Stratovarius - Nordic Nexus of Nemesis Tour 2013
10/04/13 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Davide Panzeri
Gli Stratovarius tornano in Italia a distanza di tre anni dal Polaris Tour nel primo vero giorno di primavera. L’Alcatraz è la location designata per lo show e l’aria tiepida e non più fredda e gelata accoglie lo spettacolo imbastito dai finnici in maniera del tutto accogliente. A far da supporto a una delle band pilastro del genere, ci saranno i Seven Kingdoms e gli Amaranthe.

Per i Seven Kingdom abbiamo poco da dire, la band a stelle e strisce propone un power metal con tinte thrash che, diciamolo in tutta onestà, non colpisce in pieno per innovazione e carisma. Di ben altro calibro sono invece gli Amaranthe. Band molto più famosa della precedente, i Nostri sono riusciti a crearsi un proprio seguito personale in poco più di due anni e con un paio di dischi all’attivo. La band è composta da membri di altre formazioni più o meno conosciute, si va dai Dreamland e Dream Evil per arrivare agli Engel, e la loro particolarità più grande risiede nell’avere non una, non due, bensì tre voci distinte a cantare sul palco: clean maschile, clean femminile e scream maschile. Per quanto possa risultare interessante per le prime due canzoni, questa “trovata” tende alla lunga a perdersi e a limitare per forza di cose la presenza scenica dei tre cantanti sul palco (B). I brani proposti degli unici due dischi della band sono una commistione di elettronica, power metal, industrial e chi più ne ha più ne metta. Il pubblico risponde caldamente agli appelli della band che tra una canzone di “The Nexus” e una di “Amaranthe” riempie i tre quarti d’ora messi a loro disposizione.

Veloce cambio palco e alle 21.15 (tenete d’occhio l’orario) gli Stratovarius emergono dal backstage per prendere posizione. Non c’è bisogno che vi racconti nuovamente le vicende della band degli ultimi anni, della formazione storica sono rimasti solamente Timo Kotipelto e Jens Johansson, un po’ di nostalgia dei tempi d’oro della formazione si insinua dentro di me. Gli Stratovarius di oggi sono però, oltre ai due appena citati, anche Lauri Porra, Matias Kupiainen e il nuovissimo sostituto di Jorg Michael, Rolf Pilve (sostituzione dovuta a problemi di salute del batterista tedesco che, avremo l’occasione di vedere aggirarsi per la zona mixer). “Abandon” apre le danze, i suoni sono mediocri, ancora da aggiustare e la formazione pare essere in buone condizioni. Un Timo Kotipelto più magro e più cresciuto ci cattura con l’esperienza e con il suo fenomenale e unico timbro vocale. Il nuovo brano dal vivo ha un buon impatto, ma non abbiamo il tempo di rimuginare su nulla che “Speed Of Light” irrompe dalla chitarra di Matias (non proprio preciso e perfetto questa sera), boato dal pubblico. Il canovaccio sembra quindi essere brano vecchio e brano nuovo alternati senza soluzione di continuità, ed infatti a fine concerto la setlist ci darà conferma di questa sensazione. “Halcyon Days” ed “Eternity” hanno un buon impatto, ma qualcosa sembra mancare alla prestazione dei finlandesi. Jens oltretutto ha problemi con la tastiera e deve fare quindi a meno di campionature ed effetti particolari. No, non può essere solamente questa la causa, sicuramente con le canzoni successive potremo capire meglio. “Dragons” e la versione svogliata di “Eagleheart” esplicitano quello che da un po’ sospettavo: gli Stratovarius deficit ano di grinta e carica musicale. Manca il muro sonoro e la compattezza che un tempo esibivano con scioltezza, manca forse la sicurezza di un tempo, manca l’energia. “Stand My Ground” e “Fantasy” sono il preludio al momento più alto dello show ( tutti i nuovi brani dal vivo hanno la giusta resa e, complici le parti molto canterecce, hanno immediata presa sul pubblico): è il turno di “Destiny” e “Black Diamond”. Timo le canta, prova ad enfatizzarle, ma anche loro soffrono dei problemi descritti poco sopra. Fortunatamente sono sempre cantatissime dal pubblico che, in questo caso più che mai, “riempie” la canzone. “Unbreakable”, la nuova ballata “If The Story Is Over” e la sempreverde “Hunting High And Low” pongono fine all’esibizione del quintetto; tutto ciò alle 22.35. Si, avete letto bene, poco più di un’ora e un quarto di concerto, decisamente poco in relazione al costo del biglietto (circa 30€) e all’esibizione complessiva della band.

In conclusione, quindi, mi spiace dover bocciare uno show poco carismatico, che ha visto favorire nettamente i nuovi brani sui masterpieces passati della band (7 brani su 13 arrivano da “Nemesis”). Non c’è spazio quindi per una “Forever”, una “Paradise”, una “Distant Skies”, una “mettete-quel-che-volete”. E Se questo per i nuovi fan può non essere un problema, lo è invece per le vecchie leve, che una volta le hanno cantate a squarciagola in un palazzetto dello sport di Milano. Altri tempi, altra formazione. Gli Stratovarius oggi sono questi, buonissimi su CD, discreti dal vivo.

Setlist Stratovarius

Abandon
Speed of light
Halcyon days
Eternity
Drum Solo (Jens problems)
Dragons
Eagleheart
Stand my ground
Fantasy
Destiny
Black Diamond

------

Unbreakable
If the story is over
Hunting high and low



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