Asia
Omega

2010, Frontiers Records
Prog Rock

Il supergruppo non manca il bersaglio e sfodera tutta la propria classe.
Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 23/04/10

Quando si osserva la line-up degli Asia, non si può fare a meno di stare in silenzio, in ossequioso rispetto, pensando che questa sia composta da musicisti provenienti dagli Yes, dai The Buggles ("Video Killed The Radio Star" dovrebbe esservi d'aiuto), dagli Emerson, Lake & Palmer, dagli Uriah Heep e dai King Crimson... Si ha da subito la sensazione di avere a che fare con musica dotata di una marcia in più, di qualsiasi genere essa sia. Gli Asia, riunitisi nel 2006 dopo ben ventitre anni di inattività, sfornano nel 2010 "Omega", un album dalla sfumature progressive ed AOR, caratterizzato dalla spiccata accessibilità e freschezza tipica del rock classico, in grado di catapultarci direttamente negli anni '80, periodo di maggior successo della band.


È curioso come questa sensazione di essere tornati negli anni '80 sia suscitata da melodie rielaborate in chiave moderna. Andando ad ascoltare alcuni brani dei primi album, si avverte quel marchio di fabbrica, quel filo rosso che rende coeso tutto il lavoro degli Asia, che prosegue inconfondibile in "Omega". C'è chi cerca di forzare un revival delle epoche passate, spesso risultando ridicolo o forzato, c'è invece chi convive con il passato, ma anche con il presente, ed è in grado di riportare alla vita momenti, oramai passati, in modo assolutamente naturale. Uno degli esempi più eclatanti è senza dubbio "Finger On The Trigger", che ricorda i primi grandi successi della band, come "Heat Of The Moment", per la sua carica e la sua energia dirompente, trasmessa in particolar modo dalla voce di John Wetton, che in più di un momento mi farà pensare, per qualche leggera affinità, a Michael Stipe dei R.E.M, e soprattutto a Sting nel brano dai tratti folk e suggestivi di "There Was A Time".


"Emily" e "Don't Wanna Lose You" riportano subito alla mente influenze provenienti nientemeno che dai Beatles, reinterpretati in chiave più moderna, per le loro atmosfere un po' ingenue e anche spensierate (ma i Beatles non facevano solo canzoni leggere e spensierate, sia ben chiaro!). "Ever Yours" e "I Believe" costituiscono degli ottimi brani soprattutto in sede live, grazie ai testi relativamente semplici ed i ritornelli facilmente memorizzabili. "End Of The World" e "Light The Way" lasciano spazio ai momenti decisamente più progressive; questi due brani mettono in notevole risalto gli ottimi arrangiamenti e gli effetti sonori creati dai sintetizzatori. Tuttavia, la sottoscritta reputa che tutta l'energia e la positività trasmessa dagli Asia sia rappresentata nel modo migliore dal brano "Listen Children", che ci offre un bel testo luminoso, una storia vista dagli occhi sognanti di un bambino.


L'immediatezza complessiva di "Omega" non risulta stucchevole o pacchiana, al contrario, lascia spazio anche a momenti fatti di virtuosismi e di assoli di chitarra, non eccessivamente lunghi né invadenti, e a piccoli duelli tra tastiera, batteria e chitarra, realizzati per tenere alta l'attenzione dell'ascoltatore e per ricordare le radici tutto sommato progressive dei musicisti.


"Omega" è senz'altro un'uscita molto gradevole e ben riuscita da tutti i punti di vista: per chi ha voglia di rock diretto, ma certamente di classe, visto il calibro dei musicisti, non si faccia scappare quest'ottima uscita.





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