Stratovarius
Elysium

2011, Edel
Power Metal

Con "Elysium" gli Stratovarius riemergono definitivamente dall'oblio
Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 17/01/11

Elysium” è il tredicesimo studio album della band scandinava, più precisamente finnica, Stratovarius. Tredici dischi sono un traguardo non indifferente, soprattutto se ripensiamo alle recenti vicende che hanno portato all’allontanamento volontario di Timo Tolkki dalla formazione, e che hanno rischiato di far svanire nel nulla uno dei gruppi più importanti del panorama power metal negli anni novanta. Questa però è una storia che abbiamo già approfondito anche in sede di recensione del precedente album “Polaris”, ora è il momento di parlare del nuovo pargoletto giunto fresco fresco in concomitanza con il nuovo anno.

“Elysium” dicevamo, luogo in cui, secondo la mitologia greca, risiedevano le anime di coloro che in vita venivano amati dagli Dei. La copertina dell’album richiama senza tanti scrupoli quella di “Polaris”, con la stramba e bizzarra navicella spaziale che a me ha tanto ricordato la rosa dei venti (sarà per le sue numerose punte simmetriche). La musica, che è quella che conta più di ogni altra cosa, mantenendo fede alla cover-art, assorbe, rielabora e amplifica quanto di buono era stato mostrato nell’album precedente. Mettiamoci una pietra sopra, i tempi di “Visions”, “Episode” e “Destiny” sono lontani anni luce, ma non è necessariamente un male. Lo stile neoclassico infuso da Tolkki ha lasciato la band con lui per far spazio a tutta una miriade di suoni ed effettistiche cyber-spaziali (tranquilli, il clavicembalo di Jens fa sporadiche apparizioni, poche ma buone). Questa evoluzione che, volenti o nolenti, è iniziata con la pubblicazione dei due “Elements”, trova in “Elysium” la sua massima espressione, raggiungendo quei livelli qualitativi musicali che i fan aspettavano da tanto, troppo tempo.

Mi sembra inutile prodigarsi in smisurati elogi alle doti tecniche dei musicisti, tutti hanno saputo ritagliarsi il proprio spazio, rendendo il disco eterogeneo, creativo e praticamente mai noioso. Canzoni come “Infernal Maze”, “Event Horizon” o “The Game Never Ends” sono furiosi atti musicali, dove gli assoli e la velocità fanno da padroni incontrastati. “Move The Mountain” ti riconcilia col mondo grazie al suo candore. Tra queste troviamo i classici mid-tempo di default che possiamo sentire in qualsiasi altro lavoro dei finnici, ben realizzati ed arrangiati, nulla da eccepire, con l’eccezione di “Fairness Justified”, brano che reputo il più sottotono del disco. Insomma, mica tutte le ciambelle escono col buco, no? Chiude “Elysium”, la monumentale e mastodontica titletrack, diciotto minuti di suite. Forse un pochino eccessiva la sua durata, forse anche un po'  allungata con l’acqua. Ciononostante il brano rimane godibile al cento per cento, non andando a minare quanto di buono costruito in precedenza.

“Elysium” è la conferma definitiva della nuova line-up e del nuovo corso degli Stratovarius. La band ha saputo tener duro, ha abbassato la testa e lavorato sodo in questi anni per riemergere dall’oblio in cui sprofondarono, ed a conti fatti, sembra proprio che ci siano riusciti. Promossi.



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