The 69 Eyes
Universal Monsters

2016, Nuclear Blast
Gothic Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 21/04/16

A quattro anni di distanza dal precedente “X”, i cinque vampiri di Helsinki fanno finalmente il loro ritorno sulla scena internazionale, e lo fanno nel migliore dei modi, andando a ripescare quel Johnny Lee Michaels che aveva contribuito in modo marcato a creare il sound dei The 69 Eyes da “Blessed Be” in avanti. L’operato del dotato produttore finlandese – considerato da Jyrki e soci come il sesto membro ufficiale della band – è evidentissimo ma, se da una parte “Universal Monsters” trasuda quel mood tragico e suadente caro a tutti i decadenti vampiri che si struggono ascoltando le melodie del quintetto di Helsinki, dall’altra il combo finlandese non ha dimenticato affatto le proprie origini rock’n’roll ben coltivate all’interno degli album rilasciati negli anni ’90.

Graziato da una riuscitissima copertina raffigurante Jyrki – estremamente debitore del Boris Karloff dal Frankenstein del 1931 di James Whale – illuminato da luci retrò, l’album si apre con la riuscitissima “Dolce Vita”, e gli anni trascorsi dalla pubblicazione di “Blessed Be” e “Paris Kills” vengono come per magia annullati. A mostrarci l’altra anima della band ci pensa immediatamente “Jet Fighter Plane”, con i suoi rimandi alla musica degli anni ’80, ripresa egregiamente in due altri album della band quali “Savage Garden” e “Back In Blood”. C’è poco da fare: i The 69 Eyes potranno considerarsi quanto vogliono dei decadenti vampiri, ma nel loro DNA rimarrà sempre il rock’n’roll grezzo e tellurico proveniente dal punk rock fine ’70 / inizio ’80. “Universal Monsters” scorre con piacere nei suoi 46 minuti di durata, miscelando sapientemente le due anime della band e donandoci anche alcune piccole chicche fuori dagli schemi consueti, come “Jerusalem”, con il suo ritmo ipnotico e le litanie mediorientali, o “Miss Pastis”, con un organo ad aprire il brano ed il ritornello in francese, “Never” con una chitarra acustica capace di trascinare l’ascoltatore in un’atmosfera più latina, “Blue” con un Jyrki estremamente suadente che ci dona una piccola perla che sarebbe potuta uscire tranquillamente dalla penna dei Sister Of Mercy. È estremamente difficile riuscire a trovare dei lati negativi in questo undicesimo album dei The 69 Eyes. Stiamo d’altronde parlando di una band estremamente affiatata, i cui membri collaborano a stretto contatto ormai da ben 25 anni, coadiuvati da un produttore estremamente preciso e puntiglioso come Johnny Lee Michaels.

Ogni brano di “Universal Monsters” merita di essere ascoltato dal primo all’ultimo secondo. La varietà offerta dai due stili presenti nella musica dei vampiri di Helsinki riesce a tenere costantemente viva l’attenzione dell’ascoltatore , pur rimanendo fedeli al sound che li ha resi famosi. Per questa loro undicesima fatica i The 69 Eyes non hanno affatto lesinato in inventiva di scrittura ed in voglia di mettersi costantemente in gioco. Una band che, come il buon vino, migliora con il trascorrere degli anni.



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