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Fairweather – Deluge [EP]

Un piacevole ritorno, quello dei Fairweather. Esponenti di spicco dell’emocore di inizio millennio assieme ai Jimmy Eat World di “Bleed American” ed ai Thursday di “Full Collapse”, la band del Virginia aveva dato fuoco alle polveri con un debut fulminante come “If They Move… Kill Them”. Una carriera tortuosa, con uno scioglimento nel 2003, subito dopo il loro secondo LP, poi la reunion nel 2014, con un buon self-titled che li ha riportati in auge. Ora, a distanza di otto anni, Jay Littleton e soci riaccendono il bagliore dei riflettori puntandoli verso “Deluge”, nuovo EP di quattro tracce che ci riconsegna gli americani in una veste completamente rinnovata.

Già il singolo “Untethered”, col suo minutaggio ampio ed il suo andamento lento e giganteggiante, ci aveva fatto da prefazione ad un cambiamento preannunciato: i fuochi giovanili, la spinta emo e post-hardcore, sono quasi completamente spenti da un alternative rock meditato, debitore del post-rock e del progressive, ma anche figlio di sfumature shoegaze, scovabili soprattutto nelle melodie e nel modo di svilupparsi delle tracce. Le vie della sopracitata “Untethered” sfiorano nell’intro, seppur lontanamente, lo sludge, per poi tornare su binari più accessibili, richiamando nei vocalizzi e nella tonalità di chitarra i Good Tiger di Elliot Coleman, mentre la successiva “No Safe Corners” apre i battenti su un basso sinuoso, alla Karate maniera, per poi deflagrare in armonie distorte, un tappetto perfetto per la voce di un Jay Littleton in grande spolvero.

Ad una prima parte di EP convincente sussegue una seconda meno carica: “Pass Of Redress” imposta la falcata su un mid tempo pesante e piuttosto fiacco, alleggerito solo da un refrain giocoso, settato dalla chitarra di Ben Green. Chiude il compito la strascinata “Control”, tra segmenti post-hardcore e sentori indie.

“Deluge” è il manifesto dei Fairweather in piena maturazione: rimanere strettamente fedeli ad un’idea musicale, dopo vent’anni, è quasi impossibile, e i Nostri, difatti, sperimentano, regalandoci un EP a tratti spiazzante, ma colmo di mestiere. C’è ancora qualche punto da affilare, perchè luci (queste in maggioranza) ed ombre si alternano durante la riproduzione, ma la strada è decisamente buona. Ritornare dopo anni può essere realmente difficile, ma i Fairweather sembrano vogliosi di rimettersi in gioco, forti di anni di affinamento: non resta altro che attendere il nuovo full length per dare un giudizio più completo all’opera di rinnovamento degli americani.

Tracklist

01. Untethered
02. No Safe Corners
03. Pass Of Redress
04. Control

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