The Pineapple Thief
All The Wars

2012, Kscope Music
Prog Rock

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 15/10/12

Questa volta i Pineapple Thief giocano una carta piuttosto importante, nella loro lunga carriera iniziata nel 1999, forse nel tentativo di uscire da quella nicchia in cui sono sempre stati un po' relegati, malgrado siano un gruppo autore di album pregevoli e di ottima qualità. "All The Wars", la loro ultima fatica, vede la collaborazione con un'orchestra di Praga composta da ventidue elementi: questo non è solo un punto di arrivo per la band - o anche di partenza per gli sviluppi futuri dell'ensemble britannico - ma è anche il coronamento di un sogno personale di Bruce Soord, cantante e chitarrista dei Pineapple Thief.


Detto questo, il rischio ricorrente, quando si lavora con un'orchestra, è che l'entusiasmo in fase di composizione e registrazione sia tale da far arrivare a rendere preponderante quest'ultima rispetto al resto della band, con la conseguenza che la struttura della canzone, soprattutto in sede live - d'altronde, non ci si può permettere di portarsi dietro un'orchestra ad ogni concerto, a meno che non vi chiamate Peter Gabriel - risulti estremamente debole e molto poco incisiva. Questo è il timore che ha avuto chi scrive in fase di ascolto di "All The Wars", ma anche un dubbio del mastermind: fortunatamente, non è il caso di preoccuparsi, perché il full-length risulta essere molto ben equilibrato ed estremamente raffinato, grazie agli arrangiamenti creati da Andrew Skeet. Per credere, ascoltare la delicata "Reaching Out", che pare ricordare le progressioni atmosferiche ed intense degli ultimi Anathema, in particolare quelli di "Weather Systems" o di "We're Here Because We're Here". Incredibilmente rilassante e cullante nell'arrangiamento è invece "All The Wars", la titletrack del disco, che esalta proprio gli archi e le linee vocali di Soord, lente e prolungate, proprio a sottolineare la pace tanto invocata e trovata, alla fine della canzone.


Non mancano neppure momenti più briosi, come l'opener "Burning Pieces", l'energica "Warm Seas", o la cupa "Give It Back", affascinante ed accattivante nel ripetere ossessivamente, in un intrecciarsi di voci, "and I will give it back to you", per poi esplodere in un bridge strumentale aggressivo e duro, dai suoni più sporchi e distorti. La sognante "Someone Pull Me Out" si distingue per questo ritornello e queste strofe accompagnate da cori delicati, mai invadenti, esattamente come gli arrangiamenti orchestrali, ancora più splendidi nel romanticismo e nella raffinatezza di "One More Step Away". Qua e là, nel disco, si può sentire anche qualche influenza proveniente dai Porcupine Tree, ma niente di troppo palese o esplicito.


"All The Wars" si merita più di qualche ascolto distratto: appena lo capirete, appena saprete accoglierlo, vi avvolgerà in una nuvola colorata, quasi impalpabile, di emozioni, persino contrastanti tra di loro, via via sempre più intense, fino a sfumare delicatamente appena avrete finito di ascoltarlo. E' un lavoro raffinato, ben studiato, che non mancherà di incantare e di affascinare. E' forse ancora presto per dire se i Pineapple Thief sono riusciti a staccarsi dalla marea di band prog rock che popolano la scena, ma con un lavoro di tale raffinatezza e ricercatezza è altamente probabile che ciò possa accadere.





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