Photo Credits: Red Hot Chili Peppers Facebook Page
La tua testa poggiata sulla spalla di Anthony, per qualche secondo sul finale di “By The Way”. L’abbiamo vista John, ed il cuore ci si è frantumato in mille pezzi incandescenti, perchè l’abbiamo sentito sussultare, come non accadeva da troppo tempo. Quel minuscolo brandello di tempo, lo sappiamo, era la polaroid perfetta dell’amore puro e incondizionato, quello che provi per la tua band, nonostante le divergenze, nonostante le tremende cadute. Ma è anche amore per la musica, quella che ha radunato oltre sessantamila persone sotto il caldo torrido della bella Firenze, quella che sai scrivere meravigliosamente con la tua penna magica, quella che ti ha salvato la vita e, in qualche modo, ha risollevato anche le nostre. “Unlimited Love”, uno slogan che trascende il suo significato apparentemente blando, due parole che acquisiscono un potere ed un calore inestimabili se intarsiato nella cornice di un’istantanea indimenticabile.
Eravamo lì per te John, una congregazione, una setta, un manipolo di adulatori follemente pazzi di tutto ciò che straborda dalla tua chitarra e dalle tue corde vocali, e tu, timido come sei, ci guardavi di sfuggita, nascosto dietro la tua chioma che ricadeva su quella splendida camicia a righe, mentre le tue mani erano scale mobili, e le dita bambini divertiti, che correvano, correvano, scavalcando i tasti fino a toccare quelli giusti, quelli che spremono l’anima e la preparano ai tuoi disegni rock e funky, dipinti sonori frutto di un’abilità che solo i colossi della musica dimostrano di avere. Siamo rimasti sbalorditi John, bloccati completamente dall’emozione che quasi non riuscivamo a cantare, ma ci hai pensato tu a tirarci uno schiaffone liberatorio, quando hai smosso il parterre con la consueta danza di “Can’t Stop” e quando l’hai definitivamente fatto saltare in aria con il devastante solo di “Dani California”.
Non ce ne volesse Josh, chitarrista eccellente e splendida persona, ma ha avuto l’ingrato compito di sostituire te, dannato spezzacuori, perchè te ne sei andato, di nuovo, hai riaperto le ferite di molti e ne hai generate di nuove nei fan più recenti. Ma la nostra è una storia d’amore, come quella che hai tu con i tuoi compagni, tortuosa, piena di scossoni, ma piena di passione, piena di quei legami che, una volta spezzati, si rigenerano inevitabilmente come croste sulla pelle graffiata.
Photo Credits: Elena Di Vincenzo per Billboard Italia
L’abbiamo visto come guardavi Flea, mentre jammavi con lui per ricostruire le atmosfere di “Californication”, il tuo compagno fidato, la tua spalla. E quando ti giravi verso Chad, perennemente sorridente? Hai risanato un vincolo che era andato perso, hai ritrovato su quel vecchio libro la formula per l’alchimia perfetta, e questo si notava nelle vostre occhiate, nelle vostre facce felici, divertite. Sentivamo le vibrazioni positive che scorrevano tra i cavi dei vostri strumenti, perchè avete suonato come non facevate da anni. Ci hai scaldato il cuore con “The Zephyr Song”, hai sollevato un polverone di voci con “Otherside”, c’hai fatto pogare con una martellante “Nobody Weird Like Me” – occhio, che state diventando vecchietti, eh. Ci avete regalato “Charlie”, col suo treno sgangherato di emozioni, avete fatto tremare la terra con una sismica “Give It Away”.
Infine il nuovo album, presentato con premura, sapientemente amalgamato alla scaletta e, làsciatelo dire, c’hai fatto scendere una lacrima di gioia quando sei sbocciato come un raro fiore nel ritornello di “The Heavy Wing”, uno dei picchi emozionali dell’intero live show. Ti sei preso la platea, hai chiesto scusa lì, esattamente in quel punto, perchè sei tu l’ala pesante, quella che dà sicurezza, quella che protegge dalle intemperie di una vita, a tratti, insopportabile. E tu lo sai, l’hai sempre saputo. E ti sei aperto di nuovo per noi e per i Red Hot Chili Peppers, conferendo nuova, insperata, linfa vitale ad una delle band più importanti della storia del rock. Lo ammettiamo, ci eravamo quasi arresi al triste destino di non rivederti più a bordo del carrozzone rosso, eppure eri lì, davanti a noi, dopo due anni massacranti, in un’ afosa serata fiorentina, e noi ti abbiamo perdonato, come le mamme fanno coi figli, perchè il nostro è amore senza limiti per te.
Adesso rimani con noi, non te ne andare, non farlo più, John.