Apocalyptica (Eicca Toppinen)
Eicca Toppinen, alla fine del tour per il ventennale di “Plays Metallica by Four Cellos”, si è fermato con noi a parlare del prossimo capitolo della carriera degli Apocalyptica, "Cello-0", e della sua creazione. Sarà un anno pieno di sorprese per i fan degli Apocalyptica. La band tornerà in Italia il prossimo 28 gennaio 2020 all'Alcatraz di Milano, insieme a Sabaton e Amaranthe.
Articolo a cura di Lucia Bartolozzi - Pubblicata in data: 10/01/20
Ciao Eicca, grazie per essere di nuovo qui con SpazioRock! Cominciamo?

Ciao! Grazie a voi! Mi fa piacere essere qui.

Iniziamo parlando di “Plays Metallica by Four Cellos”. Tre anni fa avete celebrato il ventennale della sua pubblicazione, si può proprio dire che le vere celebrazioni si siano tenute durante il 2019! Per il tour avete riproposto l’intera tracklist e avete in seguito pubblicato anche un DVD della vostra performance all’Olavinlinna Castle. Com’è stato riportare i vostri primi successi in tour dopo 20 anni?

È stato molto più interessante di quanto ci aspettassimo. All’inizio avevamo proposto di fare circa 20-30 brani. È stato affascinante avere l’occasione di suonare di nuovo i pezzi con cui abbiamo cominciato la nostra carriera con una nuova consapevolezza. Ci ha permesso di aprirci a molte nuove idee e ci ha fatto prendere la decisione di tornare verso lo strumentale.

Non posso che confermare, da quello che ho sentito. Sembra proprio che vi abbia dato una nuova feschezza.

Attraverso il tour di “Plays Metallica by Four Cellos” abbiamo avuto modo di riscoprirci, di ricordare perché abbiamo cominciato a suonare metal coi nostri strumenti. Visitare alcune delle città e delle nazioni che più hanno visto il nostro valore come artisti ci ha fatto capire meglio gli Apocalyptica. È da questo che nasce “Cell-0”, dalla prima cellula, dall’essenza della nostra band. Volevamo cercare di ritrovare le nostre radici. Nella nostra carriera direi che abbiamo avuto due punti di partenza diversi: il primo, quando abbiamo cominciato suonando i Metallica, il secondo quando abbiamo pubblicato il nostro album “Cult” e abbiamo capito cosa possono fare gli Apocalyptica da soli. Volevamo ritornare a quel punto, dopo tanti anni in cui abbiamo lavorato con molti produttori, molti cantanti e muisicisti con cui abbiamo collaborato. Il nostro ultimo lavoro è nato guardandoci indietro e analizzando tutto questo.
 
Da poco anche i Metallica hanno festeggiato il ventennale del loro album "S&M", riproponendo un nuovo spettacolo a San Francisco. Che ne avete pensato?

Ho avuto la possibilità di vedere entrambi i concerti, sono andato a San Francisco proprio per l’occasione. Ero presente anche vent’anni fa ed è stato così bello che ho mandato subito un messaggio ai Metallica, dicendo loro che mi sarebbe piaciuto molto rivivere quest’esperienza. Mi piace veramente molto la nuova versione. Credo che i Metallica e l’orchestra fossero molto più integrati stavolta e sono davvero orgoglioso della band. Hanno il coraggio di fare tutto a modo loro, di prendere rischi ed esplorare territori sconosciuti attraverso cui creare nuova musica. Sanno uscire perfettamente dalla loro comfort zone ed è quello che cerchiamo di fare anche noi. Solo attraverso le sfide si può mantenere l’entusiasmo e trovare nuovi modi di fare musica.
 
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Siete tornati alla vostra formazione iniziale per il prossimo album. Com’è stato scrivere di nuovo senza dover pensare ad una voce, ai testi?

È stato davvero diverso. Quando collabori con altri artisti, devi mettere in conto anche la loro influenza e quando lavori con più cantanti allo stesso tempo diventa difficile definire la struttura dell’album. È sempre frustrante decidere quali canzoni stanno bene insieme. Questa volta volevamo qualcosa di più libero, senza interruzioni. Okay, le collaborazioni non sono mai un’interruzione, ma hanno un grande impatto sul prodotto finale, così come i produttori. È per questo che abbiamo deciso di fare a meno anche di un produttore, perché sappiamo come registrare, sappiamo come fare un album e sopratutto siamo gli unici a sapere veramente cosa vogliamo dalla nostra musica. Era essenziale che fossimo solo noi quattro, chiusi in studio. Non abbiamo contattato nessuna casa discografica, non abbiamo fatto sentire i pezzi neppure al nostro manager. Eravamo solo noi. È stato importante, perché mi rendo conto che al mondo d’oggi possiamo fare un album strumentale senza rinunciare alle collaborazioni. Possiamo fare entrambe le cose, tenendole separate. Con le nuove piattaforme digitali è possibile pubblicare pezzi a nostro piacimento, senza forzare le cose. Faremo così per il prossimo anno e pubblicheremo collaborazioni con artisti diversi, senza limitarci al nostro album strumentale. Non è l’unica cosa che vogliamo fare, ci divertiamo coi nostri colleghi ma tutto ha un tempo e un luogo.

Credo che sia una buona soluzione per i fan, no? Più materiale e pubblicato più spesso!

Assolutamente. (NdR ride) Per i nostri fan più devoti sarà bello avere un album come questo, una sorta di viaggio, attraverso cui lasciare andare liberamente la mente senza distrazioni in un certo senso. Certo, ogni canzone ha la propria identità ma insieme hanno una maggiore coesione. È un album di cui vado molto fiero, che paragono un po’ a quello che è stato “Cult”.

È proprio quello che ho letto dai primi commenti sui primi singoli. Molti fan hanno usato lo stesso paragone.

Entrambi gli album hanno un sound non del tutto definibile, che io personalmente non so accostare a nessun altro album o band.

Credo che questa pausa di 4 anni dallo studio vi abbia giovato. “Cell-0” sembra davvero avere un sound più coeso, più definito. In alcuni punti ha un sound quasi etereo, mentre in altri è davvero pesante, rotondo, di gran forza. Da dove viene secondo te tutto questo?

Credo che la sua forza venga dall’esserci riscoperti e dalla nostra sete di sfide. La mano di Andrew Scheps nel mixaggio è stata oltremodo fondamentale, perché ci ha capito alla perfezione e ha saputo esprimere quell’intensità. Non importa se sia thrash metal o qualcosa di molto soffice, quello che importa è saper dare un significato al pezzo, renderlo eloquente. Credo ci sia molta emozione in quello che abbiamo creato.

Visto che di solito non amate parlare troppo del senso delle vostre canzoni, come lavorate sui video? Spesso creano una forte immagine che potrebbe vincolare l’ascolto, in un certo senso.

Parliamo molto col regista e discutiamo del progetto per fornirgli delle linee guida, e per trasmettere la nostra visione dei nostri pezzi. Alla fine però è quasi un atto di fede (NdR ride), perché sta al regista trarne il meglio! È un po’ come lavoriamo noi sul senso del titolo: diamo sempre dei titoli ai pezzi lavorando, che spesso sono solo provvisori. Di solito riflettiamo su un titolo nuovo che possa riassumere in modo più completo l’idea dietro la musica, i nostri sentimenti. Il titolo è una guida per chi ascolta ma non vogliamo aggiungere troppo e dire alle persone cosa pensare. Vogliamo offrire un mezzo di riflessione, di espressione. Non si parla specificatamente di una cosa, sono più domande aperte senza una risposta.
 
Stai lavorando anche ad altri progetti in questo periodo? Mi vengono in mente i Cherry And The Vipers, con tua moglie, oppure una nuova opera da scrivere assieme a Perttu (Kivilaakso)?

Temo di no per il momento, con tutti questi impegni. È stato pazzesco essere in tour per “Plays Metallica by Four Cellos” fino a novembre e cominciare subito il nuovo tour. Abbiamo già fatto le prime date con i Sabaton e gli Amaranthe e abbiamo suonato già qualche pezzo del nuovo album. Dovremo anche andare a Los Angeles per registrare due nuove canzoni. Mi dispiace non avere avuto tempo anche per i Cherry And The Vipers, ma ci sarà sempre tempo per gli altri progetti! Adesso gli Apocalyptica sono la mia priorità. Siamo tutti estremamente motivati e vogliamo concentrarci al massimo senza interferenze.
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Visto che li hai nominati, parlaci un po’ del tuo rapporto con i Sabaton. Vi aspetta un tour insieme che arriverà anche in Italia a Milano il prossimo 28 gennaio e ho visto che avete pubblicato due pezzi tratti dal loro ultimo album “The Great War”.

Uno dei pezzi era una cover di “Fields of Verdun”, l’altro è una collaborazione, “Angels Calling”. Aspettatevi anche altre uscite, presto.
Il bassista Pär (Sundström) era venuto a vedere uno dei nostri concerti due anni fa e già in quel momento era venuta fuori l’idea di fare un tour insieme. I Sabaton volevano dare vita a uno spettacolo per il pubblico e cercare di creare una connessione tra di noi in vista del tour, così siamo finiti per collaborare su alcuni pezzi. In occasione della prima data abbiamo aperto per loro e la cantante degli Amaranthe, Elize Ryd, ci ha fatto compagnia per un paio di pezzi. Ne abbiamo suonati 5 anche coi Sabaton e abbiamo cercato di costruire qualcosa per i fan, di far loro sentire che stiamo davvero lavorando insieme. I Sabaton sono persone fantastiche e mi è piaciuto questo loro approccio. Magari in questo modo i fan di una delle band in tour possono cercare di aprirsi anche alle altre, di ascoltarle con più attenzione.

Be', è bello vedere uno spirito di unione fra le band.

Diventa tutto più profondo, più d’impatto, tutto per lo stesso scopo: rendere la serata indimenticabile a tutto il pubblico!

Ti sento fiducioso per il nuovo tour che state affrontando!

Sì! Annunceremo altre date più avanti. Abbiamo annunciato altre date in Finlandia e per il tour di maggio in America, oltre a quello autunnale per l’Europa.

Come presenterete il nuovo materiale al pubblico?

Abbiamo già suonato il primo singolo “Ashes Of The Modern World” ed è stato fottutamente fantastico. Il pubblico è andato in delirio, è stata un’apertura fortissima. Non vediamo l’ora di aggiungere altri pezzi alla scaletta, li stiamo provando.

Siamo arrivati alla fine, Eicca. Ti ringrazio ancora per aver parlato così a lungo con noi!

Grazie allo staff di SpazioRock per il vostro tempo. Aspettiamo tutti i fan a gennaio a Milano!



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