Leaves' Eyes
Symphonies Of The Night

2013, Napalm Records
Symphonic Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 12/11/13

Negli ultimi tempi i Leaves’ Eyes ci hanno abituati a non dare mai per scontato il contenuto dei loro nuovi album: un esempio calzante è il disco precedente (“Meredead”), che ha portato, grazie ad elementi folk, una ventata di freschezza nella discografia della band che rischiava di diventare ripetitiva e non più incisiva, soprattutto dopo quell’ottimo album che risponde al nome di “Njord”.
 
Cosa ci si deve aspettare, dunque, da questo "Symphonies of the Night"? Un “Meredead” parte seconda, dove è l’aspetto folk a dominare le composizioni, oppure un ritorno al sound più sinfonico dei primi tre album? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Per questa loro quinta fatica discografica, i Leaves’ Eyes si presentano con un album dove l’aspetto predominante è sicuramente quello sinfonico, ma che non per questo rinuncia ad utilizzare innesti folk laddove ve ne sia necessità, al fine di dare un tono più intimista o malinconico alle composizioni o ancora di ricreare atmosfere medievaleggianti. Restando sempre in ambito cambiamenti, fa piacere poter segnalare il maggiore spazio dato ad Alexander Krull: il carismatico frontman degli Atrocity (nonché marito della cantante dei Leaves’ Eyes, come tutti sanno), a differenza del precedente “Meredead”, dove appariva in veste di cantante solo in una ristrettissima manciata di brani, compare nella quasi totalità delle canzoni, sfoggiando il suo tipico growl. E la presenza costante di Krull vuol dire anche composizioni molto più pesanti per adeguarsi allo stile del suo cantato, senza mai abbandonare però la magniloquenza e la pomposità tipiche del metal sinfonico. Menzione d’onore va fatta anche alla cantante titolare del gruppo, la bellissima e brava Liv Kristine Espenæs Krull: dopo l’ottimo lavoro svolto su “Meredead” riesce nuovamente ad impreziosire ogni singolo brano grazie alla propria bravura, rivelandosi ancora una volta il vero motore portante della band. Rispetto al precedente album, Liv Kristine dedica maggior spazio ad un’impostazione operistica della sua voce, con il non indifferente vantaggio di poter in tal modo ampliare ulteriormente la gamma di atmosfere e stili presenti nelle canzoni del gruppo.

“Symphonies Of The Night” si rivela così un album estremamente variegato, capace di alternare momenti intimistici a composizioni più articolate ed energiche, in un connubio che funziona e non stanca quasi mai (con alcune, dovute, eccezioni). Brani come “Galswintha” (il migliore del lotto, completamente immerso in un’atmosfera folk medievale anche quando subentrano gli strumenti moderni), “Angel And The Ghost” (che ci regala una magnifica interpretazione di Liv Kristine e un Alexander Krull pefetto nel suo contrapporsi alla vellutata voce femminile), “Hymn To The Lone Sands” (introduzione pacata e folk che si apre ad un seguito molto più pesante ed epico, con una cornamusa capace di funzionare anche sullo sfondo dei momenti più pesanti), “Fading Earth” (semplice e lineare, senza orpelli inutili che la appesantiscano) o “Ophelia” (degna conclusione dell’album, dove ancora una volta l’alchimia tra la voce di Liv Kristine e quella di Alexander funziona egregiamente) ci mostrano quanto di meglio la band possa fare quando si concentra su uno stile personale e sperimenta con i generi e gli stili.

I problemi sorgono invece quando i Leaves’ Eyes cercano di amplificare al massimo gli elementi sinfonici delle canzoni, finendo così per cadere nel calderone dei gruppi fotocopia e finendo per suonare come i Nightwish o i Dark Moor, per fare due esempi. Il brano di apertura “Hell To The Heavens” purtroppo cade facilmente nella trappola, finendo per risultare eccessivamente ampolloso. Anche “Maid Of Lorraine” soffre, in parte, dello stesso problema. Fortunatamente i brani incriminati sono poca cosa nell’economia di un disco che presenta un buon numero di canzoni meglio costruite.

Giunti al quinto album i Leaves’ Eyes si dimostrano ancora una volta capaci di stupire, muovendosi verso nuove direzioni, anche se attualmente sembrano combattuti tra l’aspetto più commerciale e di facile presa sul pubblico e quello più personale ma che magari può scontentare una grossa fetta dei fan. “Symphonies of the Night”, per fortuna, continua comunque a mantenersi sui buoni standard mostrati finora dal gruppo.



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