Michael Monroe (Michael Monroe)

Conoscere Mike Monroe anche solo per mezz’ora ti cambia. E ti cambia in positivo: perché non entri in contatto con un musicista borioso e pieno di sé che ti butta in faccia il suo successo o un cantante stizzito e annoiato che non ti reputa all’altezza della sua parola. No, trovi una persona cordiale, paziente e disponibile a raccontarti onestamente ogni cosa del suo leggendario passato. 

Con simpatia ci ha parlato in maniera approfondita del suo nuovo album "Blackout States" in uscita il 9 ottobre e insieme di molte curiosità, di Johnny Thunders, di Dee Dee Ramone. Insomma, di tutto.

Buona lettura! 

Articolo a cura di Giulio Beneventi - Pubblicata in data: 07/10/15

Ciao, Mike! E' un vero piacere poter fare due chiacchiere con una leggenda del rock come te! Come stai? Dove sei in questo momento?


Oh, grazie del complimento! Sto alla grande, al momento sono in Finlandia.


Stavo guardando proprio ora il video del tuo nuovo singolo "Old King's Road". Ti trovo sempre bello in forma. Uno dei nuovi pezzi del nuovo album si chiama proprio "Permanent Youth"... un titolo decisamente appropriato. Qual è il tuo segreto? Un patto con il diavolo o una sorta di "pace mentale"?

 

(ride) Il diavolo? Naaaah, he sucks. Chi ha bisogno di lui? E' molto meglio Gesù Cristo. Rock n'roll is my personal jesus! Sfortunatamente, la mia professione richiede molta energia esplosiva e devo essere costantemente in buona forma fisica per fare quello che faccio sul palco: è una maledizione e una benedizione allo stesso tempo.

 

Penso sia proprio questa tua energia l'elemento principale del nuovo disco "Blackout States", ben accompagnata da quel particolare mix di blues / punk. Sei d'accordo? Ti va di ingranare parlandomi del nuovo album nelle sue composizioni e poi collegarci man mano ai diversi argomenti?

 

Per me va benissimo. Vado in sequenza allora.
La prima traccia "This Ain't No Love Song" ovviamente... rullo di tamburi... non è una canzone d'amore! (ride). Si basa sul fatto che molte persone fraintendono il significato di una relazione: meglio soli che in brutta compagnia, dico io... ed è quello che dice la canzone.

"Old King's Road" parla invece dei vecchi tempi, di quando eravamo pronti a cominciare con gli Hanoi Rocks e ognuno se ne venne fuori con nomi d'arte finlandesi senza senso che nessuno sapeva pronunciare. Ha un'attitudine come dici te molto punk, com'era del resto alle nostre origini... si sente molto secondo me l'influenza dei Clash e dei Dead Boys. La mia preferita comunque è di sicuro la terza in scaletta, "Goin' Down With The Ship", che molto probabilmente sarà estratta come prossimo singolo. "Keep Your Eye On You" invece è stata una buona occasione per portare la mia voce lontano dalla zona abitudinaria e cercare di espanderla e migliorarla. Il significato ruota attorno all'importanza della propria persona: prenditi cura di te stesso, non farti distrarre troppo da questo e starai sempre bene. Di "The Bastard's Bash" ho riscritto le liriche almeno cinque o sei volte per poi finirla finalmente a quattro mani con Steve [Conte, ndr] in studio. Poi, "Good Old Bad Days"...

 

...è una gran canzone!

 

Grazie! Mi venne in mente una notte a letto come un "flusso di coscienza". Mi sono detto: "Oddio, svelto! Alzati e vai subito a registrarla su qualcosa, altrimenti domattina di sicuro non te la ricorderai mai e diventerai matto cercando di ritrovarla."


Ecco, "Good Old Bad Days" mi sembra un buon esempio di come le sonorità dell'intero album e più in generale della tua attuale band riescano ad essere dure e dirette ma sempre molto vicine al vecchio modello Hanoi Rocks. Poi l'intro è un grande mix di "Tragedy" e "Motorvatin'"...!

 

Ha! Si, è proprio così.

 

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"Motorvatin'" tra l'altro fu la prima canzone in ordine discografico -e, in generale, una delle pochissime- ad essere accreditata alla coppia Monroe-McCoy nella "fase classica". Per la stragrande parte del vostro periodo d'oro negli anni '80 si occupò soltanto Andy McCoy del songwriting: un trend che cambierà solo negli anni Duemila con il ritorno degli Hanoi Rocks con "Twelve Shots on the Rocks ". Ecco, vorrei chiederti: com'è lavorare con autore come Andy, il tuo muddy twin?

 

Beh, quando eravamo giovani era una cosa del tutto diversa. Il nuovo periodo invece è stato ispirato dal nostro riavvicinamento e dal conoscerci in maniera differente, in modo più profondo. All'epoca la mia prima moglie [June Wilder, ndr] era mancata da poco, Andy fu coinvolto in un brutto incidente e fu un miracolo che riuscì a salvarsi, rompendosi solo una gamba e tutte queste tragedie in qualche modo ci riavvicinarono, permettendoci di iniziare davvero per la prima volta a scrivere materiale insieme, fifty-fifty. Andy iniziò a provare per me un rispetto che di certo non aveva negli anni '80... a rispettarmi come compositore e come musicista. Riprendemmo così in mano anche canzoni mai concluse nel 1984 quando gli Hanoi si sciolsero e ce ne uscimmo con delle buone composizioni, che sentivo davvero "mie". Fu un periodo molto interessante e prolifico che però ebbe una fine. Tutto terminò dopo "Street Poetry", quando diciamo che smise di essere di nuovo divertente. E' stata sicuramente una pagina necessaria della nostra storia.

...finisco la seconda metà del track-by-track di "Blackout States"?

 

Certo, vai pure avanti.

 

Ok, abbiamo poi in settima posizione "R.L.F": Sami [Yaffa, ndr] trovò la musica, ma ci misi io le parole. Anche perchè Sami aveva in mente come titolo "Fuck Shit Up" (ride). Io gli dissi "Che te ne pare invece di "Rock Like Fuck"?

 

Un titolo molto cool! Una sorta di slogan anni '80.

 

Già, ma dubito che con un titolo del genere potrà essere un singolo (ride di gusto). Lo abbiamo abbreviato per ovvie ragioni, ma leggendo l'intero testo è impossibile non capire di cosa si stia parlando. "Blackout States" invece parla più che altro dello stato mentale "da tossicodipendente" e dell'essere "cieco"... un totale blackout raggiungibile tranquillamente anche senza sostanze esterne. Devo dirti che a livello di lyrics è in assoluto la mia preferita.


Io invece sono rimasto molto affascinato dalla prossima, "Under The Northern Lights"; ha una vibe particolare e molto coinvolgente.

 

Beh, ti ringrazio di nuovo. Sai chi l'ha scritta?


Se mi fai questa domanda, capisco che non è tua come invece immaginavo.

 

No, infatti. È in realtà di Dee Dee Ramone che però non la pubblicò mai. Nei primi anni Novanta io abitavo ancora a New York (ci rimasi per dieci anni... tuttora è sentimentalmente la mia casa, la mia bellissima città, sebbene io oggi viva in Finlandia) ed ero solito uscire con lui. A quell'epoca Dee Dee aveva appena lasciato i Ramones e aveva un sacco di materiale per le mani. Mi offrii alcune sue canzoni: ho ancora due cassette con molti suoi demo registrati sopra, "Poison Heart" e altro. "Under The Northern Lights" la scrisse proprio per me, per il fatto che io arrivo dalla Finlandia: ad un certo punto dice proprio "Under gray Finnish skies, frozen, like her ice cold eyes that say no... ". Pensa che di questa invece non avevo alcuna registrazione: quando mi misi a riarrangiarla avevo in mente solo il ricordo di Dee Dee che me la suonava con la chitarra acustica. Che gran personaggio che era! Ed è molto forte avere una canzone del genere. Era ora di metterla su disco, sono passati del resto quasi venticinque anni.


Davvero forte.


Lo è, si. Dee Dee era un vero amico.

Segue poi "Permanent Youth". Poche parole a riguardo: semplicemente tieni la tua mente giovane e sarai giovane per sempre. Se non fai così, sei fregato... non ci sarà alcun lifting che ti potrà aiutare.
"Dead Hearts on Denmark Street" riguarda ovviamente l'intero isolato che rischia la demolizione in quella celebre zona di Londra. Oggi quel leggendario posto è completamente diverso dai tempi in cui io ero ragazzo, quando giravo là attorno, tra tutti quei negozi di chitarra. E' curioso poi come anche qui (oltre a "Old King's Road) sia saltato fuori questo concept londinese, perché era del tutto involontario... credo che sia un buon esempio della perfetta alchimia di questa band: ci ritroviamo e suoniamo senza un preciso disegno in mentre, viene tutto fuori sul momento. Sono anche altrettanto buone le conclusive "Walk Away" riguardante la privacy personale e la mania di vivere in diretta sui social... Oh, adesso vado a fare shopping, ora mi lavo i denti [fa il verso di una ragazzina, ndr] ... e "Six Feet In The Ground": quest'ultima può riguardare chiunque ma vi sono ovviamente chiari riferimenti a Johnny Thunders, come lo sono involontariamente molte altre mie canzoni.


Se non è troppo personale, posso chiederti una cosa del tuo amico Johnny? Ho sempre amato i New York Dolls e il suo periodo da solista e non ho potuto non apprezzare la tua versione di "You Can't Put Your Arms Around A Memory" in "Nights Are So Long", notando le molte affinità musicali tra di voi. C'è per caso una sua canzone che senti tua, che quasi avresti voluto scrivere tu?

 

Wow, non saprei. Ti posso dire che è per me parecchio intima una demo di canzone su cui lavorammo insieme io e Johnny quando Stiv Bators morì... dannazione, non mi ricordo bene come si chiamava... fa più o meno così [me la canta, ndr]. Eternal nothingness is O.K. if you're dressed for it! Ecco, come si chiamava! Non la finimmo mai... ma forse uno di questi giorni lo farò.

 

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La gente che conosce il tuo nome letteralmente ti adora e ti chiama proprio nel modo in cui io poco fa ti ho salutato... una "leggenda underground del rock", un'icona del genere musicale a cui appartieni. Secondo te perché?

 

Sai, penso che sia tutta una questione di integrità. Cerco semplicemente in ogni modo di non compromettere la mai arte, la mia musica, qualunque cosa faccia o dica. Non mi importa granché dei soldi o del successo, o comunque sono in secondo piano: prima di tutto viene la mia onestà. E' questo secondo me il motivo per cui sono apprezzato dalla gente e dai miei colleghi. E io rispetto allo stesso modo la gente che tenta di fare la stessa cosa, di preservare la propria essenza genuina.


E pensi che anche le tue canzoni, riferendomi a quelle più "vecchie" come "Man With No Eyes" o "Smoke Screen", risultino ancora genuine dopo tutti questi anni?

 

Si, decisamente. E sono davvero contento che quelle canzoni abbiano ancora un significato per chi le ascolta anche negli anni moderni. Anzi ti dirò, forse ancor più di prima! Se prendi dallo stesso album di cui tu stai parlando [Not Fakin' It, ndr] per esempio "While You Were Looking At Me" che il mio caro amico Little Steven all'epoca scrisse per me ti accorgi subito quanto risulti ancora attuale e "veritiera" soprattutto oggi, nel mondo moderno: guarda le parole nella seconda strofa «Airport security died and the smugglers and the terrorists just walked right by». Sembra che nel 1989 Steve riuscì a predire il futuro come una sorta di Nostradamus (ride).
Tra l'altro, sono particolarmente affezionato a "Man With No Eyes" che è ispirata al mio film preferito in assoluto, "Nick Mano Fredda" con Paul Newman e George Kennedy del 1967.

 

 

Ok, andando verso la conclusione, tra poco comincerà il tour in supporto di "Blackout States". Tornerai qui da noi questo ottobre per ben tre date con gli Hardcore Superstar a Pisa, Ravenna e Milano. Cosa ci dobbiamo aspettare da questi live shows?

 

Che arriveremo sicuramente belli carichi! Anche perché amiamo l'Italia ed è sempre magnifico tornarci. Le origini di Steve Conte si legano al vostro paese. In effetti, ho molti amici che arrivano dall'Italia, eh già anche Little Steven (ride). Non vedo davvero l'ora di tornare a suonare lì da voi, balleremo e ci divertiremo molto tutti quanti. Penso che saranno davvero dei killing shows. Tu ci sarai?

 

Certamente! Intanto ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato Mike e ti faccio giusto un'ultima domanda: oggi, dopo una vita passata nel music biz, che cosa mi dici del celeberrimo motto ottantiano "sex, drugs and rock n'roll"?


Beh sai, amico ... a me è sempre e solo suonato come "DEAD, JAIL OR ROCK N'ROLL!".

 

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