Anthrax
Kings Among Scotland

2018, Nuclear Blast Records
Thrash Metal

Certi album - ahinoi - non si pubblicano. Si commettono.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 05/05/18

L'ascolto di "Kings Among Scotland", ultimo doppio album dal vivo degli Anthrax che, documentando il concerto sold out tenuto alla Barrowland Ballroom di Glasgow lo scorso 15 febbraio, fotografa la band nella sua versione Belladonna 2.0, lascia all'ascoltatore diverse perplessità. Intendiamoci, non che la band abbia perso totalmente la bussola; anzi, siamo tra i pochi sebbene non sfegatati sostenitori del recente "For All Kings", album piacevole ma che certo non ferve di scintille.

 

Ciò detto, non tutti hanno salutato con gioia il ritorno di Joey Belladonna e c'è chi apprezzò il suo allontanamento a fine anni '90, dopo un disco dimenticabile come "Persistence Of Time", esultando all'ascolto di "Sound Of White Noise" che sembrava preludere ad una luminosa carriera nei Nineties. Così non fu, come è noto. Gli ascolti, lenti ma inesorabili, colarono a picco negli anni, tanto che il timor d'oblio spinse la band, in un momento di gran rispolvero dell'old school thrash, a riesumare il Belladonna a partire da "Worship Music": scelta scellerata quanto altre mai. Se il ritorno del vecchio Joey ha prodotto nella band un picco di ispirazione old school, le sue prestazioni restano mediocri, anzi i suoi difetti si sono purtroppo incalliti con gli anni, cosa che l'immediatezza del live in questione restituisce spietatamente: brani storici come "A.I.R.", "Madhouse" e le chicche del capolavoro "Among The Living" escono depotenziate da un'interpretazione priva di verve che trascina nel gorgo l'usuale carica degli Anthrax. Discutibile anche la selezione dei brani che, pur dando giustamente risalto all'ultima produzione, salta a piè pari quella con John Bush - compagno di strada sino a pochi anni prima - e tutta la loro storia più recente, ripescando esclusivamente dal repertorio evergreen e quindi amputando senza un vero perché molte delle sfaccettature del loro sound.

 

Inoltre, e ci dispiace davvero notarlo, ci domandiamo per quale motivo ci si ostini a registrare i live metal con abuso di microfoni d'ambiente, indispensabili certo - altrimenti che live sarebbe? - e dalla resa definita sin che si vuole, ma che relegano l'ascoltatore inesorabilmente fuori dal concerto che si sta documentando. Perché invece non rilevare di più le registrazioni d'ambiente con quelle in presa diretta dal mixer? Molto più incisivo, a confronto, il sound del live ufficiale immediatamente precedente a questo, ovvero "Music For Mass Destruction", di quasi dieci anni fa.

 

Davvero, si poteva fare molto meglio. Non resta che liquidare un album di cui il motivo di maggior interesse probabilmente resterà la cover, spiritoso omaggio a quella di "Rock And Roll Over" dei Kiss. Dove si dirige quindi la band al di là di un sempre più sbiadito ritorno al passato? Probabilmente gli Anthrax - glielo concediamo - più di ogni altra thrash metal band hanno subìto il conservatorismo dei fan, ma si può essere loro ostaggio al punto da cancellare fasi importanti del proprio percorso? Non vorremmo essere fraintesi: parliamo con amore (e rabbia) proprio perché abbiamo seguito con attenzione e passione le evoluzioni (o involuzioni, secondo alcuni) della act nel corso degli anni, una band di importanza capitale per il genere tutto, e che ci dispiace di trovare all'alba del 2018 e dopo più di trent'anni di carriera ancora incatenata al passato. La cerimonia d'incoronazione è pronta, le offerte fervono sugli altari. Ma dove sono i Re?





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