Foto di copertina: Valerio Fea

A nemmeno due anni da “Italian Folk Metal”, i Nanowar of Steel sono alle battute iniziali del loro tour per promuovere Dislike to False Metal, il loro settimo studio album, il secondo sotto etichetta Napalm Records. In occasione della prima data romana, tenutasi al Largo Venue, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Mr. Baffo e Potowotominimak, le due ugole della band. Nelle righe che seguono, troverete curiosità sul nuovo disco, sguardi al passato ed al futuro del gruppo, tutto condito da quintali di quell’ironia che ne ha facilitato il successo. Se siete persone abituate a prendersi troppo sul serio, quest’intervista non fa per voi; se invece volete scoprire quanto è profonda la tana dei Nanowar of Steel, procedete pure nella lettura.

Ci eravamo lasciati a luglio 2021, con la release di “Italian Folk Metal”, primo disco sotto etichetta Napalm Records e, a neanche due anni di distanza, ci reincontriamo per parlare di “Dislike to False Metal”, tutto questo senza considerare gli impegni live (italiani e non) che hanno riguardato la band. Quanto è stato fitto il calendario di impegni dei Nanowar of Steel in questo anno e mezzo?

POTO: Beh, il calendario ha sempre gli stessi giorni. Se parliamo personalmente, io faccio un sacco di cose: vado ai canili, vado agli ospizi, vado negli orfanotrofi… perché mi piace ridere! E quindi questo è il mio tempo libero, che però è anche molto impegnativo, quindi il mio calendario è molto fitto.

BAFFO: [si astiene ndr]

È vero che la pandemia ci ha obbligati ad una pausa forzata che, come tutte le pause, aumenta il “desiderio” e la voglia di tornare in pista, ma come siete riusciti a conciliare studio e tour?

POTO: Tornando seri, conciliare studio e tour è stato un problema, perché nel periodo della pandemia c’era modo di comporre i brani, ma il problema era registrarli durante il tour. Noi passavamo da una data all’altra e, nei giorni di pausa, andavamo in sala a registrare e questo è stato provante e delirante sotto molti aspetti.

Immagino sia stata una prima volta per voi.

POTO: Registrare in questa modalità è una prima volta, si.

BAFFO: Sempre rimanendo seri, diciamo che è stato difficile il fatto che in tour avevamo poco tempo per registrare l’album e quindi… ah no, vabbè, l’ha già detto lui…

POTO: Che sia messo agli atti che ha detto le stesse cose che ho detto io!

Passiamo subito al piatto forte: quando sono iniziati i lavori a “Dislike to False Metal”?

BAFFO: Noi non ci siamo mai fermati. Molto del lavoro è stato fatto in pandemia; pensa che abbiamo scritto anche materiale che finirà sul prossimo album, quindi potremmo azzardare che metà del prossimo disco è già pronta da anni. Sotto questo aspetto, quindi, siamo abbastanza prolifici. Una data precisa non la saprei indicare, ma la pandemia ha fatto sì che non avessimo niente da fare e, quindi, ci siamo concentrati molto sulla scrittura, perché o quello, o pippe… e videogiochi!

POTO: Ed una cosa non esclude l’altra! [risate generali, ndr] Componevamo in call e, come ben sapete, non per forza devi avere la webcam accesa. Ragion per cui potevamo darci all’onanismo mentre componevamo i brani, anzi: sotto certi aspetti poteva essere anche di ispirazione!

Abbiamo notato che questo è il vostro primo album interamente in lingua inglese. Qual è la ragione dietro questa scelta? C’è la voglia di abbracciare un pubblico più ampio, o dobbiamo prepararci ad una nuova svolta della band?

POTO: Magari un disco tutto in hindi!

Avete in programma una nuova svolta indie?

POTO: No, no: in hindi! In lingua indiana!

BAFFO: Il discorso è che noi abbiamo cominciato, tantissimi anni fa, cantando in inglese, per poi passare ad una frangia più “italica”, per poi ritornare all’internazionalità. Prima eravamo più un ibrido, poi abbiamo visto che c’erano due tipi di pubblico, che ci consentivano di sviluppare la nostra comicità tanto per l’Italia, con cose che si capivano perlopiù nel nostro paese, quanto per l’estero, con elementi e gag più a tutto tondo. Abbiamo semplicemente smesso di essere ibridi: l’Italia ha avuto il suo spazio su “Italian Folk Metal”, mentre “Dislike to False Metal” è più orientato all’estero. Magari in un futuro ritorneremo sui nostri passi, chi lo sa!

POTO: Passeremo da globale a “glocale”.

In che senso “Glocale”?

POTO: Credo che il termine esista realmente: significa che devi pensare in grande ma…

BAFFO: …con una Glock!

Addirittura con una Glock?

BAFFO: Beh si, perché se poi a qualcuno non dovesse piacere la musica…

Il discorso non fa una piega! Anzi, oseremmo dire che nessuno avrà niente da obiettare, altrimenti…

POTO: Bravo!

Foto: Marco “VonKreutz” Novello

Nonostante la lingua scelta sia l’Inglese, la materia prima di cui sono composti i testi è italiana doc al 100%: solo un Italiano può riconoscersi nel dolore di “Pasadena 1994”, così come solo un Italiano può cogliere le citazioni (più o meno) nascoste in “Disco Metal”. Secondo voi c’è il rischio che un ascoltatore estero possa non riconoscersi in questi riferimenti?

BAFFO: Non sono totalmente d’accordo. È vero che le citazioni di “Disco Metal” sono più facilmente riconoscibili da un italiano, ma “Pasadena 1994” parla della finale di un mondiale.

POTO: È un fenomeno “glocale”!

BAFFO: Esatto, perché è una cosa vista da tutto il mondo.

POTO: Facciamo un paio di esempi: quando vedi un documentario su Pearl Harbor, anche quella tragedia non è successa in Italia, non ti commuovi lo stesso? E la guerra in Vietnam? Diciamo che una buona opera drammaturgica riesce a coinvolgerti anche se parla di qualcosa che non ti riguarda direttamente te o il tuo background culturale.

Secondo voi, quindi, non c’è il rischio che un ascoltatore estero possa essere preso alla sprovvista?

BAFFO: E quale sarebbe il problema? Magari si informa!

POTO: Sotto questo aspetto, posso dirti che ci sono stati dei recensori esteri di “Italian Folk Metal” che hanno dato un pessimo voto al disco semplicemente perché i testi erano in italiano e, quindi, non li capivano! In questi casi, il “glocale” (con la glock) andrebbe sicuramente applicato, ma purtroppo non tutti pensano “glocale”!

BAFFO: Ma in fondo, anche sticazzi! [altri risate, ndr]

Tra i pochi generi non toccati dai Nanowar era forse rimasta proprio la musica dance. Fino a qualche tempo fa, l’accostamento con il metallo pesante sembrava blasfemia pura, oggi invece è facile imbattersi in band che fondono il metal con generi come techno, drum ‘n bass, ecc. “Tekkno” degli Electric Callboy ne è un chiarissimo esempio. Come è nata Disco Metal? Avete tratto ispirazione da qualche uscita recente oppure avevate già messo nel mirino questo tabù?

POTO: Ti dico subito che noi, quando componiamo un brano, non pensiamo a cosa si suona maggiormente in giro: ci deve solo venire in mente qualcosa che ci stuzzichi a livello musicale, o a livello personale… o a livello di cazzeggio totale! “Chupacabra Cadabra”, per fare un esempio, è nata perché avremmo sempre voluto realizzare un pezzo mariachi e, quindi, siamo partiti dalla musica; per “Pasadena 1994”, invece, volevamo realizzare un pezzo che parlasse di un evento sportivo ma che avesse anche una forte componente epica e, quindi, non potevano non venirci in mente i Sabaton. Non seguiamo i trend del momento.

BAFFO: Noi scriviamo le canzoni “a sentimento”, determinati ragionamenti non ci sono mai appartenuti. Facciamo il c*zzo che ci pare (questo però censuralo). Tu mi chiedi come è nata “Disco Metal”? Ed io ti rispondo “dal c*zzo che ci pare!” Non è cattiveria, ma non saprei darti una risposta diversa da questa.

D’altra parte, è pur vero che il sublime non si può descrivere con parole umane: il sublime è sublime!

BAFFO: Esatto, non avrei saputo dirlo meglio.

E per quanto riguarda “Chupacabra Cadabra”? Più che un pezzo rock, potremmo definirla quasi una suite…

BAFFO: Senza ovviamente offendere Mozart.

POTO: In realtà questa è una canzone che parla di noi molto più di quanto ci si possa aspettare.

In che senso parla di voi?

POTO: Parla di noi intesi come umanità. È una dei pochi brani composti da noi che ha qualche significato nascosto.

BAFFO: Posso dirti che qui c’è un tesoro da trovare, ma non vi diremo quale.

Sempre a proposito di tabù da infrangere, in sede di recensione abbiamo parlato di quanto sia difficile fare ironia con il metal. Non sono mai mancate band che fanno dell’ironia il loro punto di forza (Gwar, Steel Panther, Ultra Vomit, ecc.), ma quasi tutte sono state guardate con una punta di sospetto. In cosa risiede, secondo voi, la forza e l’importanza della risata? Perché è così importante non prendersi sul serio?

BAFFO: Sinceramente non lo so, noi ci prendiamo molto sul serio .

POTO: Per quanto riguarda la risata, ti rispondo nella maniera più banale del mondo, che è la seguente: ma se nella vita non ridi un po’, ma che vivi a fa’? Senza poi dimenticarsi che prendersi sul serio è il modo migliore per rovinarsi qualunque esperienza. Ridere è il modo migliore per esorcizzare qualsiasi cosa che la vita possa metterti davanti.

Folk, power, heavy metal, thrash metal, pop, pop italiano, indie rock italiano, reggaeton, italodisco. Quale sarà il prossimo genere musicale ad essere metallizzato da Nanowar?

POTO: A me piacerebbe fare roba alla Bollywood! Qualcosa di indiano, con quelle sonorità.

BAFFO: Ci piacerebbe, ma non sappiamo ancora quali saranno i nostri prossimi passi in questo senso.

A memoria d’uomo, sono veramente pochi gli eventi a cui i Nanowar of Steel non abbiano preso parte. Dal Comicon di Napoli al Lucca Comics and Games, passando per l’Hellfest. C’è qualche altro grande traguardo in vista? Magari dobbiamo aspettarci qualche sorpresa per il prossimo Eurovision?

POTO: Beh, non sarebbe male partecipare alla Maratona di New York! È di sicuro più probabile quella che non il festival di Sanremo. Non nascondiamo che sarebbe bello sentire della musica metal sul palco dell’Ariston, ma il metal non è esattamente classificabile come “canzone italiana”.

BAFFO: Anche se Ronnie James Dio ha origini italiane.

Quindi intendete esibirvi alla Maratona di New York?

POTO: No, noi andremmo solo a vederla! Ci metteremmo sulla strada ad incitare i corridori, ad urlare “bravi” e, magari, a passare qualche borraccia d’acqua.

BAFFO: Magari potremmo tenere il nastro dell’arrivo, o magari potremmo dare lo start con la Glock di cui prima!

POTO: Quindi del futuro, non v’è certezza!

Vi ringraziamo per la disponibilità, crediamo di avere tra le mani il contenuto del mese, se non dell’anno, di SpazioRock!

POTO: Ci dispiace…

BAFFO: Se ce l’avessi detto, avremmo potuto fare di peggio.

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