Temperance (Marco Pastorino)
I nostrani Temperance, nella figura del fondatore Marco Pastorino, ci presentano il loro nuovissimo lavoro, "Viridian", e tutto ciò che questo porta con sé, nelle sue variegate sfumature.
Articolo a cura di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 31/01/20
Ciao Marco! Bentornato su SpazioRock. Per iniziare: come stai, come vanno le cose?




Abbastanza bene, dai! Be', innanzitutto siamo molto contenti che il disco appena uscito stia ricevendo dei feedback molto buoni. Abbiamo fatto adesso le prime date, poi tra poco più di un mese ripartiremo in tour con Tarja...Siamo super contenti!


L'ultima volta che sei stato ospite presso i nostri microfoni correva l'anno 2015, in occasione dell'uscita del vostro secondo disco "Limitless". Un bel po' di cose sono successe da allora: tre album in studio ed uno live, ed alcuni importanti cambi di line-up che hanno visto l'arrivo di Alfonso Mocerino alla batteria, e di Alessia Scolletti e Michele Guaitoli alle voci. Da fondatore e mastermind del gruppo, com' è stato gestire il tutto, anche a livello emotivo?


Esattamente! Sono passati giusto cinque anni dall'ultima nostra intervista per SpazioRock, e sono cambiate davvero un sacco di cose. Da allora siamo arrivati al quinto album, e siamo passati da Scarlet a Napalm Records; nel frattempo abbiamo fatto tantissimi tour europei, tra cui uno coi Rhapsody, uno coi Serenity, due da headliner, siamo stati in Russia due volte, abbiamo fatto un mini tour giapponese, siamo stati sulla crociera 70000 Tons of Metal...quindi di cose fatte ne abbiamo! Inoltre, quando abbiamo realizzato il nostro DVD live "Maschere", abbiamo praticamente ufficializzato l'entrata di Alfonso (anche se aveva già fatto circa un paio di tour con noi in sostituzione), e poco più di sei mesi dopo abbiamo avuto un ulteriore cambio di line-up con l'entrata di Michele ed Alessia. Secondo me, loro due sono riusciti a rendere al 100% la sfaccettatura musicale dei Temperance: da quando sono entrati, molte cose sono cambiate nel nostro sound, a partire dal fatto che, contrariamente a quanto si pensi, non usiamo più backing vocals pre-registrate dal vivo, ma siamo noi; il che è una cosa bella anche da sentire, perché se sbagliamo qualcosa si sente subito! (ride, NdR).
Per quanto riguarda la gestione, parlando molto onestamente, io credo che ogni band viva male i cambi di line-up, è sempre una cosa spiacevole. Ci sta che le vite e le priorità di tutti negli anni possano cambiare: quindi magari c'è chi, dopo aver fatto tantissime date, decide di passare più tempo con la famiglia a casa, oppure vuole mantenere una posizione lavorativa più terra terra senza queste follie di tour a cui siamo abituati oggi, in cui ad esempio vai via tre settimane, stai dieci giorni a casa, poi vai di nuovo via, poi c'è un'altra cosa, poi devi registrare il disco,...Sembra che siano "solo" tante date, ma c'è anche tutto il contorno: organizzare tutto è sempre una perdita di tempo incredibile. Ad esempio, per il disco che abbiamo registrato quest'anno, personalmente ho seguito tutte le registrazioni e sono stato in ballo due mesi in cui non ho avuto un minuto libero. Quindi è tanto il tempo che si perde, e ciò dispiace. Per non parlare dell'aspetto emotivo: naturalmente, con tutte le persone con cui suoni e fai assieme tante date, costruisci anche un rapporto d'amicizia, che negli anni può anche variare, non lo metto in dubbio. Inizialmente c'era un clima stupendo, poi le vite di tutti cambiano, cambiano un po' anche le persone e ci può stare...Ma adesso siamo tutti super contenti dell'attuale formazione, perché siamo molto amici tra di noi, ci troviamo benissimo. Perciò ti dico: se un giorno o l'altro qualcuno di noi decidesse di andare via, non so se la band potrebbe continuare...Ormai siamo arrivati ad un punto, anche della nostra vita, in cui abbiamo tutti attorno ai trent'anni e vogliamo delle sicurezze, quindi credo che nessuno di noi cinque vorrebbe dover cambiare nuovamente e ripartire da capo.


Veniamo dunque a questi ultimi giorni, che hanno visto la pubblicazione di "Viridian". Innanzitutto vi faccio le congratulazioni! Tra l'altro, come accennavi tu prima, è il primo album a portare la firma di una delle più grandi etichette del panorama metal, ovvero la Napalm Records. Quali sono stati i cambiamenti da un punto di vista professionale dopo la sottoscrizione del contratto?


Partendo dal presupposto che siamo veramente felicissimi di aver firmato con Napalm, come sto dicendo in tutte le interviste siamo arrivati a questa big label anche grazie all' etichetta che abbiamo avuto in precedenza, Scarlet Records, che ci ha sostenuto sin da subito, quando non c'era ancora nulla. Già dal primo album i ragazzi di Scarlet hanno creduto in noi quando ancora non si poteva vedere il futuro, se la cosa sarebbe andata in porto oppure no. Quindi un enorme grazie va a Scarlet! Poi, sinceramente, non è cambiato granché con la firma di Napalm, anche a livello di progettazione, registrazione o realizzazione del disco. Sicuramente la forza di Napalm è che ha un team di persone che si mettono a tua disposizione: per dire, io sono in contatto ogni giorno con la ragazza che si occupa della promozione, che ci ha messo in contatto con te, con tutte le altre webzine, le riviste, le radio,... e quindi già quello ti toglie un lavoro pazzesco. In più c'è proprio un team che ti segue: c'è chi ci ha dato dei consigli quando abbiamo fatto i primi provini del disco, sulla copertina, su tutto. È veramente un mondo, secondo me, in cui noi italiani non siamo abituati a vederci. Questo naturalmente, per noi che non siamo gli Alter Bridge o i Powerwolf, è un team minimale, però ci sono delle persone che sono sul pezzo e ti dicono: "Questa è una buona idea, questa no"...E il discutere su queste idee sicuramente ti fa crescere.

viridiantesto

"Viridian" è un colore che racchiude in sé diverse sfumature, soprattutto del blu e del verde, che sono poi dei richiami alla nostra Madre Terra, di cui parlate in alcuni brani. Però è presente anche una riflessione sull'essere umano, sui suoi demoni, sulle sue ambizioni e realizzazioni, sul suo percorso di vita in generale. L'album sembra voler essere un omaggio a queste due figure (correggimi se sbaglio). Secondo te, l'uomo può essere artefice, oltre che del proprio destino, anche in parte di quello del pianeta su cui vive, dell'ambiente che lo circonda?


L'album, come hai colto anche tu, non è un concept: ha 4/5 brani tra cui "Gaia", "Scent Of Dye" e la stessa title-track che hanno un denominatore comune, che è appunto la Terra, la natura. Senza demonizzare nulla, però ad esempio sia "Gaia" che "Scent Of Dye" fanno vedere le cose per quello sono o che potrebbero essere in futuro: sono un po' due gridi di battaglia che vogliono far vedere le nostre persone nel futuro. Che so, tra 50 anni, ci guarderemo indietro per dire: "Avremmo potuto fare qualcosa e invece non l'abbiamo fatto".
Per quanto riguarda la domanda, secondo me la verità sta un po' nel mezzo. L'uomo sicuramente è artefice del suo destino (e a questo aggiungerei "purtroppo"), però, anche se non sono la persona perfetta per parlare di queste cose perché non sono né un esperto climatico né scientifico, è un dato di fatto che ci siano tante problematiche date dal fatto che l'uomo oggi non si accontenta di determinate cose; oggi la cosa principale è arricchirsi anche a discapito di qualcun altro. Per fortuna non siamo tutti così, però tante volte succede questo. Allo stesso tempo credo che, non tanto la natura vista come fauna o flora ma in quanto pianeta, quest'ultimo abbia un suo ciclo che è più forte di qualsiasi altra cosa. Adesso sparo a caso: se tra cento anni l'uomo non esisterà più perché si sarà estinto, comunque il pianeta ci sarà ancora e prima o poi l'essere umano ritornerà. Io la vedo un po' così ad esempio, mi rendo conto che può risultare una visione un po' negativa...


Tranquillo, era per capire la tua visione personale su queste tematiche. Inoltre proprio in quest'ultimo lavoro, dietro al songwriting ci siete un po' tutti...




Sì, da un punto di vista musicale, ci sono due brani di Michele e tutti gli altri sono miei. Invece i testi sono quasi tutti di Michele ed Alessia, a parte due che sono miei ed uno di Alfonso. In più ci sarebbe un brano di Luca, che è stato scelto in seguito come bonus giapponese.


Concentrandoci sull'aspetto musicale, in alcune tracce vi è un ritorno ai Temperance della prima ora, specialmente nelle sonorità elettroniche, che vengono riprese, rielaborate e integrate con una massiccia sezione ritmica e una canora ben ripartita tra le vostre tre voci. Volevo chiederti se potevi approfondire maggiormente il processo compositivo e la produzione che ci sono stati dietro "Viridian".


In tanti ci hanno segnalato questo ritorno alle radici dei Temperance...Il che non è sbagliato, ma secondo me sono presenti anche in un paio di brani degli altri album queste reminiscenze un po' melodiche, questi loop di elettronica o di synth in sottofondo che avevamo nel primo e nel secondo lavoro. C'è da dire che tante volte è la produzione che può andare in una direzione a discapito di un'altra. Partendo dal songwriting, ormai abbiamo un nostro modus operandi che è quello di non sedersi e costruire nulla a tavolino. Può succedere che il prossimo album sarà molto più power, come molto più rock, non ci sono limiti. Noi siamo una band che non si ferma mai, nemmeno dal comporre, quindi io per esempio ho già scritto dei brani nuovi; e poi vedremo, quando sarà l'ora di fare un nuovo album, quali saranno i brani migliori da tenere in quel disco e quali no...Questo, secondo me, dona all'album una serie di influenze diverse, diventa un dipinto con molti più colori: "Viridian" per esempio ha tanti elementi di elettronica, power, rock, addirittura soul e pop...C'è veramente di tutto!
Poi per quanto riguarda la produzione e lo scarto di alcune tracce, be', quest'ultima cosa è sempre un po' brutta...Per fare questo disco abbiamo cambiato qualcosina. Io e Michele, prima di entrare in studio e registrare ufficialmente i brani, ci siamo trovati una settimana in montagna nel Friuli, e ognuno di noi ha portato un po' di brani su cui voleva lavorare: in totale 20 brani, 15 io e 5 Michele. Tra questi ne abbiamo scelti 12 per l'album, compreso "Lost In A Christmas Dream" di Natale, più un paio di brani che sarebbero potuti essere utilizzati per l'edizione giapponese. Alla fine l'etichetta giapponese ha optato per un brano di bonus, come fa di solito. Ed è sempre strana questa cosa, perché magari, anche prima di incontrarsi, uno ha un'idea sul disco, sui pezzi che potrebbero venire scelti; poi ti confronti e, non potendo mettere 20 pezzi su un disco, devi operare una scelta. L'obiettivo è comunque quello di mettere sempre i brani più belli e che spacchino, non importa chi li abbia scritti.


Ci sono alcune canzoni che mi hanno particolarmente colpita, in primis "Scent of Dye": si sente che è un brano che hai reso tuo, a livello vocale specialmente. Quanto sei legato a questa traccia e perché?

 Ce ne sono altre?


Sono molto contento di sentire ciò! Sicuramente "Scent of Dye" è uno dei pezzi più importanti per me, anche perché negli ultimi anni mi spostato molto come ascolti: adesso sono più vicino al pop/soul, vedo questo pezzo più vicino al mondo di oggi (anche se naturalmente al 90% della vita di ogni giorno ascolto metal). Comunque, quello è un brano a cui tengo molto, perché é l'unico, tolto "Lost In A Christmas Dream", di cui ho scritto il testo. Sentivo di esternare delle cose che avevo dentro, a livello ambientale come dicevo prima. Io non sono solitamente un compositore di testi, però ho voluto mettere su carta un paio di concetti, come il fatto che ognuno di noi dovrebbe un po' dimenticare di pensare solo a sé stesso e guardare il tutto in una maniera più distante e coinvolgente per le persone che stanno attorno, anche semplicemente quelle al nostro fianco.
Per il resto, sarò banale, ma adoro davvero tutto l'album! Abbiamo scelto dei brani di cui noi fossimo sicuri al 100%, però giusto per citarne due a cui tengo particolarmente: uno di questi è "My Demons Can't Sleep", che è stato scelto da tutti come singolo. Il testo è stato scritto da Michele: è nato con delle parole a caso e il titolo era già quello in partenza, proprio come se uno dovesse accettare le cose che ha dentro, anche quelle negative, e imparare a conviverci. E l'altro è la chiusura dell'album, "Catch The Dream".



Proprio di "Catch The Dream" ti avrei voluto parlare ora, perché la sua semplice gospel vibe racchiude in sé una certa bellezza; bellezza che si ritrova anche in "Nanook", anche se questo è probabilmente uno dei brani più complessi del lotto, nel senso che mette insieme diversi elementi interessanti: cornamuse, fiati, arpa, coro di voci bianche...andando un po' al di là della strumentazione classica. Come sono nati?


Precisamente! Forse "Nanook" è stato il brano non tanto più difficile da scrivere, quanto da registrare. C'è l'arpa vera, la cornamusa vera, per non parlare del coro di bambini che è sempre un'emozione incredibile da registrare. Avevamo fatto una cosa simile su "Limitless" con la traccia "Oblivion", ma era un effetto che in questo brano serviva assolutamente nel break centrale e l'abbiamo rimesso nuovamente. Poi anche lì, registri tantissime cose diverse, ma alla fine dei conti devi rendere.
Invece "Catch The Dream" non era un brano preventivato. Siamo partiti io e Michele, come ti dicevo, semplicemente con delle demo e ad un certo punto, lavorando ad un pezzo, non venivamo a capo di una parte e ci siamo detti: "Ok, proviamo ad aggiungere un piccolo coro qui"; alla fine dei conti quel coro era "Catch The Dream", quindi abbiamo cancellato il resto della canzone. Inoltre volevamo che lasciasse un po' a tutti questo messaggio di positività ed unione gli uni con gli altri: tutti noi ci siamo talmente innamorati di questo brano che adesso nei live, a fine concerto, il nostro outro è quello, e facciamo battere le mani al pubblico. Sembra tanto una cosa gospel da chiesa (per quanto personalmente io non sia cristiano), dà molto quella sensazione di unione e fratellanza che di solito nel nostro genere non si vede, ma che ci siamo sentiti di fare.

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Ecco, a livello live, com'è stato accolto "Viridian" dal pubblico presente ai quattro release party, soprattutto alla data di Milano il giorno prima della pubblicazione?


La serata di Milano è stata forse la più difficile. Abbiamo suonato, a parte i singoli, 4/5 brani che nessuno aveva mai sentito: è sempre un rischio perché, parlando del pubblico, uno non potrà mai lasciarsi andare totalmente, non ha mai sentito il brano in questione. Però ci siamo detti: "Comunque è una festa per presentare Viridian, facciamoli!". E la risposta è stata grandiosa! A fine serata tutti ci hanno parlato ad esempio di "Nanook" che non avevano mai sentito, dicendoci: "Cazzo, forse è tra le mie preferite della setlist!". A Milano, dunque, è stato un po' particolare; mentre dal giorno dopo, per fortuna, con l'uscita del disco e anche naturalmente su Spotify, Amazon,... alcuni avevano già imparato alcuni testi, quindi è stato veramente bello vedere gente che aveva già ascoltato magari dieci volte il disco quella giornata ed era arrivata pronta sul pezzo! (ride, NdR)




Una curiosità: avete un rituale di gruppo che fate nel backstage prima di salire sul palco?


Abbiamo alcuni rituali, però di insieme l'unica cosa che facciamo veramente prima di iniziare un concerto è di abbracciarci a turno e di darci semplicemente un cinque. Mentre singolarmente, ognuno ha i suoi rituali, anche di scaramanzia: uno cerca di isolarsi un po' di più, oppure ad esempio Michele ed Alessia si scaldano la voce per una ventina di minuti con gli stessi esercizi...Però niente di particolarmente folle, diciamo.


Come hai detto all'inizio, avete circa un mese prima di ripartire nuovamente in tour. Vi riposate un po' durante questo lasso di tempo, oppure siete già subito a provare?

 Inoltre, so che è un po' presto, ma c'è qualcos'altro in vista oltre al tour, dato che accennavi al fatto di aver già scritto un paio di brani?


Assolutamente niente vacanze! Ci sono le ultime cose a livello logistico da organizzare; poi c'è ancora da portare avanti la promozione del disco, quindi tutti noi abbiamo giornalmente una/due interviste da fare...E poi ovviamente, dopo questo tour, la cosa non finisce qui: già adesso stiamo parlando di alcune cose per fine anno, per il prossimo anno...Dunque bisogna essere sempre un po' attivi per provare ad immaginare un planning per i prossimi mesi a livello di date e tour, anche se molto dipende dal disco: se quest'ultimo andrà veramente bene, sicuramente si aggiungeranno delle cose in corso da fare. Una cosa è certa: non ci fermeremo!


A livello discografico, invece, non saprei dirti. Poi adesso che metto giù, ci chiama Napalm e ci dice: "Oh ragazzi, entro fine anno deve uscire il prossimo disco!" (ride, NdR) Adesso come adesso, siamo concentrati per promuovere "Viridian" e farlo suonare il più possibile. Già con il disco precedente "Of Jupiter And Moons" (ma come anche con gli altri dischi) abbiamo suonato veramente tanto...e continueremo su questa linea, sperando naturalmente che siano tour sempre più belli, sempre più grossi e che raggiungano dei Paesi che non abbiamo mai raggiunto. Uno dei miei desideri, che tutti conoscono da anni, è quello di suonare in Sud America, in cui personalmente non ho mai suonato. Allo stesso modo, so che Michele, visto che non ci ha mai suonato lui, vorrebbe andare in Giappone a tutti i costi, mentre noi ci siamo già stati con la vecchia formazione. Quindi speriamo di fare tutto ed accontentare tutti!


Quanto siete emozionati di essere di supporto in Europa all'ex voce dei Nightwish, Tarja, che ha da qualche mese pubblicato il suo nuovo disco?




Siamo super emozionati non tanto per la sua figura, perché noi abbiamo già suonato coi Nightwish ecc...quindi non è tanto la figura di una band o di un'altra, quanto il fatto di essere super felici di andare on the road, di fare un tour nuovo, conoscere persone nuove. Speriamo che il pubblico di Tarja possa apprezzare il nostro nuovo album! C'è da dire anche che il suo è un pubblico importante: uno da fuori può pensare che lei sia ancora molto ancorata ai Nightwish, invece non è così, si è costruita una brillante carriera discografica e fa dei numeri di fronte ai quali sono rimasto stupito! Tarja ha ancora un grande appeal commerciale in Europa, ma anche in Giappone e Sud America ha una fanbase pazzesca

.


Siamo giunti alla fine dell'intervista. Ti ringrazio per il tuo tempo! Ti chiedo un'ultimissima cosa: vorresti lasciare un messaggio finale?




Innanzitutto grazie a tutti i ragazzi di SpazioRock che ci seguono da anni. Speriamo che il disco nuovo vi piaccia un botto! Noi per adesso non faremo altre date in Italia, però contiamo, che so, nel 2021, di tornare sicuramente. Quindi speriamo di vederci presto, e se non è in Italia sarà all'estero! Tanta gente ci sta scrivendo che coglierà la palla al balzo e verrà magari a Parigi, o a Londra, a vedere uno show Tarja+Temperance, in location super belle!



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