Le orecchie ancora fischiano e i dolori al collo sono di quelli che non vogliono cessare con un semplice anti dolorifico: tutti postumi di una serata incredibile e di un concerto difficilmente dimenticabile, ma andiamo con ordine.
Al nostro arrivo alla Live Music Club di Trezzo ci si presenta la tipica scena delle serate importanti; una coda lunga, anzi lunghissima di thrasher di tutte le età attende con pazienza e una birra in mano l’apertura dei cancelli. Le operazioni di “imbarco” richiedono più tempo del previsto ed è così che riusciamo ad entrare nel locale solo a ridosso del concerto degli Anthrax, anticipato dalla performance degli inglesi The Raven Age, band capitanata da George Harris, figlio della leggenda degli Iron Maiden, Steve.
Il Live Club è al limite del sold out ed il palco si presenta in grande stile, tra pedane e integrazioni dell’impianto luci. Manca qualcosa rispetto alle recenti performance del combo americano, ovvero le gigantografie dei mai troppo compianti Ronnie James Dio e Dimebag Darrell, ma quella di stasera vuole e deve essere un’accasione di festa, dedicata al trentesimo compleanno di Among the Living, capolavoro del thrash metal.
Come da previsione la setlist prevede una prima parte interamente dedicata al “festeggiato” del giorno che, per l’occasione, vede l’ordine dei brani cambiato rispetto alla release del 1987, scelta che personalmente ho apprezzato moltissimo in quanto ha permesso di mantenere alta la tensione dello show.
Ovviamente si inizia dalla title track e bastano pochi minuti (per sistemare un po’ i suoni) per renderci conto che la band capitanata da Scott Ian è in splendida forma e con suoni duri, forti e diretti. La risposta del pubblico è impressionante, tutta la prima metà del locale verso il palco si trasforma in un continuo mosh pit che non si esaurisce per tutta la durata del concerto. Frank Bello è il solito mattatore e tra smorfie, salti e dialoghi con le prime file basterebbe lui a rendere infuocato lo show. Ma c’è anche tanta sostanza nella performance degli Anthrax e anche Joey Belladonna appare decisamente in forma.
La band vede ancora l’assenza ormai cronica di Charlie Benante, ma il lavoro svolto da Jon Dette è come al solito preciso e pulito, mentre risulta più convincente Jonathan Donais che ormai si è ritagliato un ruolo importantissimo all’interno della band. Come accennato in precedenza la prima parte dello show è incentrata su Among the Living e il rapido susseguirsi dei grandi successi della band lascia senza fiato. Una menzione particolare va fatta per “A Skeleton in the Closet”, brano di rara bellezza e potenza che meriterebbe maggiore presenza nei concerti degli americani.
Dopo quasi un’ora di musica si potrebbe anche essere sazi, ma è qui che gli Anthrax iniziano un viaggio tra altri successi, più o meno recenti, fino alla conclusiva “Antisocial” che riesce a far esplodere del tutto il locale con un pubblico, mai domo, che ha ancora la forza di cantare a squarciagola.
Ha così fine una serata indimenticabile, uno di quei concerti di cui ci porteremo nel cuore e nella mente un ricordo indelebile per tutta la vita e del quale, tra molti anni, potremo dire con orgoglio e commozione: “Io c’ero”.
Set List
01. Among the Living
02. Caught in a Mosh
03. One World
04. I Am the Law
05. A Skeleton in the Closet
06. Efilnikufesin (N.F.L.)
07. A.D.I. / Horror of It All
08. Indians
09. Imitation of Life
10. Fight 'Em 'Til You Can't
11. Breathing Lightning
12. Madhouse
13. Blood Eagle Wings
14. Be All, End All
15. Antisocial