Stratovarius (Timo Kotipelto e Jens Johansson)
Il Wacken Open Air non è soltanto birra e musica a volumi esagerati, ma soprattutto un enorme salotto nel quale incontrare band e poter discutere in tutta tranquillità. La disponibilità degli Stratovarius è nota ormai a tutti ed è così che abbiamo avuto l’occasione di una lunga chiacchierata con Timo Kotipelto e Jens Johansson durante la sessione di interviste a loro dedicata e soprattutto dedicata al nuovo e attesissimo album “Eternal”. Buona lettura.

Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 17/09/15
Grazie mille per la disponibilità e bentoranati sulle pagine di SpazioRock, è sempre un piacere avervi nostri ospiti.
 
T: Grazie a te
 
J: Grazie Marco
 
Siamo qui a Wacken, ma in questo momento siamo soprattutto qui per parlare del vostro nuovo album. Ho avuto la fortuna di ascoltarlo per bene e devo dire che “Eternal” è un disco di gran spessore. Da “Polaris” in poi avete ripreso lo sviluppo tecnico e innovativo nei vostri album e devo dire che “Eternal” sembra proprio essere la giusta chiusura del cerchio… 
 
T: Beh ovviamente non possiamo che essere totalmente d’accordo (risata generale, ndm). Parlando seriamente ti ringrazio per i complimenti che fanno molto piacere, soprattutto perché siamo ancora “dentro” l’album, nel senso che lo abbiamo finito solo due mesi fa e quindi il legame è ancora molto forte. A noi capita sempre così, ci immergiamo talmente tanto nella composizione di un disco che poi abbiamo bisogno di un certo tempo per riuscire a staccarcene un minino e iniziare poi a suonarlo dal vivo. 
 
J: Siamo i primi a dover metabolizzare un nuovo disco, forse proprio perché ci conosciamo talmente bene e lavoriamo in maniera talmente sinergica che tutte le fasi per la realizzazione di un nuovo disco ci travolgono completamente. Questa è la forza della band, nella quale tutti partecipano al songwriting e quindi la quantità di materiale che scriviamo è sempre enorme, poi sfruttiamo il fatto di essere in cinque per poter scegliere le cose migliori su cui lavorare. 
 
stratovarius_interv_2015_02
 
A proposito di questo aspetto: Rolf (Pive) è entrato nella band da tre anni e probabilmente non ha potuto contribuire in maniera sostanziale nella stesura di “Nemesis”. Quale è stato il suo contributo nel nuovo disco e come si è integrato nella band?
 
T: Il suo supporto è stato più legato alla fase finale degli arrangiamenti, anche se ovviamente ha poi messo del suo per quanto riguarda le parti di batteria portando il suo stile all’interno del nostro sound. Ovviamente poi il fatto che abbia fatto il lungo tour di supporto a “Nemesis” ha fatto sì che aumentasse la conoscenza e l’intesa per cui il suo lavoro si integra alla perfezione col nostro. È un batterista molto capace e in particolare mi piace la sua attitudine. 
 
Ora Jens ho una domanda un po’ particolare per te, quindi rispondi sinceramente e senza pensare alla presenza di Timo qui con noi... Ovviamente si parla di cantanti… Una delle cose che mi sento spesso ripetere durante le interviste è legata alla necessità di avere un cantante che al di là delle doti tecniche, abbia un feeling tale con la band per cui quando si scrive un brano lo si riesce a costruire esattamente intorno alle sue qualità. In tale ottica quanto è importante avere  un  fuoriclasse del microfono come Timo al vostro fianco?
 
J: È un aspetto fondamentale e proprio per questo così difficile da raggiungere. Gli aspetti sono molteplici e c’è sia un feeling personale ed artistico che tecnico. I veri fuoriclasse hanno una capacità vocale talmente unica e personale per cui quando scrivi sai già esattamente cosa aspettarti. Se penso a Ronnie James Dio penso possa essere considerato proprio per questo il più grande di sempre. Tornando a noi, essendo in cinque persone a scrivere, il tutto è ancora più difficile e qui subentrano tutte le qualità di Timo e la nostra reciproca conoscenza. 
 
Quindi mi confermate che per essere un grande cantante non sia necessaria solo una grande voce…
 
T: Assolutamente. In studio chiunque può essere perfettamente intonato, così come invece quando si è in tour, per quanto tu possa avere una bella voce e un’ottima tecnica, è naturale che ci siano delle giornate in cui fare una buona performance sia molto difficile e faticoso. È proprio in queste occasioni che il cantante deve essere qualcosa in più, deve essere un tutt’uno con la band per cui lo spettacolo complessivo risulta sempre e comunque di buon livello. L’altra cosa difficile è trovare un proprio stile ed è per questo che amo cantanti come Dio e LaBrie, in quanto basta un solo secondo per riconoscerli.
 
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Ora una domanda per Timo: quali sono le fonti di ispirazioni quando ti appresti a scrivere un testo?
 
T: Dipende, ma principalmente alla vita. I testi degli Stratovarius sono spesso legati alla distruzione del nostro pianeta, cose che del resto vediamo tutti i giorni. Non voglio assolutamente fare il politico e onestamente non saprei quale possa essere la soluzione a questi problemi, ma semplicemente scrivo quello che vede ed il dispiacere nel vedere tutto ciò.
 
Parlando della vostra carriera, quali pensate siano stati i tre momenti fondamentali della vita degli Stratovarius?
 
T: Ok inizio io: di sicuro il nostro primo tour europeo che è stato una tappa fondamentale della nostra carriera. Ricordo poi con molto piacere anche la seconda parte degli anni ’90 perché è stato un periodo in cui tutto cambiava così velocemente. Poi è stato fantastico suonare in così tanti posti diversi anche se Wacken è sempre un posto speciale per me, nonostante rischi sempre la vita: anche oggi sono stato colpito da una telecamera (risata generale, ndm).
 
J: Devo dire che è molto difficile identificare solo tre momenti perché ogni album, ogni tour regalano momenti importanti e indimenticabili.
 
Quanto è stato difficile nella vostra carriera andare incontro alle aspettative dei fan? 
 
J: Questa domanda è molto difficile, ma la risposta fortunatamente è semplice: abbiamo sempre e solo suonato quella che consideravamo essere la nostra musica. Da sempre siamo stati su di un filo sottile tra quelli che ci consideravano troppo melodici e chi invece contestava ogni minima variazione sul tema. Noi siamo sempre andati avanti sulla nostra strada e, rafforzati anche dalla maturità personale, abbiamo imparato che è meglio un album scritto in maniera sincera piuttosto che uno composto a tavolino con un obiettivo specifico.
 
T: Esatto, tanto in un caso o nell’altro le critiche arrivano comunque, allora meglio essere felici e convinti in pieno del nostro lavoro. 
 
Purtroppo siamo giunti alla fine del tempo a nostra disposizione, ma vorrei sfruttare gli ultimi minuti per chiedervi quanto dei vostri prossimi passi e soprattutto per complimentarvi ancora con voi per “Eternal” ….
 
T: Grazie mille. I prossimi passi sono quelli relativi al tour e mi pare che saremo in Italia a Novembre, quindi ci vediamo presto, non mancate.



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