Rage (Peavey Wagner)

In un impeto di rabbia e frustrazione, un bel giorno Peavey Wagner ha detto "basta!" resettando tutto quello che rientrava sotto il marchio Rage e seminando il panico fra i fans che già temevano il peggio per le sorti di una delle band più rappresentative e prolifiche della scena metal europea.

A oltre un anno da quei (mis)fatti il massiccio bassista tedesco sembra avere rimesso tutti i tasselli a posto: rinnovati nella line up e nello spirito, i Rage tornano sul mercato con "The Devil Strikes Again", un disco decisamente in linea con il glorioso passato del combo tedesco. Lo stesso leader ci ha raccontato in prima persona i dettagli di questo insolito "reboot". Buona lettura!

Articolo a cura di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 16/06/16
Ciao Peavey, a proposito del nuovo disco, quando in gennaio avete suonato da noi con Helloween e COP UK, Henning Wanner mi diceva che sul tour bus non ascoltavate altro.
 
E' vero, girava tanta musica sul nostro tour bus e fra un disco e l'altro ho inserito il promo di "The Devil Strikes Again" che ha conquistato le altre band ed è rimasto su per parecchio tempo. Ci siamo divertiti un mondo!
 
Come nasce e cosa caratterizza il nuovo "The Devil Strikes Again"?
 
E' un disco che nasce all'insegna della collaborazione incrociata con Marcos e Lucky, i nuovi arrivati in casa Rage; sono orgoglioso di questo disco, lasciamelo dire, perché racchiude finalmente la vera essenza dei Rage, rispecchia in pieno lo spirito della band e rappresenta nel modo migliore oltre trent'anni di carriera. Sono pezzi "right in your face" con grandi chitarre e melodie potenti, ed è uscito esattamente come volevamo. Ne siamo orgogliosi.

"The Devil Strikes Again" è stato pubblicato in formato split EP con i Destruction, un formato insolito e decisamente underground! Come è nata l'idea?
 
Non è stata una scelta della band, piuttosto è dipeso dall'attività promozionale della casa discografica che ce lo ha proposto. Sul momento ci è parsa una buona idea, l'EP è uscito in concomitanza con il tour e poteva avere senso uscire in contemporanea con un promozionale. A dirti la verità non ho idea di come sia nata la cosa ma sono certo che farà la felicità molti collezionisti (ride).
 
Ascoltando il disco, sembra che vi siate lasciati alle spalle quelle influenze vagamente thrash e prog che caratterizzavano gli ultimi dischi...

Capisco perfettamente e condivido, anche questo è avvenuto intenzionalmente, le influenze cui hai fatto riferimento c'erano tutte ed erano senz'altro riconducibili al vecchio chitarrista, mentre quello che facciamo adesso rispecchia appieno lo spirito dei Rage, siamo riusciti finalmente a canalizzare tutta l'energia che caratterizza da sempre la nostra musica. Il nuovo album è stato fatto secondo quelle che sono le caratteristiche del nostro stile.
 
Perché hai scelto musicisti provenienti dall'anonimato, invece di qualcuno già noto?

La ragione principale per cui ho scelto Marcos e Lucky come membri della band è che siamo amici di lunga data, inoltre hanno lavorato con persone di fiducia che conosco e mi piace come suonano, il gusto che hanno per gli arrangiamenti e soprattutto il rispetto che hanno per il passato della band. Lucky e io ci conosciamo dal '98 mentre con Marcos da circa dieci anni...vedi in questi  anni ho suonato con musicisti professionisti di alto livello ma quello che per me conta di più è l'aspetto umano, non è importante quanto questi ragazzi siano famosi o veloci con gli strumenti... quando sei in tour per periodi molto lunghi se non sei in sintonia con gli altri è un attimo sentirsi soli, poi subentrano incomprensioni, mancanza di rispetto e tutto diventa un'autentica fregatura. Mi sono stati raccomandati molti bravi musicisti ma non mi interessavano, non è così che funziona nei Rage (ride); per tornare a Marcos e Lucky, non c'entra neppure il fatto che fossimo già amici, sapevo che erano bravi musicisti e persone a posto, Ecco perché li ho scelti.

Torniamo a un anno fa. Lo split è arrivato come un fulmine a ciel sereno, per me... 
 
Già... per te ... (ride)
 
...venivate comunque da una lunga sequenza di ottimi dischi e riscontri lusinghieri. Cosa ha rotto gli equilibri all'interno della band?
 
Mi ricollego al discorso di prima, quello fra me e Victor Smolski era una rapporto squisitamente professionale, e non posso dire neppure che siamo mai stati dei veri amici. Eravamo persone molto diverse, con interessi differenti il che intendiamoci, va bene, è andato bene per più di dieci anni, ci siamo tolti parecchie soddisfazioni in questo periodo, ma c'è un momento in cui gli equilibri si rompono e il rispetto viene meno, e non parlo solo del rispetto per le persone, ma anche per il passato della band e per quello che io ho costruito con gli anni. Andavamo in tour ogni due anni con i Rage e avevamo schiere di fans fedeli sparsi per il mondo. Io sono il fondatore ma ho sempre rispettato i musicisti che hanno fatto parte della band; mi aspettavo che anche lui mostrasse lo stesso rispetto per il passato della band e per i fans, ma negli ultimi anni era molto cambiato, voleva far diventare i Rage la sua creatura, voleva cambiare stile, per esempio Victor è un amante del thrash e di tutte quelle influenze moderne che potevi sentire negli ultimi dischi, mi stavo accorgendo che i fans non erano così soddisfatti come poteva apparire, fra di noi poi non ci parlavamo quasi più, finchè a un certo punto mi sono sentito responsabile di questo stato di cose. Sentivo che dovevo fare qualcosa per evitare che la band andasse allo sfascio e per rispetto verso i fans. Devo dire che non è stato facile ma le cose stanno andando per il meglio adesso.

Era diventato l'attrazione principale dei vostri shows, una cosa che non era nello spirito dei Rage...

Proprio così, non siamo mai stati uno di quei gruppi che attira fans desiderosi di ammirare a bocca aperta i nostri guitar solo... Marcos è un musicista eccezionale ma non è ossessionato dal dover mostrare a tutti quanto è bravo, non è un fattore importante per nessuno di noi, altrimenti la musica diventa come uno sport e non l'espressione di quello che siamo... a Marcos ho detto quando è entrato nella band "fai quello che vuoi, suona come ti senti".  Ma non è il tipo che si piazza sotto i riflettori per fortuna, altrimenti diventa tutto un "pain in the ass" (non serve tradurre, rende bene l'idea, ndr).

Adesso ci sono i Rage, la Lingua Mortis Orchestra e i Refuge. Un modo per diversificare il rischio?
 
I Rage sono la mia vita e la mia band principale, io incarno i Rage... siamo qui per questo dopotutto (ride)! Tutte le altre cose al di fuori sono progetti collaterali, con i Refuge siamo tutti buoni amici di vecchia data, da oltre venticinque anni, ci divertiamo e passiamo un po' di tempo assieme, niente di più, non sono progetti diciamo "professionali" e non c'è nessuna competizione con i Rage. Lingua Mortis era nato come qualcosa di unico, una sorta di espansione del nostro sound, quando Victor ha lasciato la band mi ha chiesto se poteva usare il monicker, e io gli ho risposto "puoi fare quello che vuoi, ma non puoi usare il nome Lingua Mortis perché mi appartiene"; qualunque cosa accada in futuro per i Lingua Mortis Orchestra, sarà sempre e comunque collegata ai Rage, per il fatto che li rappresenta in una veste speciale, se vuoi. Insomma, abbiamo molte opzioni e possiamo fare quello che vogliamo.

Quindi possiamo considerare i Refuge come una tribute band dei Rage stessi?
 
Assolutamente sì, magari terremo degli special events nel circuito dei festival tradizionali, come ad esempio quest'estate che suoneremo all'Headbangers Open Air..sarà una line up che si riunirà solo in determinate occasioni, un divertissement e niente di più.

Ho come l'impressione che tu stia vivendo un momento di invidiabile libertà artistica...
 
Beh, in un certo senso faccio da sempre quello che mi pare (ride ancora di gusto)...quando ero con Victor ero più legato al compromesso in un'ottica di collaborazione, ma lui non voleva essere solo parte della band, voleva essere a capo della cosa e stare costantemente sotto i riflettori. Oggi le cose hanno preso una piega differente per fortuna, grazie soprattutto all'atteggiamento positivo dei miei nuovi compagni. 

Una domanda sui tuoi inizi.. era più difficile emergere dal distretto industriale della Germania a metà anni '80, rispetto ad oggi, con tutti i canali di comunicazione che esistono?

Per certi versi promuovere un prodotto era molto più facile, se avevi fra le mani quello giusto. Quando abbiamo iniziato verso la metà degli anni '80 c'era una scena che si stava espandendo molto rapidamente, con tutte queste etichette più o meno indipendenti che spuntavano come funghi...certo, c'erano meno bands rispetto ad oggi, la scena metal veniva intercettata dalle etichette di riferimento che facevano da filtro, mentre oggi ci sono tante bands, tanti generi e così tante uscite che  è davvero difficile conoscere e focalizzare tutto nel modo giusto. La scena metal oggi è probabilmente più grande rispetto ad allora, se eri una band valida non era difficile immaginarsi un futuro... ad ogni modo sono grato di essere parte di una band come questa, e mi ritengo fortunato ad essermi trovato nel posto giusto al momento giusto. Anche per questo resterò sempre fedele ai nostri fans.



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