Arkona
Slovo

2011, Napalm Records
Folk Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 22/09/11

A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell'intrigante EP “Stenka Na Stenku”, tornano gli Arkona con la loro miscela di sonorità folk e pagan metal ispirata all'antica tradizione della Madre Russia. Per lanciare il loro sesto album in studio, la vocalist Masha e i suoi fidi compagni di squadra hanno deciso di fare le cose in grande, in modo da superare i già ottimi risultati raggiunti con l'ultima, apprezzata fatica in studio “Goi, Rode, Goi!” (2009) e regalare ai propri fan un'esperienza ai limiti della magia.

La band appare in ottima forma, sia sul versante strumentale che su quello delle vocals (la fittissima attività live degli ultimi anni deve aver contribuito parecchio da questo punto di vista). Del resto, questa è una costante alla quale gli Arkona ci hanno abituato negli anni: Masha è una frontwoman d'eccezione, che alterna un evocativo canto da sacerdotessa pagana ad un ferocissimo growl, inserendo qua e là bellissime e suggestive parti recitate, e il suo incredibile carisma porta questo “Slovo” verso vette emotive non ancora esplorate dai Nostri. A darle man forte interviene una sezione ritmica imprevedibile, che con disinvoltura dipinge il sound della band con variopinte pennellate folk, pagan, black, thrash metal e chi più ne ha, più ne metta. Il tutto amalgamato alla perfezione all'interno di quattordici composizioni che lasciano senza fiato, ornate da cori solenni ed arrangiamenti sopraffini di strumenti a fiato e ad arco.

La musica degli Arkona appare ancor più sfaccettata, complessa e magniloquente rispetto al passato e i fan del folk metal più raffinato hanno più di un motivo per procurarsi la propria copia di “Slovo”. Se non vi fidate sulla parola, provate a dare un ascolto all'accoppiata iniziale composta dalla solenne intro “Az'”, un tripudio di cori ed orchestrazioni, ed “Arkaim”, un lungo brano che parte in quarta con una veloce sfuriata black metal per poi regalarci un memorabile ritornello melodico, oltre a lunghe ed articolate strofe e bellissimi break strumentali dominati dalla delicatezza degli archi e dei fiati: otto minuti di estasi pura. Oppure provate a resistere all'evocazione di “Zakliatie”, dove le cantilene di Masha danno vita ad un rituale pagano sulle progressioni di percussioni ancestrali e di contrappunti sinfonici di prim'ordine. La musica degli Arkona non vi lascerà alcuna via di scampo e, come per magia, vi ritroverete a muovere la testa sui ritmi forsennati dell'epico canto di battaglia di “Nikogda”, a saltellare divertiti sulle note di “Stenka Na Stenku”, a sognare di steppe sconfinate macchiate dal sangue ed interminabili bufere invernali, a rivivere le gloriose gesta di antichi guerrieri...

Agli Arkona, musicalmente parlando, non manca proprio nulla e in “Slovo” non c'è veramente una virgola fuori posto. La capacità del quartetto di immergere l'ascoltatore in un contesto storico ben delineato come quello del paganesimo slavo è il valore aggiunto di un'esperienza musicale già ricca di sfaccettature ed emozioni, e la capacità di far sognare l'ascoltatore (grazie anche ai magici suoni della lingua russa) insita in questo album eleva la formazione moscovita ben al di sopra degli standard del genere di riferimento.



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