Funestati da incalcolabili cambi di line-up e scioltisi addirittura tre volte nel corso dei lustri, i Mystic Circle sono sempre stati degli onesti gregari del black metal, protagonisti di una carriera pressoché dignitosa, lontani dalle luci della ribalta come dallo status di cult band. Una zona intermedia davvero scomoda, figlia di primi LP al limite dell’amatoriale (“Morgenröte – Der Schrei Nach Finsternis”, “Drachenblut”), corredati da un sound e da un’iconografia fortemente debitori di Covenant, Cradle Of Filth, Dimmu Borgir e Old Man’s Child, oltre che da testi a dir poco ingenui, nei quali demoni, streghe e vampiri piroettavano folkloristici tra possessioni, consessi carnali e morsi fatali.
Dopo uno iato di sedici anni dall’ultimo e deficitario “The Bloody Path Of God”, il gruppo, oggi costituito dai due membri fondatori Graf Von Beelzebub e A. Blackwar che si dividono voce e strumenti, tornano con un album omonimo nuovo di zecca che olezza di zolfo e profuma di rinascita. Un lavoro che, non a caso, si ricollega per via diretta a ”Infernal Satanic Verses” (1999) unanimemente considerato di gran lunga il miglior prodotto della discografia dei tedeschi, o, quantomeno, il più sobrio ed equilibrato, tanto a livello di songwriting quanto nel resto, artwork compreso.
Il recupero del vecchio logo satanico scomparso ai tempi di “The Great Beast” (2001) e una copertina finalmente ad hoc fungono da simbolo e combustibile per un full-length che rovista deciso e convinto negli anni ‘90, attualizzandoli grazie soprattutto a una resa sonora pulita e potente, imparagonabile alle fiacche produzioni del passato. In termini di scrittura vera e propria la sostanza non cambia molto, visto che ci troviamo di fronte a un metallo nero di derivazione scandinava, un ibrido che unisce il tipico tremolo di scuola norvegese, la violenza serrata dei Dark Funeral, i ricami melodici di Dissection ed epigoni vari, e sezioni orchestrali dal taglio epico/gotico di vago sentore rétro, rispetto al solito, però, inserite in maniera meno meccanica e posticcia all’interno dei singoli brani.
Tracce, dunque, che concedono zero in termini di respiro, feroci e discretamente orecchiabili (“Belial Is My Name”, “Seven Headed Dragon”), così uniformi da conoscere scarsissime variazioni sul tema tranne in quei momenti nei quali la combinazione di NWOBHM e thrash teutonico primigenio fa addirittura correre il pensiero ai Tormentor di “Anno Domini” (“Letters From The Devil”, “Darkness In Flames”). Le citazioni pullulano (i Seth in “Hell Demon Rising” e i synth magniloquenti da “Enthroned, Darkness, Triumphant” di “The Arrival Of Baphomet”), mentre l’interpretazione di “Death Metal” dal catalogo dei Possessed – poco nelle corde dei renani – non scalda granché gli animi, benché il suo minutaggio essenziale avrebbe giovato al tiro degli altri pezzi in scaletta, diluiti quasi sempre da inutili effetti riempitivo.
Il supporto della rampante Atomic Fire Records permette ai Mystic Circle un come back in studio sufficientemente decoroso, anche se il loro posto rimane comunque nelle retrovie del genere oscuro per eccellenza. Il Diavolo concede e si concede soltanto agli eletti.
Tracklist
01. Belial Is My Name
02. Seven Headed Dragon
03. Hell Demons Rising
04. Letters From The Devil
05. Darkness In Flames
06. The Arrival Of Baphomet
07. Curse Of The Wolf Demon
08. Satanic Mistress
09. Death Metal (Bonus Track)