Blink-182
Cheshire Cat

1994, Grilled Cheese Records
Punk Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 16/02/13

I talk to you every now and then
I never felt so alone again
I stop to think at a wishing well
My thoughts send me on a carousel


Uscito ufficialmente nel 1994, dopo qualche demo di discreto successo, “Cheshire Cat” è il biglietto da visita con cui i Blink-182 si presentano al mondo, ma probabilmente rappresenta solo uno di quei tanti bigliettini che finiscono del dimenticatoio. La prima vera fatica musicale della band infatti non è un disco che sfonda, forse perché troppo immaturo per stile e impatto sonoro, o forse perché eclissato da sonorità più concrete del tempo, come quelle dei già affermati Offspring, Green Day o dei Rancid.

Chi da bambino ha apprezzato il film “Alice Nel Paese Delle Meraviglie”, tratto dallo psichedelico racconto di Lewis Carroll,  si ricorderà senz’altro del bizzarro gatto del Cheshire, un personaggio equivoco ma simpatico. Come l’irriverente gatto del cartone animato, l’album dei Blink-182 (che sembra ambientato in un college californiano) sprigiona pensieri giovanili espressi in sonorità semplici: è infatti tutto semplice per i ragazzi di San Diego, a cominciare dall’ideazione delle basi musicali: bastano quattro semplici accordi e un paio di gradevoli riff, e dagli amplificatori personali del magico duo DeLonge – Hoppus nascono canzoni orecchiabili e briose. I testi ovviamente non trattano di tematiche troppo complesse:  “Peggy Sue” e “Tochdown Boy” parlano di quotidiani dilemmi adolescenziali, “M+M’s” racconta di una storiella d’amore, la più enigmatica “Carousel” invece tratta dei drammi interni che ogni ragazzo vive in un periodo di irrequietezza.

I riff monotoni e prevedibili che costituiscono i brani di maggior rilievo sembrano quasi improvvisati, come se fossero nati casualmente dalla mente di Mark strimpellando il basso nella propria camera da letto. I riferimenti alla cameretta personale riemergono spesso nei testi: per ogni adolescente infatti la propria camera è un rifugio, una tana dove custodire i propri pensieri e dove far nascere i sogni di una vita.

“Cheshire Cat”, stilisticamente, non va inteso come un vero e proprio punto d’inizio, in quanto è una sintesi delle precedenti registrazioni, demo ed esperimenti confezionati dai Blink-182 nei primi anni di attività. Attorno alla seconda metà degli anni ’90 il gruppo conquisterà una propria identità, trasformandosi concretamente con l’arrivo di Travis alla batteria, diventando così la band che unirà l’hip-hop al punk-rock. In fondo il punk rock è una cosa semplice, qualcosa di impalpabile che cattura e coinvolge, una sensazione di ebbrezza e spensieratezza, una melodia graffiante da prendere alla leggera. Basta solo qualche birra, un paio di amici, la voglia di divertirsi e un minimo di costanza per ottenere, attraverso il punk rock, la giusta alchimia per divertirsi spassionatamente. È proprio in questo modo che durante un piovoso pomeriggio, in un anonimo garage della periferia di San Diego, è iniziata l’avventura musicale dei Blink-182.



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