The Darkness
Pinewood Smile

2017, COOKING VINYL/EDEL
Classic Rock

Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 02/10/17

Reduci da un tour coi Guns n' Roses, i The Darkness sono pronti per una nuova avventura che prosegue la fortunata carriera già costellata da dischi multiplatino e tanta autoironia.

 

Al terzo lavoro dalla fatidica reunion post-rehab, ci servono questa nuova fatica con la consueta sfrontatezza e la immutata classe di chi sa il fatto suo. Indiscutibilmente buona musica, certo non va a sfiorare minimamente le aspettative di chi si stava sfregando le mani ripensando a "Permission to Land" (2003).

 

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Forse la produzione meno brillante del dovuto, forse l'inevitabile bisogno di seguire determinati trend... per quanto qua e là non si possa evitare di inchinarsi alle idee di una classe esagerata che come al solito cozzano grottescamente con la sfacciata e irresistibile attitudine scherzosa che li contraddistingue. Prendiamo "All the Pretty Girls", primo singolo: inequivocabilmente nel loro stile, ma è un pezzo che non decolla, o quantomeno che non rimane addosso, forse una scelta poco rischiosa ma certamente non vincente sebbene vada dato onore al merito per l'eccellente lavoro a Rufus Tiger Taylor (figlio del celebre Roger, ndr.) alla batteria. "Buccaneers of Hispaniola", per quanto divertente, manca un po' di struttura, mentre di ben altra levatura si presenta "Solid Gold" con quel riff alla AC/DC e le lyrics che nascondono (nemmeno troppo velatamente) un chiaro riferimento al cinismo del music business. Troviamo anche una spruzzatina di romanticismo nella ballad "Why Don't The Beautiful Cry", su cui splende il lavoro alla sei corde di Dan insieme alle backing vocals di Frankie e Rufus e in "Lay Me Down, Barbara", pezzo che sprizza seduzione da tutti i pori. "Southern Trains" non fa certo fremere d'entusiasmo, ma quando si arriva alla track n.9 - "Happiness"-, si ha comunque la sensazione di non aver aspettato invano. Questo è un pezzo all'altezza, dalle chitarre ai testi alla vocalità unica e riconoscibilissima di Justin Hawkins, davvero un meraviglioso esempio dello stile Darkness.

 

Insomma un po' di cocente delusione si percepisce nonostante i ripetuti ascolti nella speranza di sentir crescere i pezzi. Per usare le loro stesse parole verrebbe da dire: "Seemed like a good idea at the time"... speriamo di poterci ricredere sentendo tutta la carica e la padronanza di palco alle quali ci hanno ormai abituati durante l'imminente tour, a cominciare dall'appuntamento dell'8 novembre all'Alcatraz di Milano.





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