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James LaBrie – Beautiful Shades Of Grey

Per James LaBrie l’esperienza solista costituisce da diverso tempo, benché in maniera discontinua e con risultati non sempre esaltanti, un’evasione dai tentacoli stilistici dei Dream Theater. Se i suoi primi due LP realizzati sotto il monicker Mullmuzzler si incanalavano in un sentiero progressive dal taglio classico, “Elements Of Persuasion” (2001) virava quasi inaspettatamente verso un sound molto pesante e aggressivo. Un indurimento generale portato avanti con i successivi “Static Impulse” (2003) e “Impermanent Resonance” (2005), full-length spolverati da un melodic death di stampo swedish. Il nuovo parto dell’artista di Penetanguishene, “Beautiful Shade Of Grey”, presenta l’ennesima sterzata sorprendente, scaraventandoci in un set sonoro prevalentemente acustico, leggero e di facile accesso.

In realtà, le basi dell’album vennero gettate un abbondante decennio fa, quando il cantante nordamericano, chiamato dagli Eden’s Curse a partecipare in veste di ospite al loro brano “No Holy Man”, ne conobbe il bassista Paul Longue. Da lì nacque l’idea di una collaborazione in studio, continuamente rinviata a causa delle rispettivi faccende, almeno fino all’esplosione della pandemia, evento propizio per la realizzazione del progetto. La copertina offre un’illustrazione metaforica della natura del platter attraverso la raffigurazione di un personaggio ritto dinanzi a un bivio, indeciso sulla scelta del percorso da intraprendere: uno dalla strada perfettamente liscia che, però, sprofonda in un paesaggio di totale oscurità, l’altro irto di solchi, ma che sbuca in un mondo sereno e verdeggiante. Un disco binario, dunque, che nelle intenzioni del canadese avrebbe dovuto esplorare, dell’essere umano, tanto le zone d’ombra quanto le aree luminose. Tuttavia, un certo sentimentalismo pop finisce per spiccare sul resto, non consentendo la completa emersione in superficie delle sfumature promesse.

Si parte comunque bene con “Devil In Drag”, traccia coinvolgente e dal ritornello estremamente orecchiabile, nella quale la mescolanza equilibrata di classic rock e coloriture prog pare tracciare la strada maestra dell’album. Questa ipotesi appare subito spazzata via dalla sciropposa “SuperNova Girl”, seguita da una delicata e al tempo stesso vibrante “Give And Take”, capace di rimettere le cose al posto giusto. Il timbro di LaBrie, caldo e carezzevole, marchia la malinconica ballad “Sunset Ruin”, scritta in onore del fratello morto di cancro, laddove nell’energia accattivante di “Hit Me Like A Brick” si palesa la benefica influenza di Styx e Toto. Lo strimpellante folk a stelle e strisce di “Wildflower”, l’intermezzo a cappella “Conscience Calling”, l’AOR spagnoleggiante e quello agrodolce di “What I Missed” e “I Am Right”, rimpinguano una scaletta che a tratti scivola in atmosfere edulcorate da soap opera anni ‘80/’90, nonostante una performance tecnica generale di assoluto livello. In coda, l’interpretazione di “Ramble On”, così perfetta da sembrare coltivata in vitro, non riesce a restituire il fuoco dell’originale zeppeliniano, mentre la versione elettrica dell’opener, pur decorativa, dimostra come il singer, con la spina delle chitarre attaccata, si possa esprimere davvero al meglio nel territorio a lui più congeniale e conosciuto.

“Beautiful Shades Of Grey” rappresenta l’unplugged disintossicante di James LaBrie, un lavoro che, malgrado non convinca appieno, va preso alla stregua di una balsamica boccata d’aria dall’impegnativa routine con i Dream Theater. Sincero e altalenante.

Tracklist

01. Devil In Drag
02. SuperNova Girl
03. Give And Take
04. Sunset Ruin
05. Hit Me Like A Brick
06. Wildflower
07. Conscience Calling
08. What I Missed
09. Am I Right
10. Ramble On
11. Devil In Drag (electric version)

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