heafy e dei suoi Trivium, pronti a chinare la testa in onore di una nuova scultorea creatura, venuta al mondo per confermare le qualità compositive di una band arrivata a splendere dopo anni di sacrifici, ricerche e critiche annichilenti.

È un percorso lungo quello della band di Orlando, dai primi gemiti tra le braccia forzute del metalcore e del thrash metal ai passi decisi nel prog, con un’attenzione particolare al concept come parte integrante della musica. Ascoltare gli album dei Trivium, osservarne gli artwork e assimilarne tutte le sfumature significa addentrarsi in un cinema dalle mille pellicole, ognuna dalle emozioni decise, forti e differenti. Di certo, “In The Court Of The Dragon” prosegue seguendo per filo e per segno i cardini dell’idea musicale dei Trivium, catapultandoci questa volta in un immaginario fantasy, così come ci anticipa la splendida copertina del pittore francese Mathieu Nozieres, pronti ad essere infilzati da dieci fendenti in un insanguinato campo di battaglia. Matt Heafy prosegue convinto il buonissimo lavoro del precedente full length, sposando l’ormai rodato mix di metalcore e thrash metal marchiato Trivium ad una ricerca molto più oculata nel vasto impero del progressive metal: “Like A Sword Over Damocles” o la rocciosa “The Shadow Of The Abattoir”, maideniana nel suo incedere iniziale, mutano la loro forma tra cambi di tempo e istanti di apparente calma, consegnandoci minuti di godimento puro.

In linea col concept, non mancano le venature epic e power metal, come nella spinta title track, dove la sezione ritmica, governata dal sapiente riffing di Matt Heafy, è intercalata da cavalcate epiche, comandate dai furenti blast beat di Alex Bent, un alieno sceso in terra per registrare una prova tecnica che lascia senza parole. Un drumming capace di tramutare il volto delle tracce in un batter d’occhio, dirigendo ed indirizzando le emozioni a suo piacimento in una fitta guerriglia di suoni, tra i quali emerge, rediviva, la voce del frontman e leader Matt Heafy, dottamente supportata da Corey Beaulieu .

“Feast Of Fire” brilla nella sua apparente semplicità, riportandoci i Trivium nella loro veste meno prog: un pezzo dalla struttura piuttosto immediata, ma dall’impatto notevole, grazie anche allo splendido refrain. Matt Heafy è stato sempre un maestro nello scrivere ritornelli magnetici, ed è forse anche per questa voglia di accostare la melodia al carattere ruvido del metal che, ancora oggi, viene costantemente bersagliato. Ma fin quando escono fuori pezzi come “No Way Back Just Through”, come si può essere tanto ottusi a riguardo? “The Phalanx”, pezzo risalente ai tempi di “Shogun”, trova finalmente dimora nella corte del drago dopo un processo di riscrittura, posizionandosi come ultimo, insormontabile, bastione di difesa.

Se nel 2021 ci sono ancora dubbi su Matt Heafy e sulle qualità dei Trivium, ci deve essere qualche problema di fondo. La mole di lavoro in fase di scrittura è incredibile, così come la cura dei dettagli nella produzione: tutto suona egregiamente ed è per questo che “In The Court Of The Dragon” potrebbe risultare piacevole a chiunque, dal trasher incallito al progster più esigente e raffinato. Nell’ultimo lavoro dei Trivium ci sono la passione, l’amore e l’ardore che difficilmente possiamo trovare altrove: questa volta, siamo sicuri, qualcuno cambierà idea su di loro.

Tracklist

01. In The Court Of The Dragon
02. Like A Sword Over Damocles
03. Feast Of Fire
04. A Crisis Of Revelation
05. The Shadow Of The Abattoir
06. No Way Back Just Through
07. Fall Into Your Hands
08. From Dawn To Decadence
09. The Phalanx

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