“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente…” e scusate la citazione colta!
Ad un anno di distanza dal fortunato “Cruelty And The Beast”, di rientro da un tour decisamente impegnativo, i Nostri si trovano a dover fare i conti con i giorni a venire. A detta dello stesso Dani Filth (concentrato di perversa ispirazione a capo della band), la sensazione che i tempi futuri possano rivelarsi delicati e rischiosi per la stabilità della band, si avvertiva nell’aria, quindi era necessario tenere vivo tanto il legame nel gruppo quanto l’interesse dei fan. Il risultato è uno di quei prodotti che fanno irrimediabilmente da giro di boa, spartiacque tra passato e futuro ed a buon diritto diventano eterna pietra dello scandalo. Qualcosa del genere è successo a molte band prima di loro (chi ha detto Metallica?) e lo stesso accadrà a molte altre in futuro. Un cambiamento di rotta troppo brusco, un mutamento nello stile, nei contenuti o nella forma. Insomma, un ingrediente nella ricetta che viene sostituito ed improvvisamente il piatto diventa indigesto. Proviamo però ad analizzare il mini con un occhio, o meglio, con un orecchio distaccato.
La titletrack è un perfetto esempio di inspiegabile successo. Di fatto la straordinarietà del brano non sta tanto nello spessore artistico, che per inciso lascia davvero molto a desiderare, ma nell’aver saputo creare una bizzarra mistura di distorsioni black-thrash in grado di catturare l’ascoltatore. Le tastiere che aprono il pezzo sono più che sufficienti per imbrigliare l’attenzione, rimanendo impresse nella memoria come il tema di certi horror hollywoodiani. Si va in crescendo, non tanto di violenza quanto di ritmo, quasi ballabile(?). Gli intermezzi d’archi ed alcuni appunti recitati da Filth e dalla storica corista Jezebel Deva fanno il resto. Il growl è molto meno marcio e incomprensibile rispetto al passato, la varietà di armonizzazioni che il vocalist riesce per la prima volta a produrre è sorprendente. Una caratteristica, questa, che diverrà il marchio di fabbrica dei dischi a venire.
Adrian Erlandsson, che ha sostituito Nicholas Barker alle pelli, apre “Of Dark Blood And Fucking” con un attacco davvero esaltante. Forse il resto del brano non si rivela all’altezza di tanto sfoggio, ma non è poi tanto tremendo quanto può sembrare. Reminiscenze electro-dark aleggiano lungo i sei minuti di un delirio musicale, ritmiche impastate e cori che solo apparentemente sembrano viaggiare in modo totalmente slegato dal contesto. La cover di “Death Comes Ripping” sembra il jingle di un cartone animato horror-demenziale. Spassosa ma nulla di più. Altra storia per “Sleepless” degli Anathema, che subisce un restyling di tutto rispetto. Onirica al punto giusto, cupa e a tratti morbosa si regge su un ottimo lavoro di basso a cui le chitarre sembrano fare solo da accompagnamento, fino ad arrivare ad un compimento heavy metal vecchia scuola. Ma veniamo a “Perverts Church”… ovvero l’insulto finale! Rivisitazione da rave party della prima traccia, abbandona ogni velleità black in favore di un esperimento techno/dance opera di Nick Barker. Con tutto il rispetto verso la libertà creativa e la patria potestà che ogni artista dovrebbe conservare sulle proprie opere, questo è quel genere di passo falso che si paga caro. Hanno avuto decisamente più fortuna i fan d’oltre oceano che si sono guadagnati la cover “Dawn Of Eternità” dei Massacre. Nel complesso comunque dimenticabile, ma se non altro molto meno offensiva. La riedizione del classico “Funeral In Carpathia” non aggiunge nulla all’originale, privandola al contrario di buona parte della magia.
Nonostante la scarsità dell’EP, il vero successo in termini di vendite per la band inizia proprio qui. Complice un videoclip ad opera di Alex Chandon, mandato incredibilmente a ciclo continuo su MTV (seppure in versione ultra-censurata), “From The Cradle To Enslave” porterà la band di Filth sugli scaffali dei megastore e sulle magliette di una moltitudine di teen agers. Nel futuro della formazione inglese ci saranno nuovi (continui) cambiamenti di line-up e fortune alterne sia in termini di vendite che di popolarità. Quel che ci consola è sapere che questa sia stata solo una parentesi. Con il nuovo millennio i Cradle Of Filth subiranno una trasformazione profonda: se in bene o in male… ai posteri l’ardua sentenza!
"We have to play it at every gig... I'd like to erase it, so I wouldn't have to play it again. After a while you just want to play something different. There's something about the hook that just strikes a chord of fear down my spine." (Dani Filth, Kerrang! Issue 1130, 21 October 2006)
Cradle Of Filth
From The Cradle To Enslave
1999, Music For Nations
Gothic
01. From The Cradle To Enslave
02. Of Dark Blood And Fucking
03. Death Comes Ripping (Misfits Cover)
04. Sleepless (Anathema Cover)
05. Perverts Church (From The Cradle To Deprave) (Remix Of "From the Cradle to Enslave")
06. Funeral in Carpathia (Be Quick Or Be Dead Version)
02. Of Dark Blood And Fucking
03. Death Comes Ripping (Misfits Cover)
04. Sleepless (Anathema Cover)
05. Perverts Church (From The Cradle To Deprave) (Remix Of "From the Cradle to Enslave")
06. Funeral in Carpathia (Be Quick Or Be Dead Version)
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