The Darkness - Blast Of Our Kind European Tour 2016
24/01/16 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Giulio Beneventi

Live Report di Stefania Cobelli

 

Dopo poco più di sei mesi dalla data estiva nella splendida cornice del Pistoia Blues Festival, i Darkness sono tornati con ben tre nuovi concerti in Italia. Il gran finale programmato per domenica 24 gennaio all'Alcatraz di Milano però non parte nei migliori dei modi. Il clima infatti che attende chi giunge verso fine pomeriggio alle porte dello storico locale milanese è decisamente teso: in breve sono già le 21.00, ma la coda per entrare è ancora drammaticamente lunga, sebbene siamo ben oltre gli orari di ingresso indicati in anticipo; la sala concerti è piena per neanche 1/3 mentre si esibiscono in apertura i The River 68's, i ragazzi all'interno fischiano, fuori invece si gela lungo tutto e quattro i lati del fabbricato. Il motivo? Semplicemente le rigide (e comprensibili) misure di sicurezza post-Bataclan, che però purtroppo i membri delle Forze dell'Ordine -che controllano scrupolosamente uno per uno all'ingresso- non riescono a garantire nei tempi programmati.

L'attesa (e il freddo) si fanno dunque decisamente sentire, ma per fortuna a riscaldare gli animi ghiacciati giungono loro, i quattro ragazzacci, che entrano tra gli applausi sulle note della collaudata "Arrival" degli Abba. Per aprire le danze è scelta "Barbarian", primo estratto dall'ultimo Last Of Our Kind, e Justin Hawkins corre già adrenalinico per tutto il palco, con gli oltre 20 fotografi nel pit che lo inseguono per lo scatto perfetto. Senza sosta subito dopo due vecchie glorie del primo Permission To Land, "Growing On Me" e "Black Shuck", canzoni praticamente studiate per far scatenare il pubblico, che come da programma si scalda in perfetto parallelismo con la voce del frontman tatuato, in vistosa forma e sempre forte del suo tipico umorismo inglese. Fra un brano e l'altro, infatti porge addirittura delle personali e bizzarre scuse per il ritardo:


"Mi scuso se il concerto è iniziato tardi. Dovete capire che non si era mai visto un raduno di cotante persone bellissime... i vicini hanno visto la fila e hanno chiamato la polizia pensando ci fosse un raduno clandestino di fotomodelli e fotomodelle. Mi son sentito in colpa ad iniziare il concerto ora, con ancora un po' di gente fuori. Abbiamo aspettato un pò, ma poi mi son detto 'Fa***lo, la prossima volta arriverete prima!' (Grassa risata del pubblico.)
E poi mi sentivo anche in colpa per chi era dentro e fischiava perchè eravamo in ritardo, perchè magari avrebbe perso il treno per tornare a casa... beh fa***lo anche voi, andrete a casa a piedi! Per farci perdonare di questo casino infatti suoneremo più pezzi!"

 

 

thedarknessmilano

 

(Ph: Giulio Beneventi)

 
Il dialogo col pubblico resterà sempre costante per tutta la durata del concerto, in gran parte ovviamente grazie a Justin che si conferma per l'ennesima volta grande intrattenitore, non limitandosi a dire le stesse frasi ogni sera, ma anzi cercando la vera e concreta connessione coi presenti:

 

"Alcatraz, siete veramente un mistero: a volte fate un casino allucinante, a volte siete silenzioso come una tomba. Non so perchè ora siete zitti... capite quel che dico? Comunque io preferisco quando fate casino. Quindi forza, fate casinooooo!"

 

Che dire, un completo catalizzatore di attenzioni, "stronzetto" al punto giusto, ma allo stesso tempo generoso con il suo pubblico che tanto ama. Sgrida, agita, anima e schiaffeggia il pubblico che dalla risata passa all'urlo e poi allo stupore e salta in continuazione. Addirittura, durante l'infuocata "Get your hands off my woman" fregandosene della lunghezza del cavo del microfono o delle occhiate preoccupate dei ragazzi della sicurezza, chiedendo prima "timidamente" permesso alla prima fila di tenerlo in piedi, poi tuffandosi letteralmente sui fans increduli per surfare su di loro (cosa che evidentemente ama molto fare, ma che gli è stata sempre vietata nelle date precedenti del tour britannico, per motivi di sicurezza.)
Il fratello chitarrista Dan Hawkins, lo troviamo sempre concentratissimo e dentro i suoi pezzi, si muove solo per i suoi assoli e lancia plettri a profusione. Frankie Poullain potrebbe benissimo fare l'attore per come si muove nei suoi abiti vintage e come richiama il pubblico con i suoi sguardi ammiccanti sotto gli occhialoni scuri. Rufus poi (il nuovo e fresco gioiellino della regale casata Taylor) non trasmette per niente l'arroganza che si potrebbe supporre dal pesante bagaglio da baby vip con cui è cresciuto, anzi, anche lui da tutto sé stesso e non perde un solo colpo alla sua batteria.
La serata vola così velocemente, nelle sue due quasi ore di sano hard rock ed è impossibile non notare alla conclusione come nelle menti di tutti i presenti si sia infilata prepotente la stessa sincera convinzione... passa il tempo, ma i Darkness restano sempre e comunque uno dei principali divertimenti che l'odierno rock n' roll possa ancora offrire.

 

P.s: la vera chicca è sicuramente la potente "Open Fire", che mancava sin dall'esibizione di Cambridge dello scorso primo dicembre e che rende più equilibrata la setlist, forse lievemente sbilanciata sul disco d'esordio.

 

 

thedarkness_estragon_2016_25

 

 (Bologna, Estragon)

 

Setlist

 

Intro - Arrival

Barbarian
Growing on Me
Black Shuck
Mudslide
Givin' Up
Roaring Waters
One Way Ticket
Love Is Only a Feeling
Friday Night
English Country Garden
Every Inch of You
Rack of Glam
Get Your Hands Off My Woman
Stuck in a Rut
I Believe in a Thing Called Love

 

Encore

Open Fire
Street Spirit (Fade Out) [Radiohead]
Love on the Rocks With No Ice

 




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