Insomma, quando si parla di hard rock del terzo millennio, impossibile non parlare di loro; eppure nel nostro Paese - complice forse l'atavica diffidenza nei confronti dei nostri vicini svizzeri - i Gotthard non hanno mai ricevuto le attenzioni che meriterebbero. Motivo ulteriore per segnalare l'uscita di questo doppio live unplugged: "Defrosted 2" si presenta come seguito del fortunatissimo "Defrosted" del 1997, che ottenne il doppio platino e fece conoscere l'act al di fuori dei confini del genere.
Occasione anzitutto per fare conoscenza col lato più melodico, accattivante e commercialmente redditizio della loro produzione: le ballad che, dato il genere, dominano il doppio live. Ma non solo, perché il set acustico ci presenta in versione soft (ottimo il lavoro delle coriste, tra l'altro) molte delle hit più graffianti e non sempre l'addolcirsi equivale al sedersi: ascoltare, tra le altre, "Tequila Symphony" con quartetto d'archi diretti da Barbara Kubli, oppure l'immancabile cover di "Hush" (di Joe South, da cui anche la versione dei Deep Purple), oppure "Starlight", striata di distorsioni. Il tiro e il feeling, anzi, non fanno mai difetto alla band neppure nei momenti di maggior romanticismo, né si avvertono cadute in due ore di ascolto. L'act si mostra in grado di riarrangiare con gusto e fantasia i brani più duri, ma anche di saper presentare quelli melodici in chiave spesso nuova ("Anytime, Anywhere", "Sister Moon"). Il pensiero corre al paragone con il celebre "Unplugged" dei Kiss di metà anni '90, ma nel confronto i Gotthard non sfigurano. Occasione, inoltre, per godere delle qualità del nuovo singer, svizzero ma naturalizzato australiano, Nic Maeder che qui dimostra di padroneggiare con abilità il materiale, passando con disinvoltura dal repertorio classico ai nuovi lavori e ricevendo il plauso dal pubblico.
Ci sono anche due inediti: una ballad commovente ("What I Wouldn't Give") e un blues/rock con Francis Rossi degli Status Quo ("Bye Bye Caroline"). Davvero ottimo il lavoro delle chitarre di Leo e Freddy, che conferisce grande unità e sentimento all'amalgama sonoro. Ma, nel recensire questo lavoro, non possiamo tacere il contributo fondamentale che il "membro ombra" di qualsiasi live album dona alla resa finale: il pubblico, che ci piace immaginare eminentemente elvetico ma non solo, di rado così caloroso, partecipe e reattivo come nell'accompagnare con cori, ritornelli, battimani e infinito entusiasmo l'intero album, dimostrando un amore e una conoscenza dei Gotthard che altre band - anche più note - invidierebbero. Di rado, e forse proprio per l'alto tasso di elveticità della partecipazione, si avverte come nell'ascolto di questo lavoro un reciproco riconoscimento tra pubblico e band. In conclusione, se non conoscete ancora i Gotthard, "Defrosted 2" potrebbe essere il sottofondo ideale del vostro "Christmas confort" mentre se già li conoscete e stimate, ne potrete qui apprezzare a pieno il lato più dolce ed avvolgente.