Nate Ruess
Grand Romantic

2015, Sony
Pop Rock

Lo squilibrato equilibrio solista della voce dei Fun.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 30/06/15

Nate Ruess è tanto tarantolato ed energico quanto la sua musica, e tanto teatrale quanto la cover del suo primo inciso solista lascia intendere.

Messi in standby i Fun., con tutti i membri impegnati sul fronte di progetti in solitaria, nonché le varie collaborazioni con diverse popstars, Ruess esordisce, con "Grand Romantic", in un'opera che tiene pienamente fede al suo titolo.

 

Allacciate le cinture, perché tutte le costrizioni commerciali che caratterizzavano i Fun. qui sono del tutto assenti; e badate bene: non si intende affatto che il disco abbandoni facili sentieri trionfalmente epici e roboanti ritornelli da arena rock, ma piuttosto che essi sono spesso circondati da metriche azzardate (il singolo "AhHa"), cambi di tempo su arie festose ("You Light My Fire") e cori di voci bianche a corollario di una classica grandeur di ottoni (la titletrack).

 

E questo è bene, poiché piena manifestazione della fascinazione da Broadway che caratterizza i membri della famiglia Ruess, nonché la piena istintività del buon Nate che fa musica senza avere mai intrapreso una propria educazione nel conoscere come si deve fare musica.

 

D'altro canto, l'istinto spesso ha ragione, ma non sempre, per cui accanto a dei veri e propri giri a vuoto ("Moment", "Nothing Without Love") abbiamo spesso brani inutilmente prolissi ed ampollosi, una sorta di vociare estremamente corposo in volume e fastidioso nei toni che si riflette soprattutto nelle ballad e nei mid-tempo ("Take It Back", "It Only Gets Much Worse"), e fa davvero specie constatare come, in questo senso, uno dei brani maggiormente a misura è quel featuring con lo stralunato Beck ("What This World Is Coming To"). Quasi a voler rimarcare, per l'appunto, la differenza tra una "buona" follia non molesta, ed una sorta di berserk musicale in grado di distruggere anche l'impalcatura melodica più solida e collaudata, o il fatto che Ruess da solo, senza un supporto rappresentato da compagni di band o da altre menti musicali, non riesca a mettere a fuoco le idee nel modo più efficiente, sprecando una marea di risorse (leggi: strumentazione).

 

Ciò detto, nel suo essere inciso fortemente squilibrato e comunque troppo orientato sul format musicale dei Fun., "Grand Romantic" si dimostra contemporaneamente disco ampiamente apprezzabile e cantabile (impossibile non intonare in accompagnamento una "Harsh Light"), sfizioso nel suo essere tarato verso una certa solarità Beach Boys from the ‘60s e riccamente decorato dal kitsch del barocchismo ‘80s, pur non possedendo nulla della musica dei roboanti 80 - tirate pure un sospiro di sollievo.

 

Va saggiato in piccole dosi e, in assenza di evidenti segni di fastidio ed indigestione, quindi assimilato tutto d'un fiato. Inoltre, mezzo punto in più alla valutazione sotto espressa se siete fan dei Fun., un bonus più che dovuto a Ruess grazie anche solo al fatto di aver lasciato scrivere una simile allitterazione al sottoscritto.





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