Dragonforce
Twilight Dementia

2010, Spinefarm Records
Power Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 02/12/10

Una delle domande che mi sono sempre posta, ascoltando i Dragonforce negli album in studio, è: "Ma siamo sicuri che saranno esattamente così veloci nei concerti? E manterranno la stessa ricchezza di suoni?". Più di una volta sono stata scettica nei confronti di questa formazione che ha sempre preferito una velocità vertiginosa, alla cura dei brani, alla lentezza dei riff, all'originalità dei brani. D'altronde basta un po' di velocità stratosferica per far urlare al miracolo od al genio. Tuttavia, chi scrive è proprio un'estimatrice anche del controllo e della precisione nella musica, anche perché senza quelli, non riesci a gestire poi i momenti delicati e spinosi come possono essere dei concerti. Direi proprio che questo "Twilight Dementia" ha risposto ad alcuni miei dubbi. E come si suol dire, qua casca l'asino; altrimenti detto, emergono i limiti della band.


Certamente, sin dalle primissime note di "Heroes Of Our Time" è chiaro che la resa della band inglese non sarà paragonabile a quella in studio, perché c'è una perdita di ricchezza, di spessore a dir poco notevole. A mio avviso, un esempio lampante è senz'altro la batteria; senza troppi giri di parole, i suoi suoni vi sembreranno paragonabili a quelli di una freddissima drum machine. (O peggio, i più cattivi penseranno che la batteria è stata fatta con i fustini del detersivo, ma in questa sede si cerca di mantenere una certa serietà nel criticare un disco di una band). In secondo luogo, la semplificazione di taluni passaggi di alcuni brani può lasciare l'amaro in bocca. "Valley Of The Damned" e la popolarissima "Through The Fire And Flames" toccano realmente l'apice di questa semplificazione, che non può fare a meno di sollevare il seguente quesito: se non si è in grado di riproporre quello che si fa in studio, perché allora farlo? Non si tengono conto così delle possibili delusioni degli appassionati, delle armi che si danno in mano ai detrattori. Personalmente, se fossi una musicista professionista, io mi porrei questa domanda e mi metterei nei panni di chi mi ascolta ed acquista i miei dischi e mi viene a vedere ai concerti. Non ultimo, abbiamo un altro punto debole da affrontare: il cantante ZP Theart, che è stato mandato via dalla band quest'anno per "insormontabili differenze musicali". E, con un pizzico di malizia, questo live mi suggerisce che uno dei motivi per cui sia stato mandato via sia proprio la difficoltà a fare performance brillanti e cristalline. Non di rado si può sentire come il vocalist faccia proprio fatica, senza toccare minimamente le vette raggiunte su disco.


Insomma: è evidente che non ci siamo. Però, finché a qualcuno piaceranno queste sfuriate - e per carità, i gusti non si discutono - che ancora faticano ad emozionare ed a convincere in sede live, non ci sarà un vero miglioramento o una vera intenzione di innovarsi da parte dei Dragonforce. Ma si spera anche in un rallentamento, al fine di evitare poi di sentirsi piovere critiche circa le difficoltà di essere realmente così veloci e bravi in sede live.





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