Leaves' Eyes
Njord

2009, Napalm Records
Symphonic Metal

Un ritorno memorabile all'insegna dell'epicità e del romanticismo
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 28/08/09

Vi avevamo parlato dei Leaves’ Eyes giusto un mese fa, in occasione della release di “My Destiny”, EP di buona fattura che andava ad anticipare il nuovo attesissimo album della band tedesca. Già allora avevamo avuto modo di constatare una crescita esponenziale nel sound del sestetto tedesco, ormai sempre più proiettato verso una rivisitazione incredibilmente epica e cinematografica del gothic/symphonic metal delle origini, ed oggi, grazie all’uscita del terzo full length dei Nostri, è finalmente giunto il momento di chiudere il cerchio.

Njord”, questo l’intrigante titolo scelto da Liv Kristine per introdurci nelle sue nuove affascinanti favole nordiche, è un album che farà la gioia di tutti gli estimatori del metal più orchestrale, dalle tinte epiche e tendenzialmente sentimentali. Coloro che, come il sottoscritto, ricordano ancora il sound traballante ed impiastricciato di “Vinland Saga”, saranno costretti a rivalutare in toto le capacità dei Leaves’ Eyes, che, questa volta, hanno deciso di non lasciare proprio nulla al caso. Volete degli esempi? Beh, la presenza di una vera e propria orchestra e di un coro operistico a supporto dei Nostri (Nightwish docet) non rappresentano forse una garanzia? Aggiungete al tutto una maggiore attenzione rivolta alle sezioni ritmiche (il nuovo arrivato Seven Antonopolous non si risparmia affatto dietro alle pelli), alle melodie dei brani, sempre più incisive ed accattivanti, ed alle linee vocali di Liv, mai come oggi in grado di passare con estrema eleganza da un momento più dolce ed etereo ad una parentesi dannatamente epica, e potrete avere un quadro esaustivo di ciò che troverete all’interno di “Njord”.

L’apertura del disco, affidata alla titletrack, è tra le più notevoli degli ultimi tempi: il rumore delle gelide acque del Nord solcate da un imponente vascello vichingo lascia presto spazio ad una melodia vocale agrodolce aggirata da chitarre assassine e maestose orchestrazioni, senza tralasciare i frequenti growl di Alexander Krull ed un crescendo tipicamente sinfonico. “My Destiny”, da buon singolo di lancio qual è, si fa apprezzare soprattutto in virtù del suo ritornello orecchiabile e della sua epicità, ma è sulle malinconiche armonie di “Emerald Island” che la vostra mente si ritroverà a volteggiare, complici un impressionante lavoro della sezione d’archi ed una Liv Kristine dalla vena straordinariamente operistica. Le note si fanno ancora più romantiche con “Take The Devil In Me”, dal finale decisamente Nightwish-oriented (sembra quasi di ascoltare una lontana cugina della celebre “Nemo”), spianando la strada ad una travolgente cavalcata in stile folk metal. Si tratta di “Scarborough Fair”, cover di un celebre brano della tradizione anglosassone riproposto nel corso degli ultimi decenni da diversi artisti tra cui Simon & Garfunkel e Sarah Brightman.

Se l’intensa “Through Our Veins” è la sorella minore di “My Destiny”, “Irish Rain” è il brano acustico che, senza ombra di dubbio, non poteva mancare in un disco dei Leaves’ Eyes, magnificato dalla delicatezza degli strumenti a fiato, che si stagliano sopra la voce della cantante come morbide gocce di pioggia. I piccoli tentennamenti di “Northbound”, una parentesi fin troppo canonica per un album di questo livello, ci introducono nell’ultima parte dell’opera, quella in cui coro ed orchestra ci offriranno la loro migliore performance.

Si parte alla grande con “Ragnarok”, brano tremendamente gotico ed apocalittico dotato di un refrain assassino che potrebbe tranquillamente appartenere ai Dimmu Borgir più melodici, e, passando per la più pacata e rasserenante “Morgenland”, veniamo accolti da “The Holy Bound”, un brano apparentemente semplice che riesce tuttavia a rivelare arrangiamenti d’elevata consistenza ed un vigoroso coro operistico di scuola Epica. L’ultimo atto è riservato a “Frøya’s Theme”, episodio dalle infinite sfaccettature che travalica le definizioni di qualsiasi genere metal per iscriversi semplicemente nelle pagine dell’Arte più pura ed originale.

La musica dei Leaves’ Eyes, come la stessa Liv ha voluto confessarci in sede d’intervista, nasce dalle sue emozioni e vuole porsi come un viaggio che porti l’ascoltatore ad oltrepassare i confini spazio-temporali della vita di ogni giorno. Sottoscrivendo in pieno le parole della leggendaria singer norvegese, non possiamo che invitarvi a salpare insieme a queste dame e questi guerrieri, verso avventure indimenticabili e mari (emotivi) tuttora incontaminati.



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