Fuochi d’artificio estremi anche per questi scampoli del 2022.

Drakh – Crossing Spirits (Autoproduzione)

Originari delle Azzorre, un arcipelago di nove isole vulcaniche al largo della costa del Portogallo caratterizzato da paesaggi mozzafiato, villaggi di pescatori, verdi pascoli e siepi di ortensie blu, i Drakh sono un duo death il cui sound va oltre i classici stilemi del genere. Fondata nel 2015 dal polistrumentista António Couto, responsabile di chitarra, basso e programming, e da Luís Franco, che si occupa di voce, testi e artwork, la band ha pubblicato i suoi primi singoli nel 2018 prima dell’EP di debutto “Volcano One” (2020), un lavoro capace di spaziare da Lovecraft a Sartre affondando le proprie radici nell’old school meno settoriale e tradizionalista. In questo “Crossing Spirits”, esordio sulla lunga distanza autoprodotto parimenti al mini, i lusitani scelgono una strada impervia, ma intrigante, ovvero quella di misurarsi con giganti del livello di Obscura e Fear Factory, maestri nell’interpretare l’estremo secondo canoni tutt’altro che convenzionali. Porte aperte, dunque, al progressive, all’industrial, a orchestrazioni cinematiche, a tocchi di flamenco, ad assoli che si librano melodici e ardenti sullo sfondo notturno di un cielo atlantico marchiato dallo stigma ferale del metallo della morte. Un album audace che, malgrado qualche impaccio dovuto a un songwriting ribollente di tanti stimoli diversi, riesce a conquistare e sedurre, anche in virtù di pezzi di durata contenuta. Etichette, fatevi avanti.

Tracce consigliate: “Night Maze”, “Mechanical Soul”, Bruma”

Hate Forest – Innermost (Osmose Productions)

Appena lo scorso novembre ci eravamo imbattuti nel nono album dei Drudkh, “All Belong To Night”, sottolineandone la veste autunnale e la consueta qualità delle tracce in esso incluse. Il leader del gruppo ucraino Roman Saenko, nonostante la situazione precaria che la sua patria vive ormai da quasi un anno, non pensa certo ad a arginare la propria vena creativa, rilasciando, con sommo gaudio dei più, il sesto lavoro dei leggendari Hate Forest. Un’entità nata nel lontano 1995, capace di segnare con il ferro rovente della perentorietà totalitaria uno stile riconoscibile tra mille, sublimato dallo scorso “Hour Of The Centaur” (2020), probabilmente l’apice del percorso della creatura di Charkiv. Eppure, il nuovo “Innermost” ha il merito di eguagliare la prestanza erculea del predecessore senza cedere di un centimetro alla modernità, alle tastiere, al vecchio rock n’ roll mainstream o a sperimentazioni azzardate. Un album black metal, dunque, dal forte afflato epico, radicale e gelido, suonato con la precisione clinica di una lama che penetra la carne, nel quale la drum machine martella come una colonna di carri armati e la voce del leader, letteralmente posseduta, sembra tradurre in musica il rilascio delle acque da parte del Grande Cthulhu. Le melodie, particolarmente intense e dal taglio atmosferico, evocano una forma di malinconia che non erompe da uno stato depressivo, ma dal dolore e dalla sofferenza la cui scaturigine ed essenza risiede nel titanismo e nella crudeltà della lotta. Un platter selvaggio al pari di un branco di orsi feroci e affamati che attraversa monolitico le grandi steppe orientali coperte dalla neve.

Tracce consigliate: “By Full Moon’s Light Alone the Steppe Throne Can Be Seen”, “Ice-Cold Bloodless Veins”, “Solitude in Starry December”

Misþyrming – Með Hamri (Norma Evangelium Diaboli)

La Norma Evangelium Diaboli sembra specializzata nei botti discografici di fine anno, considerato che nel 2021 fu “Deiform” dei Funeral Mist a uscire all’improvviso, sconvolgendo le orecchie di ascoltatori ormai già rassegnati alla sterilità dicembrina. Fedele al motto repetita iuvant, la label francese dà alle stampe, ancora una volta senza alcuna fanfara promozionale, il nuovo album dei Misþyrming, “Með Hamri”, il terzo di una carriera tanto giovane quanto estremamente brillante. Gli islandesi tengono fede al sempre sbandierato proposito di rimescolare le carte a ogni release, puntando a questo giro su una maggiore agilità delle composizioni, aspetto che consente loro di trovare un eccellente compromesso tra le ostiche dissonanze di “Söngvar Elds Og Óreiðu” (2015) e le appassionanti vertigini melodiche di “Algyelmi” (2019). L’intensità emotiva del black metal della scena di Reykjavík si sposa, attraverso le mediazioni degli ultimi Deathspell Omega e della succitata creatura di Arioch, alla spontaneità di certe soluzioni estreme di vecchia data, il tutto all’insegna della libertà creativa più assoluta, con il cantante e chitarrista D.G. al suo meglio e il batterista M.S., per due decenni negli Svartidauði, intento a sciorinare il proprio incredibile bagaglio tecnico. Un cocktail esplosivo e dalle atmosfere variegate, coerente, prodotto magnificamente e provvisto di un artwork così lugubre e olimpico da gareggiare con quello di “The Furnaces Of Palingenesia”. Chapeau.

Tracce consigliate: “Með Hamri”, “Engin Miskunn”, “Aftaka”

Order Of Nosferat – Vampiric Wrath Unleashed (Purity Through Fire)

Avevamo già incontrato gli Order Of Nosferat nello scorso marzo, quando pubblicarono il buon “Nachtmusik”, allora terzo parto sulla lunga distanza di una band giovane, ma già incredibilmente prolifica, protagonista durante il 2021 di ben due full-length, “Necuratul” e “Arrival Of The Plague Bearer”. Il duo, guidato dal misterioso polistrumentista, cantante e songwriter tedesco Count Revenant (Sarkrista, Slagmark), con il finnico Anzillu (Iku-Turso, Serpentfyre) a supporto dietro le pelli, non poteva non ripetere la formula del doppio album annuale e così, proprio negli ultimi scampoli di dicembre e sempre attraverso la fedele Purity Through Fire, viene rilasciato il nuovo “Vampiric Wrath Unleashed”. Trattasi ancora una volta di un prodotto ibrido, che non si discosta quasi per nulla dall’ultimo lavoro in studio, anche in riferimento all’artwork e alle tematiche vampiresche dei testi: un lotto di dieci brani divisi perfettamente a metà, dunque, gli uni fedeli a un melodic black metal furioso e al galoppo, gli altri alfieri del dungeon synth più cupo ed evocativo. Certo, al gruppo si può rimproverare la fisionomia da convulsa catena di montaggio, aspetto che non giova, per forza di cose, a una naturale crescita artistica; tuttavia, l’efficacia e il fascino dei loro dischi è innegabile, con l’aggiunta di un’orecchiabilità malsana capace di tenere avvinghiato anche l’ascoltatore meno avvezzo all’estremo. Satanic Warmaster e Drowning The Light annuiscono convinti.

Tracce consigliate: “Shadows Over Wisborg”, “Vampriric Wrath Unleashed”, “The Abyss Of Thousand Nights”

Satanic Warmaster – Aamongadr (Werewolf Records)

Una volta, quando i giornali stampati su carta erano la principale fonte di informazione nel cosiddetto mondo civilizzato, il verificarsi di grandi notizie spingeva i redattori a catapultarsi all’interno delle tipografie al grido di “Fermate le macchine!!! Fermate le macchine!!!”. Lo stesso si potrebbe dire delle liste dei migliori album estremi dell’anno che ogni fine dicembre vengono stilate con una minuzia a tratti urticante, escludendo dalla selezione i dischi messi in circolazione a ridosso del Natale. Tra questi spicca “Aamongandr”, l’ultimo figlio di Werwolf, l’unico uomo nascosto dietro i Satanic Warmaster, storica band finlandese che dalla fine dagli inizi dei 2000 in poi ha dispensato ai propri affezionati un black metal pregno di odio, gelo e cupe melodie. Il nuovo lavoro trova le sue radici in un LP come “Opferblut” (2003), ricordandone il sound pulito e cristallino, a cui si aggiungono vibrazioni struggenti in stile “Filosofem”, magnifici intervalli di tastiera à la “Fimbulwinter”, atmosfere folkish di marca Graveland e un artwork – opera del celebre e compianto Ken Kelly – dai colori accesi, elementi capaci di rendere il tutto al medesimo tempo spettrale e accattivante. Dalla creatura diabolica di Lauri Penttilä, musicista spesso criticato visto il lungo curriculum di progetti e collaborazioni controversi, non ci si poteva aspettare altro se non un ennesimo grande risultato creativo, il sesto di una carriera ineccepibile, votata da sempre e senza alcun ripensamento al Verbo Oscuro di migliore qualità.

Tracce consigliate: “Bafomet”, “Berserk Death”, “Barbas X Aamon”

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