Bleachers (Jack Antonoff)

Il 22 febbraio, in occasione del concerto dei The Kooks al Fabrique di Milano, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Jack Antonoff, ex chitarrista dei Fun. e fondatore dei Bleachers. È stato come entrare nella sua cameretta e osservarlo suonare la sua chitarra.

Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 17/03/15

Perchè hai deciso di creare questo progetto parallelo, se così si può chiamare, al di fuori dei Fun.? Come è nato questo "strano desiderio" di creare un percorso musicale alternativo e come è evoluto nell'arco di un anno?

 

Ho iniziato questo nuovo progetto in modo molto naturale. È solo successo, non avevo pianificato nulla. Ero in tour, ed era uno dei periodi più impegnativi della mia vita, ma ho iniziato a scrivere canzoni ovunque, sul tour bus, in hotel, in aereo, ho iniziato a mettere insieme delle idee, ed è successo così. C'è una grande differenza tra avere molte canzoni e avere un album. C'è stato un momento in cui ho realizzato di avere in mano un album, ed è stato un momento davvero potente. È stato incredibile, quando crei un album pensi di avere controllo su tutto, poi esce e non hai più il controllo di niente. È stata una delle più belle esperienze della mia vita condividerlo, avere la possibilità di parlarne, parlare dei testi, della musica, portarlo in tour e vedere le reazioni del pubblico.

 

Cos'è cambiato per te dai tempi del grandioso successo di "We Are Young" e "Some Nights"?

 

Nella mia vita? Non tantissimo, faccio ancora le stesse cose. Vivo su un tour bus, faccio tournée, prendo aerei, faccio concerti. I concerti sono diventati più grandi, tutto è diventato più grande, ma si tratta sempre della stessa cosa. Il mio corpo fa ancora le stesse cose, suono la chitarra, canto. Cerco di non pensarci troppo. L'importante è che siano buone canzoni e buoni show, non importa quanto questi siano grandi, è importante ciò che fai. Cerco sempre di rimanere concentrato e di non pensare alle cose che cambiano. Però sai, sono riuscito ad andare via da casa dei miei...

 

bleachersitw02Penso che "Strange Desire" sia fatto di quel pop raffinato che era tipico e notevole anche nella musica dei Fun., ma mi sembra che questa volta tu sia andato più nel profondo e che il tuo sound sia più intimo e personale. Cosa ne pensi? Hai provato a migliorarti e ad evolvere o è successo naturalmente?

 

Mentre facevo questo album ho detto a me stesso "Devo e voglio essere onesto, dolorosamente onesto". Volevo che fosse quasi un diario, come se qualcuno entrasse all'improvviso nella mia stanza e trovasse i miei sentimenti più profondi e le mie emozioni, altrimenti non ne sarebbe valsa la pena. Doveva essere qualcosa di nuovo, di migliore, dovevo raggiungere un posto nuovo, in qualche modo.  Sentivo di avere molto da dire. Credo sia molto importante parlare di ciò che si ha passato nella vita, penso che così ci si senta meno soli al mondo.

 

Senza dubbio "I'm ready to move on" è uno dei pezzi più riusciti di "Strange Desire" e vede la partecipazione di Yoko Ono. Com'è nata questa canzone? Com'è stato collaborare con Yoko Ono?

 

Questa canzone è una reprise della prima canzone dell'album, "Wild Heart". Il sound della prima canzone è molto compatto, strutturato, mentre "I'm ready to move on" doveva essere una specie di versione digitale. Questo perchè volevo che l'album scendesse alla fine in qualche luogo digitale. Ho avuto questa idea per l'inizio della canzone, ho iniziato a cantare questa parte parlata nella mia testa, e io iniziato a sentire Yoko. Ho buttato lì quest'idea di collaborare insieme su questo pezzo, e il giorno dopo ci siamo incontrati. È venuta in studio, era nel periodo di Natale, c'erano biscotti ovunque, e se ne mangiava un sacco. È molto piccola. È entrata in cabina, e ha iniziato a urlare, a cantare, parlare, a fare cose fantastiche, creava suoni, testi. Sono stati venti minuti di performance. Ho preso il file della registrazione, sono tornato a casa, mi sono messo a letto e ho iniziato a lavorarci con il computer. L'ho tagliato in piccole parti, e ho combinato quelle che mi servivano per creare quella parte. Così ho trovato l'ispirazione per finire la canzone.

 

Come definiresti il tuo approccio al tuo strumento, la chitarra? Come crei le tue canzoni?

 

Mi approccio alla chitarra come se fossi in una lotta. Devi come sentirci uno scontro dentro, mi piace questo tipo di suono, molto cazzuto. Ma il modo in cui la chitarra si contestualizza nella musica è diverso. Di solito programmo una linea di percussioni e ci suono sopra, ci metto anche dei synth per rendere la parte un po' più magica. La chitarra poi ci si adatta, semplicemente, come un ragazzo che suona per i fatti suoi.

  

Mentre ascoltavo il tuo "Strange Desire" ho notato un po' di influenze anni Ottanta. Da che genere di musica sei partito nella tua vita? E ora cosa c'è sulla tua personale playlist?

 

Ho iniziato ad essere ossessionato dagli anni Ottanta perchè in quegli anni sono state scritte le canzoni migliori, e quel sound è molto diverso da quello di oggi. Sono cresciuto negli anni Novanta, e anche dopo molta musica pop non era un granché, mentre negli anni Ottanta la musica pop era meravigliosa. Mi piace l'idea che la buona musica sia grande musica, quindi mi piace pensare ai tempi in cui la musica era bella e grande. Sono molto ispirato da questo. Ascolto artisti di quel periodo come Springsteen, Depeche Mode, ora ascolto molto Grimes, rientra assolutamente tra i miei artisti preferiti.

 

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Mi sembrate molto una band perfetta per festival come Coachella, il Primavera Sound o lo Sziget. Cosa vedi quando pensi a te e alla tua musica tra qualche mese o anno?

 

Non so, non piace pensare troppo in là. Penso a quello che succederà al massimo tra una o due settimane. Quando sei un compositore non va bene pianificare troppo le cose, perchè le canzoni devono ancora nascere nella tua vita. Quando penso al futuro penso solo a scrivere tanto.

 

Come sta andando il tour? Stasera aprirete il concerto dei The Kooks qui a Milano. Che sensazioni hai per questa serata?

 

Sono felicissimo, Milano è una delle mie città preferite del mondo. L'Italia ha i fan migliori, questo lo sai. È solo stupendo e sono emozionatissimo, è il meglio che potesse succedere, non potrei essere più felice.

 

Vuoi dire qualcosa ai tuoi fan italiani e ai nostri lettori?

 

Certo, li adoro. Amo anche questo paese, ci tornerei migliaia di volte. L'Italia ha i fan migliori, davvero, e sono stato in tutto il mondo!




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