Eluveitie
Everything Remains (As It Never Was)

2010, Nuclear Blast
Folk Metal

Recensione di Fabio Petrella - Pubblicata in data: 17/03/10

Dopo l’album acustico "Evocation I - The Arcane Dominion" è tempo per gli Eluveitie di tornare sul mercato.  Gli svizzeri di Berna riafferrano gli strumenti elettrici e tornano a suonare quell’intruglio di death e folk metal che ha permesso loro di sfondare i confini nazionali e firmare per la più potente della label in ambito metal, la Nuclear Blast. Ecco allora comparire sugli scaffali, a metà di un febbraio carico di uscite, il nuovo disco "Everything Remains (As It Never Was)".

 

La formula, come già annunciato, non cambia di una virgola rispetto alle precedenti produzioni e si riaccosta felicemente al sound di "Slania" e "Spirit", scacciando gli spettri invadenti di un nuovo album acustico. A mio modo di vedere, infatti, "The Arcane Dominion", rilasciato dalla band nella scorsa primavera, non ha riscontrato il successo cercato nonostante l’idea di un progetto ambizioso. Le argentine melodie delle ballate folk di matrice celtica tornano a echeggiare e a mischiarsi con consapevolezza alla ruvidità di un death metal sempre più vicino alla scuola svedese dei Dark Tranquillity. Uillean pipes, mandolini, violini, cornamuse e Tin Whistle si propagano ancora una volta per le vallate svizzere gonfiando l’orizzonte di suoni e melodie d’altri tempi, rievocate per l’occasione dagli Eluveitie, o Elvezi secondo l’antica lingua gaelica.

Con l’intro "Otherworld" siamo subito proiettati in stagioni remote a passo leggiadro di soffici cornamuse, ma il compito di lanciare il disco spetta realmente alla title-track. Brano sagace dalla ritmica decisa supportato dalle solite voci femminili e attraversato da ventate di flauti dolci. "Thousanfold" presenta un ricco patrimonio folk che trova il suo parossismo nel chorus arioso e coinvolgente. A seguire incontriamo "Nil" che sulla scia di flauti ipnotici ci trascina in un vortice martellante di riff taglienti che scortano il brano al cospetto di notevoli aperture melodiche. Con "Essence of the Ashes" si alleggeriscono i toni per una semi-ballad dal chorus genuino e avvolgente. E’ facile notare come in "Everything Remains (As It Never Was)" la componente folk e quella metal trovino la giusta empatia confezionando brani dal sapore vetusto ma carichi di tensione ed energia. Probabilmente è il primo disco degli svizzeri che conosce un simile equilibrio. Altro esempio lampante è "Kingdom Come Undone" che parte decisa per poi lasciarsi andare tra le melodie infatuate dei flauti che ammorbidiscono la controparte aggressiva. "Quorth the Raven" presenta un sound scialbo e annoia senza trovare un proprio centro gravitazionale. Il dubbio è spazzato via dalla successiva "(Do)minion" che torna a stuzzicare l’attenzione con un incedere potente e diretto che trova la sua catarsi nel solito chorus ricco di strumenti tradizionali. Il brano in questione vede la partecipazione, in veste di ospite, di Thebon, singer dei Keep of Kalessin. "Setlon" è un'altra interessante strumentale acustica che apre il passaggio a "Sempiternal Embers", traccia dura e intricata. "Lugdūnon" è il brano più dolce e naturale del disco. L’accoppiata Chrigel/Anna Murphy intona un inno nostalgico e caloroso che tocca le corde sensibili dell’emotività disegnando paesaggi fiabeschi da “C’era una volta…”. Brano incantevole e sincero. Chiude l’opera "The Liminal Passage", cantico epico di cornamuse intonate al vento a saluto di una battaglia vinta.

 

In attesa della seconda parte del progetto acustico gli Eluveitie in "Everything Remains (As It Never Was)" tornano a cimentarsi con il metal e il folk dando vita a un album godibile e diretto che riporta la mente ai fasti di "Slania". Bene così, e forse sarà meglio, in futuro, di prestare attenzione prima di forzare gli eventi. Chi ha detto "The Arcane Dominion"?





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