Orecchie ben aperte per gli appassionati del monicker Ayreon sparsi in ogni angolo dell'ecumene: il progetto che, secondo i desideri di Arjen Lucassen, avrebbe dovuto diventare un film, si è trasformato, causa i limiti imposti dal Covid-19, nel nuovo album della sua longeva creatura, ormai attiva sin dal 1995. Il doppio LP "Transitus" si discosta dai concept sci-fi che informano d'abitudine i lavori del polistrumentista nativo di Hilversum: qui la storia, corredata visivamente da un fumetto, possiede una chiara impronta gotico/romantica, con due giovani protagonisti, Daniel e Abby, impegnati a difendere a spada tratta il proprio amore, tra differenze sociali, gelosie, inganni e discese nel Purgatorio. Vicino alle tragedie shakespeariane e ambientato nel XIX secolo, il plot viene decorato da una serie di sottotesti che obbligano il full-length a snodarsi lungo un arco di durata di ottantuno minuti: l'attenzione dell'ascoltatore, comunque, resta vigile, nonostante il corposo e continuo storytelling interrompano il flusso ritmico di pezzi di per sé succinti e mai troppo magniloquenti.
Gli ospiti presenti, poi, conferiscono all'insieme la giusta chiosa dell'interpretazione priva di sbavature: agli attori principali Tommy Karevik e Cammie Gilbert, entrambi in gran spolvero, e alle schitarrate occasionali di Marty Friedman e Joe Satriani, si affiancano Dee Snider, Simone Simons, Amanda Somerville, Johanne James, Mike Mills e via dicendo, mentre a Tom Baker, lo straordinario Doctor Who dell'omonima serie televisiva, spetta il ruolo di narratore della vicenda. Una rock opera nel vero senso del termine, dunque, con i molteplici singer che alternano le sezioni cantate ai dialoghi, e in cui le atmosfere teatrali e ricche di sentimento richiamano sovente quelle dei musical statunitensi. Niente a che vedere, dunque, con i vari "Into The Electric Castle", "The Human Equation" o "The Source", benché, a spulciare i brani, si trovino un discreto numero di autoplagi, compresi alcuni riferimenti al side project Star One: narcisismo inevitabile, certo, eppure il loro inserimento in un contesto altro allontana quella fastidiosa sensazione di riciclaggio che di frequente pervade operazioni di questo genere.
Molti i momenti singoli da segnare sul taccuino: la robusta e infernale "Fatum Horrorificum", supportata dall'ensemble a capella degli Hellscore, le pinkfloydiane "Two Words No One e "Abby In Transitus", la leggerezza folkish di "Dumb Piece Of Rock", le intense "Old Friend" e "Daniel's Vision", la ballad strappacuore "Hopeslessly Slipping Away", l'hard orecchiabile di "Get It Out! Now!", le strizzatine d'occhio a Andy Lloyd Webber e Jeff Wayne (rispettivamente "Condemned Without A Trial" e "Message From Beyond"). Bisogna sottolineare come, nel complesso, il platter funzioni abbastanza allo scopo prefisso, malgrado scarseggino particolari guizzi compositivi e risulti innegabile un calo d'ispirazione in una seconda parte a tratti bolsa e stiracchiata.
Inoltre, l'assenza quasi totale della componente metal, sia heavy che soprattutto prog, rende "Transitus" un unicum all'interno della discografia degli Ayreon, e non saranno in pochi a storcere il naso di fronte a un opus sì impeccabile nella forma, ma, nella sostanza, forse più adatto alle rappresentazioni sui palcoscenici di Broadway che a solcare i mari complessi solitamente navigati dall'Olandese Volante. Avvezzi a determinati standard qualitativi, si potrebbe rimanere un filo delusi; considerarlo un manufatto a sé stante, aiuta ad apprezzarne la diversità. In ogni caso, tanto di cappello a un autore costretto a rattoppare le falle di un prodotto pensato, ab origine, per il linguaggio cinematografico.