Caliban (Marc Görtz)
Abbiamo raggiunto telefonicamente un loquace Marc Görtz, chitarrista della band metalcore tedesca Caliban, pronta a tornare in pista a gennaio con il nuovo album “Ghost Empire”. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata, buona lettura!
Articolo a cura di Lorenzo Zingaretti - Pubblicata in data: 28/01/14

Il vostro nuovo album, “Ghost Empire”, uscirà a gennaio... Scommetto che siete piuttosto eccitati! Raccontami qualcosa a proposito di questo nuovo lavoro!

Per noi è la logica prosecuzione di “I Am Nemesis”, è sicuramente ispirato a questo album ma allo stesso tempo rappresenta un passo in avanti. Nel nuovo disco abbiamo cercato di unire al meglio le melodie con i riff più incisivi e pieni di groove, e per quel che riguarda le melodie posso dire che ci siamo ispirati all'immaginario di alcuni vecchi film western, come “C'era una volta il West” o altre pellicole del genere. In generale poi, una novità è rappresentata dal fatto che Andy (il cantante Andreas Dörner, ndr) non si è limitato soltanto allo scream e Denis (Schmidt, l'altro chitarrista della band, ndr) alle clean vocals, ma Andy ha provato anche delle melodie più “sporche” e urlate, perché non voleva ridurre il tutto alla classica contrapposizione tra scream e clean. Ne è venuta fuori una prova vocale molto più energica del solito, con Andy che è riuscito a creare un ponte tra i due elementi vocali che di solito usiamo.

Ascoltando il disco effettivamente questo miglior bilanciamento viene alla luce. Citando alcuni pezzi, ho notato ad esempio l'attacco hardcore dell'opener “King” e dall'altra parte il buon lavoro sulle melodie di “Good man”. Inoltre a mio parere le melodie sembrano meno commerciali rispetto al passato (penso a dischi come “The Undying Darkness” o “The Awakening”). Si può parlare di una sorta di riscoperta del vostro rapporto con la scena metalcore tedesca? Possiamo dire che avete in qualche modo ritrovato la vostra anima più pesante?

Penso che gli ultimi due dischi siano più potenti del passato, ma la storia del “commerciale” è una questione di punti di vista, ad esempio qualcuno dice che sono le nuove melodie, quelle di “I Am Nemesis” e “Ghost Empire” ad essere più accessibili, altri pensano che i dischi più vecchi siano troppo melodici. Questo dipende da ciò su cui ci si focalizza: se guardiamo alla parte strumentale, io penso che i nuovi album siano meno commerciali, e soltanto la voce sia melodica in alcuni punti, nei dischi più vecchi invece le melodie strumentali sono meno pesanti. Dipende tutto da quello a cui si presta più attenzione! In definitiva per me il nostro nuovo materiale è migliore, più melodico ma meno commerciale, e sicuramente arrangiato meglio a livello strumentale.

A proposito del metalcore tedesco, in passato avete collaborato con gli Heaven Shall Burn. Avete mai pensato di fare un terzo capitolo della saga degli “Split Program”?

Sì, è una questione che esce fuori di tanto in tanto! A volte noi pensiamo che sia giunto il momento di farlo, quindi li chiamiamo ma loro ci rispondono che sono impegnati con il nuovo album o cose di questo tipo. Altre volte è Maik (Wiechert, chitarrista degli Heaven Shall Burn, ndr) a contattarmi per fare un nuovo split, ma siamo noi a dover rinunciare perché stiamo registrando il nuovo disco dei Caliban! C'è sempre qualcosa che ce lo impedisce, ma sicuramente potrebbe succedere di nuovo, anche se non lo sappiamo ancora con certezza.

Nel nuovo album c'è un brano in particolare che ha catturato la mia attenzione, forse anche per il titolo: si tratta di “nebeL”, che letto al contrario diventa “Leben”. Visto che non parlo tedesco, e il testo è nella vostra lingua madre, ho capito solo il titolo (il gioco di parole è tra nebel, nebbia e leben, vita, ndr)! Ma di cosa parla il pezzo?


Esatto! Il testo è a proposito della realtà, Andy parla del fatto che si può essere sia felici che stanchi della realtà stessa. Parla della vita, e il riferimento alla nebbia è dato dalle nuvole scure che a volte possono confonderci e impedirci di capire cos'è reale e cosa non lo è. Da qui deriva il doppio titolo del pezzo.

 

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Dopo alcuni cambi di line up all'inizio della vostra carriera, da alcuni anni avete una formazione consolidata. Può essere questo il segreto della vostra ritrovata compattezza, anche a livello musicale?

Penso che sia una cosa leggibile in entrambi i sensi! Abbiamo questa formazione dal 2005, quindi da parecchio tempo ormai, e la nostra stabilità dipende anche dal modo in cui lavoriamo: ognuno di noi ha qualcosa da fare nel gruppo, e alla fine uniamo i pezzi. Denis si concentra sulla voce e sulle melodie, io lavoro sulle chitarre, Andy scrive i testi e così via; visto che lo facciamo da diverso tempo siamo sicuramente migliorati come compositori. Inoltre le tecnologie moderne ci forniscono diverse opzioni per mettere giù le tracce demo a casa e scambiarcele tra di noi sotto forma di mp3, e questo di sicuro rende tutto più facile!

Due anni fa avete pubblicato “Coverfield”: al di là delle cover prettamente metal, il disco contiene anche “Helter Skelter” dei Beatles. Pensi che potremmo chiamarla la prima canzone “metal” mai scritta?

Sì, è proprio per questo che l'abbiamo coverizzata! Di sicuro è una delle prime canzoni metal o hard rock. Siamo grandi fan dei Beatles, o almeno due di noi lo sono, e abbiamo pensato che fosse un giusto tributo cercare di renderla in una maniera più moderna.

State programmando un tour europeo per il prossimo anno?

Stiamo organizzando un paio di tour: andremo sicuramente in Russia, poi a maggio faremo un tour europeo ma non sappiamo ancora quanto durerà. Molto probabilmente faremo un'altra serie di concerti più lunga dopo l'estate e passeremo anche in Italia, in Spagna, probabilmente in Portogallo. Il tour di maggio durerà circa tre settimane e toccheremo soltanto la Germania e i paesi vicini (Austria, Svizzera, Olanda, Belgio).

Vi piace suonare in Italia? So che pecchiamo a livello di organizzazione, ma recuperiamo con il pubblico, che spesso è molto “caldo”!

Sì, ci piace suonare da voi, ma c'è sempre qualcosa di strano: a volte ci esibiamo in concerti e festival organizzati in posti piuttosto grandi, ma il pubblico è decisamente scarso. Ad esempio per la data con i Coal Chamber, gli Asking Alexandria e i Deez Nuts, quindi una line up molto interessante, sono venute soltanto 300 persone. A volte invece ci è capitato di suonare da headliner, giusto con un paio di band non troppo famose a supporto, e gli spettatori erano almeno 800! Quindi è difficile capire perché le persone vengono o meno alle serate, è una cosa complicata da prevedere in Italia...forse puoi spiegarmelo tu!

Dal mio punto di vista il problema maggiore è dato dalle distanze: ad esempio io vivo nel centro Italia e la maggior parte dei concerti sono organizzati nelle città del nord! Quindi spesso dovrei fare molti chilometri per vedere un gruppo, anche se nel caso in cui un gruppo mi piace particolarmente posso fare questo sacrificio per sentirlo almeno una volta dal vivo.

Forse potrai venire ad un concerto dei Caliban il prossimo anno!

Sicuramente, se suonate dalle mie parti!

Ok!

Siamo a dicembre, quindi l'anno è praticamente finito: quali sono i tuoi dischi dell'anno? (L'intervista si è svolta diverso tempo prima della pubblicazione del disco. Ndr)

È una domanda piuttosto difficile! Posso dirti però gli album che ho ascoltato di più nel 2013: di sicuro l'ultimo degli Architects, mentre parlando di musica più soft andrei con l'ultimo disco dei Muse, di cui sono un grande fan.

Abbiamo raggiunto la fine dell'intervista! Ti ringrazio molto e ti lascio un piccolo spazio per i saluti.

Grazie mille per l'intervista e per il tuo tempo! Se ti capita di venire ad un nostro concerto passa al banchetto del merchandise per un saluto, mi troverai lì!




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