Arkona
Stenka Na Stenku

2011, Napalm Records
Folk Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 18/06/11

Portabandiera di un pagan folk metal indissolubilmente legato alla propria terra d'origine, i russi Arkona sono stati protagonisti, nel corso degli ultimi anni, di una crescita esponenziale che li ha portati, dopo quattro album sconosciuti ai più, a firmare un prestigioso contratto con la Napalm Records, per la quale i Nostri hanno inciso quello che a tutt'oggi è il loro miglior album, “Goi, Rode, Goi!”.

In attesa della pubblicazione del nuovo disco, annunciata per la fine di agosto, la formazione capitanata dalla sacerdotessa slava Masha "Scream" Arhipova ci propone un delizioso antipasto intitolato “Stenka Na Stenku”, EP di sei tracce contenente tre inediti (di cui uno, la titletrack, farà parte del nuovo full length), una versione acustica di “Goi, Rode, Goi!” e due cover.

La traccia che dà il titolo all'EP, “Stenka Na Stenku” (titolo che rimanda al nome di un antico sport praticato presso le popolazioni slave, simile a quello che oggi viene chiamato pugilato), riporta in auge il tipico sound degli Arkona, caratterizzato in primo luogo dalla presenza della carismatica voce di Masha, in grado di muoversi con straordinaria disinvoltura tra gli innumerevoli registri vocali che le appartengono, tra cui spiccano un cantato evocativo e mistico ed uno scream tagliente e feroce che d'improvviso la trasforma in una spietata guerriera pagana. A condire il tutto è la strumentazione acustica, ottimamente inserita nel contesto musicale del quartetto di Mosca, tra riff accattivanti non troppo lontani dalla proposta dei colleghi finlandesi Finntroll e Korpiklaani e possenti cavalcate di batteria. “Valenki” fa riemergere dalla nebbia la gloriosa storia della Madre Russia e le sue steppe sconfinate, teatro di sanguinose e cruente battaglie, mentre la versione acustica di “Goi, Rode, Goi!” riscalda l'atmosfera con le sue percussioni misticheggianti ed un cantato quasi sciamanico che è causa di brividi lungo la schiena. “Skal” vanta la partecipazione di Freki dei tedeschi Varg, che sostituisce Masha al microfono per tutta la durata del pezzo, ma in definitiva è l'episodio più anonimo e trascurabile del lotto. Molto meglio la cover di “Duren'” degli ucraini Svarga, condita da accelerazioni vicine al symphonic black metal e melodie folk dal taglio ancestrale, o la conclusiva “Noviy Mir”, ottimo esempio di folk metal evocativo ed onirico, due pezzi che esaltano al meglio la componente più meditativa del sound degli Arkona.

Dopo aver ascoltato “Stenka Na Stenku”, l'attesa per la pubblicazione di “Slovo” si fa sempre più alta, segno che le capacità di questa band stanno diventando sempre più lampanti. Per ingannare il tempo possiamo continuare ad ascoltare questo EP, un altro importante tassello nella discografia degli Arkona.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool