Mi sono sempre immaginato gli Arkona come una band di turpi boscaioli; ma il ritratto ruvido di nerboruti uomini delle foreste non fa proprio al caso dei nostri paladini del pagan metal russo, in verità capeggiati dalla bella Masha Arkhipova, fanciulla ingiustamente meno nota di altre prime donne del metallo. Le forme aggraziate della cantante rientrano tra i pregi della band insieme alla indiscussa laboriosità: sei album in studio e un live in dieci anni di attività sono un bottino che farebbe invidia a qualsiasi filibustiere della Tortuga. Più affaccendati del minatore e conterraneo Stachanov, gli Arkona celebrano il proprio decennale di operosità con un doppio album live sterminato come una foresta di conifere: "Decade Of Glory".
Il sound dei moscoviti è un mosaico resinoso che nasce dai boschi e le torbiere della taiga: la componente black si mescola alle influenze della musica slava alla stregua di mangrovie in un acquitrino. Ma nonostante l’appeal delle armonie tradizionali dell’Est la proposta degli ex Hyperborea non è di facilissimo approccio e “Decade Of Glory”, che riassume con liceità l’intera carriera della band fino ad oggi, manifesta una certa ostilità anche se supera con un grande balzo la prova della registrazione dal vivo, che in alcuni casi può impoverire il suono. L’antologia, composta da trentuno tracce registrate durante uno show tenutosi a Mosca (con un coro di nove persone a supporto, due coristi e quartetto d'archi), comprende sia i brani più famosi che quelli di seconda fascia, alternati tra loro come muschi e licheni nel sottobosco. Similmente a banchi di nuvole sospinti dalle correnti si intrecciano brani crudi e potenti a estratti dal retaggio magico e solenne, recitati come un’invocazione dalla passionale Arkhipova. Il denominatore comune è sempre il folk che con la sua musicalità spezza la compattezza del black, alleggerisce la struttura delle canzoni e ne facilita l’ascolto.
Intraprendere il percorso musicale di “Decade Of Glory” (160 minuti) è come salire a bordo del treno che parte da Mosca e arriva a Vladivostok: un viaggio interminabile ma di sicura suggestione.