Children of Bodom
Relentless Reckless Forever

2011, Spinefarm Records
Heavy Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 16/03/11

Inconcludente: vano, inutile, che non raggiunge alcun fine. Impietoso giudizio per il nuovo album dei Children of Bodom. Impietoso ma doveroso, meritato, che non lascia dubbi. La parabola discendente dei bambini continua imperterrita e in maniera sempre più preoccupante.

Difficile infatti non associare questo “Relentless Reckless Forever” alle ultime pessime uscite di Laiho e compagni, saldamente avviluppati allo zoccolo duro di fan e alle nuove leve facilmente “abbindolabili”, ormai gli unici a giustificarne l'attività. Non servono troppe parole per descrivere il settimo full-length dei finlandesi, un'autentica accozzaglia di suoni apparentemente privi di senso, momenti caratterizzati da grande perizia strumentale assemblati senza quasi un ordine logico, annoiando nei frangenti più duri e risultando persino fastidiosi e slegati nelle parentesi più melodiche.

Lo stile dei nostri è rimasto quasi invariato rispetto al recente passato, cercando a questo giro di riprendere un po' il sound dei dischi che hanno reso famosa la band, applicandovi le tendenze degli ultimi anni di carriera. Quindi una sorta di ibrido death/power/heavy/thrash, con spunti di modern metal (qualsiasi cosa voglia dire) e persino sprazzi metalcore. Il tutto rifinito con una costante ricerca melodica a tratti pretenziosa, come se Laiho avesse voluto a tutti i costi piazzare il ritornello melodico persino quando non serviva, col risultato di “sfilacciare” i brani, che perdono quindi di continuità, risultando dei puzzle, brevi esibizioni male assemblate. Un'operazione che voleva accontentare tutti, fan vecchi e nuovi, ma che alla fine rischia di non accontentare nessuno (o quasi, i nostri son già disco d'oro in patria), un album che incarna perfettamente il trend del mercato metallico da molti anni a questa parte: abbellire il prodotto, donargli una produzione bombastica, rifinirlo al millimetro, tralasciando però il contenuto, certi comunque della dedizione di una determinata fascia di pubblico.

È arduo persino segnalare qualche brano in particolare, tutti "perfetti" quanto insipidi, dimostrazione della bravura dei nostri coi propri strumenti, a cui manca però il senso della misura, l'intuizione, l'ispirazione per scrivere qualcosa, magari anche meno vorticoso, che però rimanga in mente. Niente, ennesimo passo falso per i Children of Bodom e, visto l'andazzo delle cose, probabilmente non l'ultimo.



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