Gamma Ray
To The Metal!

2010, earMUSIC/Edel
Power Metal

Il peggiore disco della premiata ditta Gamma Ray
Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 12/02/10

Dopo un ritorno piuttosto infelice nella Terra della Libertà il folletto più amato del metal torna a far parlare di sé con un nuovo album targato Gamma Ray. A dir la verità, senza inutili giri di parole, nessuno sentiva il bisogno di un disco come "To The Metal!". Dopo una fulminante carriera passata a sfornare dischi su dischi a metà strada tra Judas Priest e Iron Maiden a cosa serviva, è lecito chiedersi, dopo venti anni di onorata attività, pubblicare l’ennesimo album che riassume nel peggiore dei modi le influenze mai esorcizzate? In verità tutto segue un filo logico. Se in passato il buon Kai Hansen ha saputo mascherare il tutto facendo leva su un livello compositivo mostruoso, ora che questo è venuto meno tutte le lacune tornano a galla e gli scheletri fanno capolino dagli armadi polverosi.


Se dovessi scegliere un termine per inquadrare il nuovo album dei tedeschi sceglierei “grottesco”. Un vocabolo pesantissimo che potrebbe scatenare turbini e tempeste. Eppur a mio modo di vedere la realtà non è distante dal concetto in questione. L'opera è senza mezzi termini un plagio continuo. Tralasciando l’oscenità e l’inutilità di estratti quali “Mother Angel” o l’opener “Empathy”, andiamo a sondare la realtà della titletrack. Beh, avete presente "Metal Gods" dei Judas Priest? Immagino di sì. Ora sovrapponetela al quarto brano di "To The Metal!" e trovate le differenze, o almeno provateci. Il risultato è imbarazzante. C’è “Rise” che, a dispetto del resto, è accattivante e coinvolgente. La cosa però che mi lascia di stucco è la stramaledetta somiglianza con "Out Of The Ruins", opener di "Legend Of The Shadowking", il nuovo Freedom Call. Forse Dan Zimmermann saprà sciogliere il nodo gordiano.


Per fortuna, tra tanto inaspettato scempio, si accende una stella che brilla di luce propria e non riflessa. “All You Need To Know” fa dimenticare lo sciacallaggio musicale portato avanti dal Raggio Gamma e ci allieta con la dolcissima voce di Michael Kiske, ospite sul brano in questione. E’ inutile nascondere l’emozione riassaporata. La collaborazione tra due leggende del metallo dà concretezza e qualità a un brano di per sé non eccezionale ma che vi farà tornare in mente dolci ricordi. “Time To Live” si accredita di un semplice interesse ma scivola via senza incantare seppur sia chiusa da un delizioso frammento di tastiere truccate da clavicembalo. A lasciare senza parole è la settima “Shine Forever” per il modo in cui Kai Hansen arriva a scimmiottare Rob Halford. “Deadlands” è un pezzo in pieno stile Gamma Ray che riesce a farsi apprezzare sfruttando il suo fare avvincente. Mentre il disco affoga in una depressione totale appare il salvagente “Chasing Shadow” cui la band tenta di aggrapparsi quando ormai il destino è segnato. La traccia si staglia con dignità sopra le avversità tediose del complesso ma, alla fine dei conti, finisce anch’essa per essere risucchiata dalla forza cosmica del cestino. Infine troviamo la ballad “No Need To Cry” che lascia il tempo che trova confermando la scarsa vena creativa di Hansen per i brani lenti se esclusa l’immortale The Silence.

 

"To The Metal!" è condannato senza appello come il peggiore disco dell’incredibile carriera dei tedeschi e lascia un senso di amarezza non indifferente. La cosa che spaventa di più non è la scarsezza di contenuti ma il riciclaggio osceno che autorizza i tedeschi a confondersi con qualsiasi altra power band di serie zeta. Ero orientato per un sei politico, ma mi è suggerito che dagli amburghesi ci dobbiamo aspettare ben altro e non possiamo essere clementi solo per il blasone. E, in effetti, è così. Un altro gruppo probabilmente avrebbe strappato la sufficienza, i Gamma Ray, in questo momento, non la meritano.





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