Con un’invidiabile produttività da rullo compressore, i Baest dal 2018 al 2021 hanno messo in fila tre album sulla lunga distanza, “Danse Macabre”, “Venenum” e “Necro Sapiens”, nei quali la passione per il death metal old school di entrambe le sponde dell’Atlantico (Bloodbath, Bolt Thrower, Cannibal Corpse, Entombed, Morbid Angel), è stata la costante fissa dal punto di vista stilistico. Senza dubbio un discreto itinerario di crescita, malgrado ancora si attenda quello scatto decisivo in grado di lanciare il quintetto di Aarhus quantomeno ai livelli di band revivaliste come Skeletal Remains e affini. Il nuovo EP “Justitia” non possiede certo pretese di grandezza, ma suona quasi un commosso tributo ad artisti del mondo estremo scomparsi in tempi recenti.

Il mini si apre con la lunga “Ecclesia”, canzone massiccia e roboante che onora appieno ed efficacemente le radici euroamericane del metallo della morte, mentre la title track unisce crudezza grind e groove rock’n’roll sulla scia degli ultimi Aborted, anche grazie alla presenza al microfono del singer del gruppo belga Sven de Caluwé. Un’ondata di violenza coinvolgente, ma orecchiabile, che prosegue con “Gargoyle”, composizione in cui spicca un ospite da poco passato a miglior vita, il cantante dei The Black Dahlia Murder Trevor Strnad, e “Creature”, brano dalla ritmica e dalla solidità assassine. Pedale rigorosamente HM2 per la grezza “Second To None”, ottima cover tratta dal repertorio degli Entombed A.D. del compianto L-G Petrov, prima che la versione strumentale di “Genesis”, uno dei pezzi più cavernosi dello scorso LP dei danesi, chiuda in maniera superflua una scaletta gradevole, benché convenzionale.

“Justitia” rappresenta, per i Baest, un atto d’amore nei confronti dei propri modelli, trasformatosi, dopo le registrazioni, in una sorta di breve percorso di elaborazione del lutto, che dona un significato particolare a un lavoro altrimenti di buona routine. Alla prossima.

Tracklist

01. Ecclesia
02. Justitia
03. Gargoyle
04. Second To None
05. Genesis