
Per me è la prima esperienza nel campo del musical: arrivando da esperienze di tour e concerti live non trovo strana la presenza di noi musicisti sul palco, cosa che effettivamente in questo mondo accade di rado, quanto, invece, piuttosto particolare l'essere lontana dagli altri componenti della band.
Diciamo che la musica, e l'arte in genere, sono sicuramente sinonimo di unione e condivisone, e poter interagire anche a livello visivo con i propri colleghi rende l'espressione artistica del momento più fluida e semplice. Ma devo ammettere che, nonostante le nostre posizioni sparse, siamo riusciti a creare un bel feeling musicale e a ritagliarci i nostri momenti di contatto visivo che aggiungono colori e sfumature, per noi, allo show (leggi qui il nostro racconto della prima). Credo che l'essere dislocati in questo modo ci aiuti ad essere anche spettatori di ciò che succede al centro del palco, ad interagire con il cast e a catturare tutta l'energia e la grinta che ci regalano loro, condividendo arte ed emozioni in 25, non solo in 4.
Marco Parenti (Batteria)
In alcuni momenti dello spettacolo, tu interagisci attivamente con gli attori. Questo mi fa pensare che abbiate lavorato parecchio con il resto del cast anche durante le prove, o mi sbaglio? Hai trovato qualche differenza, in questo caso, rispetto alle tue precedenti esperienze lavorative in simili contesti?
Si, abbiamo lavorato molto con il cast durante l'allestimento dello spettacolo. A parte qualche giorno in studio solo con la band, per tutto il resto delle prove siamo sempre stati sul palco con i ragazzi, anche se in realtà i miei momenti di interazione con gli attori di cui parlavi sono nati in maniera molto spontanea e veloce, da suggerimenti del regista Marco Iacomelli.
Sicuramente questo spettacolo è un'esperienza decisamente differente rispetto alle mie precedenti in simili contesti. Basti pensare che solitamente in un musical la band non è in scena, ma è collocata in buca, ovvero sotto al palco. Questo significa che non c'è alcuna possibilità di interazione con il cast, non ci si vede neanche, ci si "ascolta" e basta. Qui invece la situazione è molto più vicina a quella di un concerto live, dove si è a stretto contatto e ci si trasmette molta più energia!
Orazio Nicoletti (Basso)
Nella tua esperienza di musicista, come cambia, in pratica, il tuo approccio allo stesso pezzo suonato dentro e fuori un musical?
A livello di energia non ho un approccio differente quando suono in un concerto o in un musical: in particolare "Green Day's American Idiot" è un vero e proprio concerto, la band è sul palcoscenico dall'inizio alla fine e i momenti recitati sono pochi. E' un live con un'energia fortissima.